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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

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Leone XIII e la condanna della Massoneria

Papa Pecci scrisse quattro encicliche contro la Massoneria. C’è uno stretto legame tra questa condanna e la nascita della Dottrina sociale della Chiesa. E si capisce perché, abbandonando la DSC, si “dimenticano” gli errori dei massoni.

Dottrina sociale 21_02_2024

Nei giorni scorsi siamo stati tutti colpiti dal convegno tenutosi a Milano tra esponenti di primissimo piano della Massoneria italiana ed ecclesiastici di alto rango [vedi QUI]. Tutto sta cambiando nella Chiesa, purtroppo, e anche questo “bastione” è stato incrinato e rischia di essere distrutto. Tutti vediamo che l’ondata di confusione sembra inarrestabile e incontrollabile. Francesco ha appena ribadito l’incompatibilità tra essere massoni e cattolici ed ecco che il cardinale Coccopalmerio e il vescovo Staglianò aprono un tavolo di dialogo permanente con la Massoneria italiana, certamente non a sua insaputa.

Chi si interessa di Dottrina sociale della Chiesa, come quanti seguono questo blog, non può non andare con la mente a Leone XIII, con il quale nasce la Dottrina sociale della Chiesa in epoca moderna ma contro la modernità (lo stesso faranno gli iscritti alla Scuola Nazionale di Dottrina sociale della Chiesa dedicata proprio a Leone XIII in partenza il prossimo 15 marzo - QUI). Ebbene, Leone XIII scrisse contro la Massoneria quattro encicliche: la Humanum genus del 1884, Dall’alto dell’apostolico seggio del 1890, Inimica vis e Custodi di quella fede, entrambe dell’8 dicembre 1892. Possiamo dire che la condanna della Massoneria rientra in pieno nel quadro delle esigenze e dei contenuti della Dottrina sociale della Chiesa. Nel costruire questo quadro, papa Leone aveva ritenuto urgente e necessario prendere posizione anche sulla Massoneria. Egli stesso nella Humanum genus dice di aver formulato il proprio insegnamento su alcune dottrine sociali e politiche proprio in contestazione degli errori massonici, fino a che si è deciso di «prendere direttamente di mira la stessa società massonica». C’è allora uno stretto legame tra nascita della Dottrina sociale della Chiesa nel pontificato di Leone XIII e valutazione negativa della Massoneria. Ne consegue che, modificandosi la relazione della Chiesa con la Massoneria – come sembra stia avvenendo nel nostro tempo –, anche il quadro della Dottrina sociale risulterebbe variato.

Obiettivo della Massoneria, egli scrive, è «distruggere da capo a fondo tutto l’ordine religioso e sociale, quale fu creato dal cristianesimo e, pigliando fondamenti e norme dal “naturalismo”, rifarlo a loro senno di sana pianta». Secondo Leone XIII la Massoneria assume e incarna il principio del naturalismo, che in due altre encicliche, la Immortale Dei e la Sapientiae Christianae, egli aveva definito come «il principio dell’uomo indipendente da Dio» e come il dovere «di ricercare nella natura il principio e la norma di ogni verità». Da qui l’elenco degli errori dei massoni: non ammettere dogmi, autonomia della coscienza, separazione tra Chiesa e Stato, persecuzione delle istituzioni ecclesiastiche, lotta all’istituzione del pontificato, promuovere l’indifferentismo religioso, negare creazione e provvidenza, indebolimento dell’etica naturale, rifiuto della dottrina sul peccato originale, la natura vista come unica norma della giustizia, riduzione del matrimonio a contratto civile, promozione del divorzio, laicizzazione dell’educazione, ateismo di Stato, sovranità popolare, esasperazione dell’eguaglianza tra gli uomini.

Se consideriamo la posizione odierna della Chiesa su tutti questi problemi, dopo la svolta antropologica di Karl Rahner che ha dato corpo sistematico al naturalismo paventato da Leone XIII, ci rendiamo conto di come la Chiesa sia ormai preparata ad aprire tavoli di lavoro permanenti con le principali logge massoniche d’Italia. Nel contempo si comprende come essa possa essere arrivata a questo punto dopo aver messo da parte la Dottrina sociale della Chiesa.

Stefano Fontana