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Che fare se i vescovi tacciono? Cinque armi per il cattolico

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Di fronte alle "litanie" dell'uomo postmoderno e al fatto che alcuni uomini di Chiesa sono collusi con il male o tacciono, il cattolico ha alcune armi a diposizione: dalla formazione alla preghiera, ecco un comodo vademecum. 

Editoriali 21_11_2023

Le litanie dell’uomo post-moderno le conosciamo bene tutti. Aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, utero in affitto, sperimentazione sugli embrioni, contraccezione, glaciazione demografica, nomadismo sessuale, divorzio, omosessualità, transessualità, unioni civili, “matrimoni” gay, omogenitorialità, gender nelle scuole, leggi ingiuste, poteri forti, europeismo e globalizzazione, eugenetica, darwinismo, politicamente corretto, cancel culture, ambientalismo, catastrofismo climatico, femminismo, odio verso il maschio bianco eterosessuale, rigetto di ogni forma di autorità e crisi del ruolo genitoriale, rifiuto delle radici cristiane dell’Occidente, agnosticismo e ateismo pratico dei battezzati, donne prete, abolizione del celibato ecclesiastico, benedizione di coppie gay, abusi liturgici, crollo delle vocazioni e della partecipazione alla Messa domenicale, vergogna di appartenere alla Chiesa cattolica, ecumania, democraticismo ecclesiale, buonismo in talare, pauperismo cattolico, ripudio della dottrina a favore del pastoralismo e via deprimendosi.

Di fronte a tutto questo e di fronte al fatto che alcuni uomini di Chiesa sono collusi con il male perché nulla fanno e nulla dicono e altri sono doppiamente collusi perché addirittura remano in modo attivo contro la verità, che fare? Insomma la diagnosi, almeno all’interno di alcuni ambienti cattolici, è chiara: il paziente è moribondo. Però manca una terapia efficace.

In modo preliminare è bene ricordare che nulla salus extra Ecclesiam. Non cerchiamo la salvezza in chiese separate, scismatiche, eretiche. Non cerchiamo la salvezza nella politica, in nuovi o vecchi sistemi filosofici. Cerchiamola solo all’interno delle mura della Chiesa cattolica sebbene molte di queste siano a pezzi e dal soffitto piova acqua ogni volta che c’è un temporale (e il temporale attuale pare non passare mai). Detto ciò indichiamo alcuni strumenti per la famosa e paolina buona battaglia.

Informazione. È vero, anneghiamo nell’infodemia, ma nella sfortuna, la fortuna. Rispetto al passato le fonti di informazioni si sono sì moltiplicate all’infinito a motivo di internet, ma, grazie a questo, anche chi ama la verità è in grado con pochi mezzi di pubblicare notizie vere. Occorre quindi saper discernere e distinguere – cose non sempre facile – tra il farlocco e l’autentico, tra la bufala e il fatto, tra la pula e il grano. Però il grano c’è e questo deve dare speranza. Bisogna saper quindi individuare una fonte attendibile da cui scorre acqua limpida e non avvelenata e abbeverarsi lì. Informarsi significa anche trascurare la notizia che riguarda gli addobbi natalizi in casa Ferragnez per dedicarsi a notizie che hanno il profumo delle cose serie e decisive per la propria vita.

Formazione. È necessario avere nella mente e nel cuore validi criteri di giudizio del reale. Non basta conoscere i fatti, occorre anche, banale a dirsi, saperli giudicare correttamente. Qui abbiamo uno degli spartiacque decisivo che fa dire ad alcuni “bene l’aiuto al suicidio perché siamo noi a decidere della nostra vita” ed ad altri “male perché tu ti meriti di più che toglierti la vita”; “bene le coppie gay come genitori” e “male perché non è un atto amore verso i bambini togliergli la mamma o il papà”; “bene le donne diaconesse perché siamo tutti uguali” e “male perché per fortuna Dio ci ha fatto tutti diversi ma con pari dignità”.

