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Il progetto vaticano: via Medjugorje dalla diocesi di Mostar

Giornale croato dà per imminente la decisione di Papa Francesco di nominare un amministratore apostolico per la parrocchia dell'Erzegovina dove da 35 anni apparirebbe quotidianamente la Madonna. Se confermata, la decisione sarebbe nell'interesse dei tantissimi pellegrini che ogni anno si recano a Medjugorje per pregare.

Ecclesia 04_07_2016
La parrocchia di Medjugorje

Secondo quanto riferisce il quotidiano di Zagabria Ve?ernji List in un articolo firmato da Darko Pavicic, esperto di questioni religiose del quotidiano zagabrese, la Santa Sede sarebbe prossima a prendere una decisione definitiva sulla gestione del cosiddetto “fenomeno Medjugorje”, villaggio dell’Erzegovina croata dove dal 25 giugno 1981 avverrebbero, secondo la testimonianza di sei veggenti, apparizioni quotidiane della Vergine Maria Regina della Pace.

È noto come la Commissione d’indagine istituita dalla Santa Sede su questi avvenimenti abbia concluso da più di un anno i suoi lavori, e abbia consegnato i risultati della propria indagine alla Congregazione per la Dottrina della Fede nell’attesa di un pronunciamento definitivo di papa Francesco.

Secondo il quotidiano di Zagabria, la decisione del Papa, peraltro già anticipata dalla prassi quotidiana di questi ultimi anni, sarebbe quella di riconoscere alla parrocchia di Medjugorje lo status di luogo di preghiera, di togliere la giurisdizione su di essa al vescovo di Mostar-Duvno, mons. Ratko Peric, e di affidarne la gestione, se non altro con riferimento alle attività collegate al flusso di pellegrini provenienti da tutto il mondo, a un amministratore apostolico nominato dalla Santa Sede e ad essa direttamente sottomesso. Per il resto, continuerebbe a essere applicato ciò che era stato deciso dalla Commissione d’inchiesta vaticana e già in atto da circa un anno, cioè la riduzione al silenzio dei veggenti, cui è stato imposto di non incontrare pellegrini, l’obbligo imposto ai veggenti di cessare determinate attività commerciali e imprenditoriali che potrebbero mettere a rischio la loro credibilità, nonché una maggiore riservatezza pubblica della parrocchia e dei suoi organi d’informazione sul fenomeno delle apparizioni.

Si pone a questo punto la domanda se tale decisione, se confermata, rappresenti un’approvazione o una bocciatura del ‘fenomeno Medjugorje’ da parte della Santa Sede. 

Secondo una nostra fonte vaticana che desidera rimanere nell’anonimato, pur non prendendo alcuna decisione definitiva, in quanto i fatti oggetto dell’indagine sono ancora in corso, la Commissione vaticana si sarebbe espressa in modo complessivamente positivo sul fenomeno di Medjugorje, pur con qualche perplessità sul comportamento di alcuni veggenti in questi ultimi anni. La riduzione al silenzio dei veggenti rappresenterebbe una prassi consolidata della Chiesa in casi come questi, e lo stesso varrebbe per il divieto di organizzare in ambienti ecclesiali incontri collegati ad apparizioni non ancora riconosciute.

Il ritardo nel prendere la decisione, annunciata come imminente da papa Francesco lo scorso anno in occasione del viaggio di ritorno dalla sua visita a Sarajevo, sarebbe stato provocato dalle difficoltà di attuare il provvedimento pensato in Vaticano per togliere al vescovo di Mostar-Duvno la giurisdizione sulla parrocchia di Medjugorje, vale a dire la creazione (o meglio la rifondazione) della Diocesi di Trebinje-Mrkan, attualmente amministrata dall’ordinario di Mostar, cui avrebbe dovuto appartenere la parrocchia di Medjugorje. Fino ad ora, infatti, è stato impossibile trovare un sacerdote o vescovo croato disposto a trasferirsi in una regione, quella dell’Erzegovina orientale, a stragrande maggioranza serba e appartenente al territorio della Republika Srpska.

