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LA LETTERA

Amore alla liturgia antica, non si cada nelle partigianerie

Nei commenti sul caso della FSSPX si nota una diffusa dimenticanza del fatto che il rito antico è stato preservato anche da tanti “anonimi” sacerdoti, non lefebvriani. Un lettore ci scrive, proponendo un parallelo.

Gentile redazione,

ho letto gli articoli che avete proposto sulla Fraternità Sacerdotale San Pio X: «una questione irrisolta da 30 anni», come ha scritto un teologo dalla sensibilità tradizionale.

Ho dovuto leggere, purtroppo, su diversi social, un’inaccettabile sequela di commenti ingiuriosi nei confronti dell’autrice degli articoli e della redazione della Nuova Bussola Quotidiana.

I “tradizionalisti”, che vantano la caratteristica dell’anzianità anagrafica, tributano “una voce dicentes” il proprio “grazie” a mons. Lefebvre soprattutto per lo zelo pastorale che ha saputo infondere nei sacerdoti della Fraternità che hanno portato il tesoro della liturgia antica in tutto il mondo.

Si perdoni un parallelismo storico-ideologico: nel cosiddetto “movimento di liberazione”, a margine del secondo conflitto mondiale, ci furono due tipi di formazioni dei partigiani: i bianchi e i rossi.

Nell’immaginario collettivo, per effetto della schiacciante propaganda comunista, si ricordano però soltanto i partigiani “rossi” dimenticando l’operato di quelli “bianchi”.

Allora è bello e doveroso ricordare che anche dopo la riforma liturgica post-conciliare «in talune regioni non pochi fedeli aderirono e continuano ad aderire con tanto amore ed affetto alle antecedenti forme liturgiche, le quali avevano imbevuto così profondamente la loro cultura e il loro spirito» (Benedetto XVI, Motu Proprio Summorum Pontificum) grazie a tanti “anonimi” sacerdoti e religiosi il cui nome è invece scritto nel Cuore di Dio.

La situazione ecclesiale attuale è simile ad una barca che si trova fra le onde tempestose: ogni marinaio che si trova sulla barca naviga ciascuno in una parte diversa mentre altri stanno sulla riva a guardare da che parte si dirigerà la povera imbarcazione.

Non c’è più tempo per le partigianerie: la crescente sfiducia per le istituzioni ecclesiali è come un acido che corrode i metalli mentre la voce di Dio si fa sentire chiarissimamente anche nei nostri giorni: la tremenda mancanza delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata; la diminuzione, soprattutto dopo la sciagurata “gestione” del Covid, dei fedeli praticanti e l’inquietante rifiuto dei fratelli laici a contribuire alla vita quotidiana della propria comunità ecclesiale dovrebbero indurci tutti alla riflessione, alla santa penitenza e all’azione: «(…) verso l’avvenire come tempo della Chiesa, quello di un dovere incessante e di una missione. Cristo dice: Andate! Egli indica la direzione della via: tutte le nazioni. Ne precisa il compito: insegnate loro, battezzateli. La Chiesa ricorda queste parole in questo giorno solenne in cui vuole particolarmente adorare Dio nel mistero interiore della vita della divinità: Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo. Che queste parole siano il fondamento essenziale della nostra meditazione» (San Giovanni Paolo II, Omelia nella Solennità della Santissima Trinità, Parigi, 1 giugno 1980).

Amen.

Lettera firmata