Testimonianza. Oggi si scrive “testimonianza” ma si legge “martirio”. Fino a ieri, almeno qui in Italia, ti potevi dire cattolico e gli altri non ti degnavano di grande considerazione. «Fai pure quello che vuoi, ma non venirmi a disturbarmi con il tuo Dio», si diceva in buona sostanza. Oggi il vento è cambiato. Il credente è perseguitato e non gli è più nemmeno permesso pensare alcune cose. Purtroppo non puoi più permetterti il lusso di assumere posizioni neutrali, di chiamarti fuori dalla rissa. È come stare in mezzo al fiume: se decidi di non nuotare, finisci a valle. Sei costretto quindi a prendere posizione perché, se non lo fai, giochi a favore del nemico, pur sapendo che, così facendo, ti esporrai al fuoco di questo nemico e a volte anche al fuoco amico.

E dunque, nella scuola di tuo figlio insegnano che l’omosessualità è una variante normale della sessualità? Devi andare a parlare con i docenti. Il tuo collega invita te e tua moglie ad uscire con lui e la sua compagna, donna divorziata? Esci pure, ma approfitta dell’occasione per farlo riflettere almeno un poco sulla sua decisione. La coppia di amici in vacanza ti informa che stanno cercando un figlio con l’aiuto della provetta? Anche a costo di rovinare la vacanza devi dire la tua (è appurato: su questi temi potete essere anche i più delicati possibile, ma ciò che suscita le ire di chi vi ascolta è cosa voi dite, non come lo dite). Tuo figlio vuole andare a convivere? Devi resistere alla tentazione fortissima di aiutarlo economicamente nel realizzare questo obiettivo anche se ti costerà molte notti sul divano, causa moglie dissenziente («non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre» (Mt 10, 34-35): questo Gesù non ne sbagliava una). Rassegnatevi: oggi una delle forme più alte di carità è risultare antipatici.

L’unione fa la forza. Se possibile è assai utile aderire a qualche realtà associativa, circolo culturale, confraternita, movimento, impegnarsi in parrocchia, etc. Insomma, non rimanere completamente soli. Ovviamente il gruppo prescelto deve essere sano e ben orientato. Ciò detto una delle patologie più virulente che serpeggia nell’associazionismo cattolico è la divisione tra le varie realtà. Questo a motivo di personalismi esasperati. Insomma la superbia ha spesso l’ultima parola. E dunque a fronte di un popolo cattolico anche ricco di buon senso – sì esiste anche se poco numeroso e invisibile – formato da soldati semplici, ecco che abbiamo i loro generali che bisticciano tra loro e si ostacolano a vicenda.

Sacramenti, preghiera e sacrifici. La lotta contro il male – e prima di tutto il male da sconfiggere è il nostro peccato personale – è una lotta essenzialmente spirituale. Occorrono quindi le armi spirituali per conquistare anime (e la prima anima da conquistare a Cristo è la nostra). Se vuoi cambiare il mondo, non ci riuscirai mai se gli assomigli troppo (cit.) e per non assomigliargli devi assomigliare a Cristo. Allora dopo tante dosi di vaccino, facciamoci una dose di Santa Eucarestia a settimana. I richiami sono indispensabili. Se poi vuoi correre veloce verso la meta, lascia a terra i fardelli dei peccati con la confessione. Tra l’altro ti accorgerai che sarai meno indulgente verso il male – soprattutto il tuo – e più indulgente verso chi compie il male. L’evangelizzazione senza la grazia di Dio è vuoto attivismo, rischiando di appiattirsi sulle stesse logiche mondane che si vogliono combattere.

Un’ora di adorazione davanti al Santissimo sacramento, poi, vale più di mille conferenze e di mille articoli come quello che stai leggendo. Un Rosario sgranato muove montagne che montagne di libri non potrebbero mai muovere. Un pasto saltato, una sera senza serie Tv, il digiuno dal fumo per un intero giorno, una bibita bevuta dopo alcune ore di una giornata agostana possono creare inaspettate brecce in cuori chiusi ed induriti. La sofferenza perché la figlia adolescente sta buttando via il suo corpo insieme alla sua anima, l’ansia per la propria situazione economica che più nera di così non si può, il dolore fisico per una malattia feroce che fa scempio del tuo corpo, lo strazio per la perdita del coniuge, l’afflizione nel vedere tua madre anziana che con la testa è ormai tornata fanciulla, il logorio tutto interiore nel sopportare il presidente dell’Associazione Persone Moleste, sono cartucce preziosissime se sparate nella giusta direzione. Offriamo tutto a Dio e soffriamo tutto per Dio. Lui riciclerà le nostre sofferenze in miracoli.