La chiave per comprendere questa decisione consiste quindi nell’avere tolto al vescovo di Mostar, notoriamente contrarissimo alla veridicità delle apparizioni, la giurisdizione sulla parrocchia di Medjugorje, il che rappresenta evidentemente un oggettivo biasimo nei suoi confronti per il suo modo di gestire la questione. Del resto, l’ira di mons. Peric – testimoniata dalla nostra fonte – nell’apprendere la notizia delle intenzioni della Santa Sede, rappresenta un’ulteriore conferma che nel capoluogo dell’Erzegovina il messaggio del Vaticano sia giunto forte e chiaro.

Agli effetti pratici non cambierà nulla, poiché al di là delle misure restrittive nei confronti dei veggenti, la decisione ricalca, di massima, quella già presa dalla Commissione ad hoc dei vescovi dell’ex-Jugoslavia e messa nero su bianco con la cosiddetta Dichiarazione di Zara del 1991. In essa, senza prendere alcuna posizione sulla veridicità degli avvenimenti, si vietavano i pellegrinaggi ufficiali guidati da istituzioni ecclesiastiche, ma non quelli privati, e si invitavano i sacerdoti cattolici a guidare spiritualmente i gruppi che si recavano a Medjugorje per permettere una devozione mariana sempre più profondamente legata alla dottrina della Chiesa.

Chi conosce a fondo la realtà di Medjugorje, e desidera che questo luogo continui a essere una fonte di grazia e di conversione – che difficilmente porterebbe questi frutti se non fosse all’opera il dito di Dio – non potrà che gioire per questa decisione, qualora venisse confermata. Anche le restrizioni nei confronti dei veggenti sono un’indubbia benedizione: è chiaro a tutti, infatti, che negli ultimi anni alcuni di loro abbiano imboccato strade alquanto avventurose. Inoltre i pellegrini potranno concentrarsi esclusivamente sulla preghiera e su tutto ciò che è spirituale, senza intermezzi che spingono più che altro a soddisfare il desiderio di curiosità.

La presenza di un rappresentante diretto della Santa Sede rafforzerà il legame, irrinunciabile per ogni fedele cattolico, tra i pellegrini e l’autorità della Chiesa. 

Del resto, apparendo per la prima volta proprio il 24 giugno 1981 – in quella occasione i ragazzi che avevano assistito al fatto erano fuggiti - la Regina della Pace ha mandato un chiarissimo segnale che la pace doveva regnare anche e soprattutto nei cuori degli uomini di Chiesa di questa regione, premessa indispensabile per testimoniare Cristo agli increduli. Esattamente cento anni prima, infatti, il 24 giugno 1881, un professore di teologia dell’Arcidiocesi di Zagabria, Josip Stadler, del quale oggi è in corso la causa di beatificazione, riceveva a Vienna dall’imperatore austro-ungarico Francesco Giuseppe la comunicazione che egli sarebbe stato il primo arcivescovo di Vrhbosna, con sede a Sarajevo, dopo che a seguito dell’occupazione della Bosnia-Erzegovina da parte dell’Austria-Ungheria era stata ristabilita la regolare gerarchia ecclesiastica, che al tempo del dominio ottomano non era più esistita. La nomina di Stadler ad arcivescovo di Vrhbosna avrebbe scatenato durissimi conflitti tra lo stesso Stadler e i francescani di Bosnia, fino ad allora unico clero presente nella regione, a causa della redistribuzione delle parrocchie francescane al nuovo clero secolare. Tali conflitti si sarebbero poi estesi coinvolgendo tutti i vescovi della regione, ed erano ancora vivissimi al momento delle prime apparizioni di Medjugorje. 

Apparendo in una parrocchia francescana proprio il giorno del centesimo anniversario di quella nomina, chiaramente la Madonna ha da una parte riconosciuto l’altissimo prezzo di sangue pagato dai francescani nella difesa delle fede, sia durante l’occupazione ottomana, sia al tempo della Seconda Guerra Mondiale e dell’immediato dopoguerra, e dall’altra riaffermato la necessità dell’obbedienza all’autorità ecclesiastica rappresentata dai successori degli apostoli. Un messaggio che pare essere stato compreso, giacché negli ultimissimi anni, a parte qualche situazione isolata, i rapporti tra l’ordine francescano e gli ordinari locali in Bosnia-Erzegovina sono notevolmente migliorati.