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LA SCOPERTA /1

Così l'archeologia conferma la Tradizione

Il ritrovamento della tomba dell'apostolo Filippo oltre a confermare i racconti evangelici, sarebbe l'ennesima prova della continuità apostolica da Gesù in poi.

Cultura 11_08_2011
tomba di Filippo
La notizia che la missione archeologica dell’Università del Salento, coordinata da Francesco D’Andria, avrebbe scoperto nel sito dell’antica Hierapolis, l’odierna Pamukkale, nel distretto di Denizli (Turchia), la tomba dell’Apostolo Filippo merita particolare attenzione per diverse ragioni.

Innanzitutto la conferma della tradizione. Archeologia ed epigrafia si dimostrano una volta di più indispensabili per confermare le notizie delle fonti letterarie, prime fra tutte i Vangeli e gli Atti degli Apostoli (per quanto riguarda Filippo). In attesa di leggere il resoconto ufficiale degli scavi e di conoscere i materiali rinvenuti e quali riscontri siano possibili grazie al ritrovamento della sepoltura – una tomba a sacello di età romana, della quale era visibile soltanto la parte superiore del frontone, emergente da un cumulo di rovine di pietre e di marmi lavorati – abbiamo ora una probabile, ulteriore conferma della presenza dell’Apostolo Filippo a Hierapolis di Frigia nell’ultima parte della sua vita e che la morte ivi lo colse (incerta la tradizione sulle circostanze).

Le notizie letterarie confermate provengono dagli Atti di Filippo che sono testi apocrifi, cioè non riconosciuti come ispirati ma non per questo da rifiutare. Altre notizie sulla vita dell’Apostolo troviamo in Eusebio di Cesarea, storico del IV secolo, che a sua volta le mutua da Papia, vescovo di Hierapolis, vissuto fra I e II secolo e perciò quasi contemporaneo di Filippo e come tale fonte attendibile sulla vita dell’Apostolo.

Il ritrovamento della tomba di Filippo, che compare al quinto posto fra gli Apostoli nei Vangeli sinottici e all’inizio degli Atti (Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 6,14; At 1,13) ed è invece uno dei protagonisti nel Vangelo di Giovanni (1,43-46; 6,5-7; 12,20-22; 14,8-9) e negli Atti degli Apostoli (soprattutto 8,1 ss.), conferma ancora una volta che il cristianesimo, predicato a tutte le genti, all’inizio si radicò saldamente nella penisola anatolica prima che altrove. Anche Paolo iniziò il suo ministero dall’isola di Cipro e si recò subito dopo nelle città della penisola anatolica: Antiochia di Pisidia, Iconio, Listri, tutte colonie romane sin dal tempo di Cesare e di Augusto. Infine la terza e forse più solida ragione per considerare la rilevante importanza del ritrovamento è una ennesima prova della continuità apostolica da Gesù in poi. Il ritrovamento, se fosse confermato che la tomba è proprio quella dell’Apostolo, troverebbe nello schietto ‘linguaggio’ archeologico una testimonianza molto vicina al tempo in cui Cristo visse.

Tuttavia potrebbe aprirsi una questione intorno al luogo di conservazione dei resti dell’Apostolo Filippo. Ci si augura che possa essere illuminata se non risolta quando si potrà operare la ricognizione della tomba. E’ noto, infatti, che i resti dei due santi Apostoli Filippo e Giacomo (il Minore) vennero portati a Roma nel VI secolo per volere dei Papi Pelagio (556-561) e Giovanni III (561-574), ricomposti e custoditi all’interno della basilica paleocristiana fatta erigere a questo scopo. La basilica, inizialmente dedicata ai Santi Apostoli Giacomo e Filippo, mutò col tempo il suo nome in quello attuale di Basilica dei Santi Dodici Apostoli. Poiché le fonti sulla vita e sulla morte dell’Apostolo Filippo sono anteriori al VI secolo è possibile che la tomba rinvenuta, se è veramente quella che ospitò le spoglie mortali dell’Apostolo Filippo, possa essere stata aperta per sottrarre i resti di S. Filippo e portarli a Roma.

Gli scavi condotti a Hierapolis dalla missione archeologica italiana hanno avuto inizio nel 1957. Quasi subito venne individuata una chiesa a pianta ottagonale risalente ad architettura bizantina del V secolo. La chiesa, che presenta una pianta assai complessa, è stata riconosciuta come il luogo del martirio di Filippo (martyrion). Qui è stata a lungo cercata la tomba dell’Apostolo, anche dopo la ripresa degli scavi (2001), ma soltanto l’impiego di nuove e recentissime tecnologie ha consentito una ricostruzione pressoché completa del complesso santuariale dedicato al Santo, premessa di una ricerca più mirata, che ha reso possibile la scoperta della tomba nelle vicinanze della chiesa bizantina.

Il fatto certamente più rilevante è stata la scoperta, nel nuovo sito, di una basilica di grandi dimensioni a tre navate, anch’essa attribuibile al V secolo. La basilica è stata costruita, secondo quanto si è appreso, intorno alla tomba a sacello di età romana identificata come sepoltura dell’Apostolo. L’elevato grado di usura di parti del complesso, passaggi obbligati per i pellegrini che visitavano il luogo, conferma la presenza di un centro di culto assai frequentato. Dell’Apostolo Filippo – delle sue origini, delle notizie su di lui presenti nel Vangelo di Giovanni, delle sue caratteristiche di vero testimone – ha tracciato un incisivo profilo Benedetto XVI nell’udienza generale in San Pietro del 6 settembre 2006.