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IL CASO

Valli, il vaticanista mette in guardia dalla papolatria

Ama papa Francesco, ma ha osato discuterne alcune uscite pubbliche e alcuni aspetti di Amoris Laetitia. E sono fioccati insulti e accuse di tradimento. Ora, in una intervista il vaticanista del Tg1 Aldo Maria Valli, si spiega: «I credenti hanno il dovere di interrogarsi su ciò che non è materia dogmatica». 
FRANCESCO SPEGNE LE POLEMICHE ARGENTINE di Andrea Zambrano

Ecclesia 05_07_2016
Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1

Il vaticanista di lungo corso Giuseppe Rusconi è andato a trovare “nel suo ufficio-biblioteca” un altro vaticanista di rango, Aldo Maria Valli, che dal 1996 si occupa di Chiesa e dintorni prima per il Tg3, poi per il Tg1. Ne è venuta fuori una densa e succosa intervista pubblicata sul sito www.rossoporpora.org

Siamo andati a spigolare tra le righe, perché emerge un tema su cui ancora non si è riflettuto abbastanza.

Aldo Maria Valli, contrariamente alle attese, si è espresso, diciamo così, con molta parresia sulla recente esortazione post-sinodale Amoris laetitia. In un post pubblicato sul suo blog personale, il vaticanista ha scritto nero su bianco che in Amoris laetitia «la logica del “ma anche” si trova un po’ ovunque ». Cioè vede affacciarsi una etica della situazione molto rischiosa, che porta acqua al mulino del soggettivismo imperante e che si traduce in pura liquidità culturale.

E così il giornalista, già autorevole biografo del fu cardinale Martini, è stato accusato da alcuni “amici” di un pericoloso scantonamento nel campo “nemico”, di quelli che sono “contro il Papa”, e perfino di “tradimento”.  «Me lo aspettavo – risponde Valli a Rusconi -. Mi ha stupito invece che così tante persone pensino che muovendo osservazioni critiche al Papa (su questioni opinabili e non dogmatiche) si cada nel proibito».

Il gioco mediatico è arcinoto: se non si applaude con fragore a qualsiasi gesto/parola del Papa, se si osa rispettosamente dire che si fatica a comprendere, che ci sono pastorali che sembrano sollevare più problemi che soluzioni, si finisce nel calderone di quelli incapaci di qualunque “conversione pastorale”. 

A questo gioco Valli risponde dicendo «con grande chiarezza che un credente, sempre con il massimo rispetto, ha non solo il diritto ma il dovere di interrogarsi su tutto ciò che non è materia dogmatica, se lo ritiene necessario. Qui si dimentica spesso che la libertà di critica attiene alla libertà del laico credente. Non si può essere cristiani se non nella libertà e occorre stare attenti alla papolatria». Le critiche ricevute dagli “amici” del vaticanista Rai, o dai suoi lettori, gli hanno dato «l’impressione che, all’interno del mondo cattolico, ci siano ampie aree in cui la capacità di dibattito è piuttosto limitata».

E' interessante notare come Valli nell'intervista su rossoporpora rilevi che, a suo tempo, da vaticanista ha avuto modo di «battibeccare» anche con Giovanni Paolo II (un papa che «ha segnato profondamente le mie scelte di vita»), e di criticare «in qualche caso» anche Benedetto XVI («l’ho apprezzato per la chiarezza cristallina e la capacità di cogliere le questioni di fondo»). A testimonianza che Valli prova di seguire proprio il consiglio del cardinale Martini, e cerca di «stare tra i pensanti».

Come ha fatto notare Giuseppe Rusconi lungo l’intervista, è vero che rispetto ai gesti e alle parole di Papa Francesco assistiamo ad una certa opera di strumentalizzazione di buona parte dei mass-media, ma è anche vero che lo stesso pontefice sembra prestare il fianco. Basti pensare alle conferenze stampa sugli aerei di ritorno dai viaggi apostolici, oppure a certe sue risposte “a braccio”. 

«Mi stai mettendo in grande imbarazzo. – ha risposto Valli - Parafrasando Francesco, potrei chiedermi:  “Chi sono io per dare consigli al Papa?”. Tuttavia non si può negare che certe sue affermazioni seminino sconcerto. Penso ad esempio alla risposta data il 15 novembre scorso nella chiesa luterana di Roma alla signora protestante che chiedeva se poteva condividere la Comunione con il marito cattolico.

Ne è uscito un ragionamento estremamente confuso e contraddittorio, forse anche perché Francesco non padroneggia benissimo la lingua italiana. Non si può dimenticare che la risposta a braccio è spesso insidiosissima: a tambur battente si è sollecitati – magari dal giornalista di turno, di solito per niente misericordioso – a formulare opinioni su questioni profonde, ampie, spesso con implicazioni teologiche, politiche e storiche molto complesse. Noto che la sovraesposizione mediatica della figura papale è senza precedenti e sta portando con sé alcune conseguenze sulle quali bisognerebbe interrogarsi».

L’amore al Papa non è in discussione, anzi – dice Valli - «proprio perché prendo il Papa molto sul serio, mi interrogo su ciò che insegna, ovviamente su tutto ciò che è materia opinabile: de facto oggi quasi tutto quello che dice». 

Spigolando in questa curiosa intervista, quindi ci pare che il tema su cui dovremmo riflettere sia proprio quello della concezione che i fedeli devono avere del Papato e sulla sovraesposizione mediatica del Papa. Un teologo ha definito Valli “un fossile ottocentesco”, che non capisce il nuovo modo di proporsi della Chiesa di Francesco. «Questo ricorrere all’espressione “Chiesa di Francesco” è molto curioso, chiosa il vaticanista Rai, perché la Chiesa non è né di Francesco né di nessun Papa, ma di Cristo!»

D’altra parte è stato lo stesso papa Bergoglio, in una intervista concessa al Corriere, a mettere in guardia da una certa papolatria. Disse che «dipingere il Papa come una sorta di superman, una specie di star, mi pare offensivo».