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L'OFFENSIVA ISIS

Il nuovo piano del Califfo: conquistare il Sinai e Gaza

Lo Stato Islamico si consolida in Sinai, colpisce sul mare e si insinua nella Striscia di Gaza minacciando il regime di Hamas. Gli sviluppi registrati nella Penisola del Sinai sono molto preoccupanti e non solo per il governo egiziano, impegnato in una violenta e sanguinosa campagna militare contro l'Isis.

Esteri 23_07_2015
La bandiera nera dell'Isis sull'Egitto

Lo Stato Islamico si consolida in Sinai, colpisce sul mare e si insinua nella Striscia di Gaza minacciando il regime di Hamas. Gli sviluppi registrati nelle ultime settimane nella Penisola del Sinai sono molto preoccupanti e non solo per il governo egiziano, impegnato dall’inizio di luglio in una violenta e sanguinosa campagna militare contro i miliziani dello “Stato del Sinai” culminata con l’eclatante attacco a una motovedetta della guardia costiera del Cairo colpita, incendiata e quasi affondata il 16 luglio da un missile anticarro.

I miliziani della branca dell’Isis attiva in Sinai avevano già tentato di abbordare una motovedetta egiziana mentre i rapporti dell’intelligence evidenziano da tempo il rischio che le milizie dell’Isis possano attuare vere operazioni navali dai tratti di costa sotto il loro controllo in Libia (Derna e Sirte) con attacchi a navi mercantili o azioni suicide con barchini esplosivi contro le navi militari che affollano il Canale di Sicilia. Al Cairo fonti militari valutano che la capacità dei miliziani jihadisti di sopravvivere alle pesanti offensive scatenate da terra, mare e cielo dalle forze egiziane sia legata agli appoggi di cui godono nel territorio palestinese di Gaza che fungerebbe da retrovia e base logistica dei miliziani. Del resto ritenere che l’Isis sia “penetrato” in Sinai è probabilmente una forzatura. Innanzitutto perché la stessa dicitura di Stato Islamico dell’Iraq e Sham richiama un antico Califfato esistente prima delle Crociate che includeva anche il Sinai e il sud della Turchia, dove infatti sono in iniziate le azoni terroristiche targate Isis.

E poi il Sinai vede da tempo una forte presenza di gruppi salafiti qaedisti strettamente legati per i loro traffici illeciti alle tribù beduine del Sinai e ben radicati dentro la Striscia di Gaza dove Hamas li ha finora tollerati purché non contrastassero il suo dominio. Oggi questi gruppi salafiti hanno aderito all’Isis e i successi del Califfato dalla Libia all’Iraq, dal Sinai alla Siria sembrano aver galvanizzato anche molti palestinesi. Il missile utilizzato contro la motovedetta egiziana, un Kornet di origine russa, è in dotazione da anni alle milizie di Hamas che lo hanno ricevuto probabilmente dall’Iran e che hanno equipaggiato con queste armi anche le milizie scite libanesi di Hezbollah. Armi che forse sono state sottratte ai depositi di Hamas o che sono state girate all’Isis dalle milizie salafite presenti a Gaza. L’ultima azione dimostrativa a Gaza lo Stato Islamico l’ha effettuata il 20 luglio facendo esplodere con 5 deflagrazioni quasi simultanee le auto di altrettanti comandanti militari di Hamsas e Jihad Islamica palestinese. Una sfida aperta al loro regime che ha già portato all’arresto di alcuni salafiti ed esponenti palestinesi di al-Fatah, sospettati di essere passati dalla parte dei jihadisti di Abu Bsakr al-Baghdadi. Azioni di disturbo che sembrano avere l’obiettivo di minare l’autorità di Hamas a Gaza hanno visto anche il lancio di razzi contro Israele non autorizzato dal movimento palestinese affiliato ai Fratelli Musulmani e rivendicato sul web da una formazione salafita, le Brigate dello sceicco Omar Khadir.

In un messaggio i salafiti hanno detto di voler combattere il «complotto tra Hamas e i sionisti» che starebbero trattando per un accordo che prevede la rimozione dell’embargo e la costruzione di un porto a Gaza in cambio della fine del lancio di razzi contro Israele. Il rischio è che Hamas, indebolito dal raffreddamento degli aiuti economici e militari da Iran e Qatar, punti sul negoziato con Israele mostrandosi così debole e “traditore” agli occhi dei combattenti che punterebbero a scalzarlo dalla Striscia. Non solo dei miliziani salafiti, ma anche di tanti membri delle forze di Hamas e Jihad Islamica Palestinese che sarebbero confluiti nelle milizie dell’Isis. Si tratterebbe in particolare di giovani combattenti delle  brigate Ezzedin al Qassam (braccio militare di Hamas) che rifiutano l’ammorbidimento verso Israele della loro leadership politica. Se è difficile ipotizzare che Gaza diventi in breve tempo un Califfato in mano all’Isis non si può invece escludere si trasformi in un campo di battaglia per l’ennesima lunga e sanguinosa lotta tra palestinesi.

Hamas è indebolita anche dal fatto che l’Egitto ha messo fuori legge i Fratelli Musulmani e incarcerato o impiccato tutta la leadership del precedente governo del Cairo, guidato da Mohanmed Morsi, che fu grande sponsor del movimento palestinese. Zvi Mazel ex ambasciatore israeliano al Cairo, sul “Jerusalem Post” ha parlato di «declino della più importante organizzazione musulmana dei tempi moderni, i Fratelli Musulmani, che aspirava a creare un califfato ma ha perso di fronte ai movimenti jihadisti».Per dare una mano ai suoi seguaci in Sinai e a Gaza, anche sul piano religioso, è sceso in campo lo stesso al-Baghdadi con un proclama che il 30 giugno accusava Hamas di non applicare con la necessaria severità la legge coranica. In un video l’Isis afferma che «noi sradicheremo il regime degli ebrei, Hamas e al Fatah con tutti i laici», richiamando quanto accaduto nel campo palestinese di Yarmouk, in realtà un quartiere alla periferia di  Damasco, dive nei mesi scorsi l’Isis ha ucciso centinaia di palestinesi appartenenti a movimenti non jihadisti. Una carneficina che, “esportata” a Gaza, si trasformerebbe in un vero bagno di sangue.

Per scongiurarla Hamas ha arrestato decine di salafiti e sequestrato ingenti quantità di armi ed esplosivi mentre Israele sembra dare ormai per spacciato Hamas e accusa la sua ala militare di combattere per l’Isis contro gli egiziani e di aver addestrato le milizie dello Stato del Sinai, come ha dichiarato ad al-Jazira il coordinatore dell’Attività del governo israeliano nei territori palestinesi (Cogat), Yaev Mordechai. L’ipotesi che Egitto ed Israele si alleino contro lo Stato Islamico in Sinai diventa quindi sempre più concreta anche perché già da tempo i comandi militari si scambiano informazioni e dati tattici, ma un’operazione per ripulire la Striscia di Gaza dall’Isis nel pieno di una guerra civile tra palestinesi costituirebbe un vero e proprio incubo.