Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Pascasio Radberto a cura di Ermes Dovico
SCRITTURE

Matteo, quando il Vangelo è storia

La quantità e la qualità
di dettagli sulla storicità
della figura e del vissuto di Gesù che il capitolo 2 del Vangelo secondo san Matteo fornisce
è semplicemente straordinaria.

Cultura 31_03_2012
La fuga in Egitto

 

La quantità e la qualità di dettagli sulla storicità della figura e del vissuto di Gesù che il capitolo 2 del Vangelo secondo san Matteo fornisce è semplicemente straordinaria. Passiamoli in rassegna.

 

[1] Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode.
Erode è ancora vivo. È possibile infatti stabilire che il re morì nell’anno 1 d.C., a ridosso (quindici giorni dopo) di un’eclisse di Luna molto appariscente, che dai cataloghi lunari risulta avvenuta sul finire di dicembre del 1 a.C. e prima della successiva pasqua ebraica, come attestato da Giuseppe Flavio. Gesù è nato prima di quella data. Non ha alcun senso insistere su una data di morte di Erode nel 4 a.C.. Malgrado il sacerdote cattolico John P. Meier, biblista, e i quattro volumi di cui si compone il suo A Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus (1991-2009), Giuseppe Flavio fornisce numerosi dettagli a supporto dell’ipotesi del 1 d.C., i più importanti dei quali sono l’incompatibilità tra l’eclisse del 4 a.C. e i funerali di Erode, nonché l’età a cui morì Erode (70) e gli anni del suo regno (era giunto al settimo) al tempo della battagli di Azio (nel settembre del 31 a.C., senza dubbio alcuno) in un computo che gliene attribuisce 37 alla morte (31 anni dopo).

 

Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: [2] «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». [3] All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.
Il Vangelo di san Matteo non dice quanti fossero i Magi. Il numero di tre universalmente noto deriva da tradizioni apocrife. Si sa invece che arrivavano da oriente e in effetti l’area mesopotamica è nota per le conoscenze astronomiche già in antichissima data. Quando i Magi giungono a Gerusalemme chiedono di un re che è già nato. Motivano la richiesta con l’aver visto la sua stella, con una certezza tale sul significato di quell’osservazione tale da averli determinarli a partire alla volta della Giudea. Le parole dei Magi sono esplicite e diventano dominio di molti: tutta Gerusalemme ne rimase turbata, segno che dovevano aver utilizzato argomenti convincenti. La "stella" vista dai Magi assommava alcune caratteristiche ed in particolare doveva:
a) avere attinenza con qualche antica profezia, o credenza, nota agli studiosi;
b) aver mostrato qualche fenomeno del tutto particolare, facendosi notare;
c) sorgere a oriente, ma indirizzare verso occidente per chi risiedesse ad oriente;
d) aver a che fare con la regalità;
e) aver a che fare con una nascita e - naturalmente - ancor prima con una donna gestante;
f) aver a che fare non in generale con gli ebrei, ma in particolare con la tribù di Giuda;
g) confermare in qualche modo ogni possibile supposizione, forzando i più scettici alla verifica diretta
h) perdurare nel tempo, almeno per il periodo necessario ad un viaggio ipotizzabile di tre/cinque mesi;
i) segnalare in qualche maniera di essere arrivati nel posto giusto

Quando i Magi si presentano da Erode sono già verificabili i primi otto punti. La domanda che essi rivolgono agli abitanti di Gerusalemme mira a ottenere l’ultima informazione.

 

[4] Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. [5] Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: [6] E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.
Il riferimento biblico del profeta Michea, al capitolo 5, è noto agli esperti della Sacra Scrittura. Il Messia deve nascere a Betlemme, la città del re Davide (della tribù di Giuda), localizzata a nemmeno dieci chilometri da Gerusalemme, a sud, sulla via per Ebron e di là all’Egitto. A questo punto anche Erode dispone di un’informazione meno vaga e cerca di saperne di più su questa "stella" così determinante nel rendere tanto certi del suo significato gli astronomi venuti dall’oriente.

 

[7] Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella [8] e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
Erode vuole conoscere i dettagli di tutta la faccenda e i Magi glieli spiegano. L’indagine di Erode è accurata: prima desidera sapere con esattezza, poi invita i Magi ad informarsi accuratamente. Nulla è lasciato al caso: deve proprio avere l’aria di trattarsi di un qualcosa di sensato, seppur non banale e comunque meritevole di approfondimento. Le ipotesi formulate sul fenomeno astronomico che appassionò i Magi rimandano principalmente a una spettacolare congiunzione di pianeti. Tecnicamente si parla di congiunzione già a 9 gradi di distanza, sapendo che 360° scandiscono le 24 ore e che 1° equivale a 4 minuti. Grazie ai planetari virtuali è possibile conoscere con certezza le date delle più appariscenti, non solo per l’epoca ma fino ai nostri giorni. Possiamo ripercorrere gli avvenimenti, riprendendo i primi otto punti della serie di caratteristiche che spinsero i Magi ad intraprendere il viaggio; non sappiamo se lo fecero autonomamente, oppure dopo essersi confrontati ed aver discusso tra loro sul da farsi. Ad attirare l’attenzione e suscitare la curiosità devono aver provveduto soprattutto gli avvicinamenti di Giove e Venere proprio a ridosso della stella fissa di Regolo (piccolo re) nella costellazione del Leone. La "stella" seguita dai Magi può quindi essere stata Giove in combinazione con Venere. Il ciclo sinodico di Venere (pianeta "interno" e astro più luminoso del cielo dopo Sole e Luna) è molto particolare e scandito secondo tempi precisi (583,92 giorni), che alternano questo pianeta come stella del mattino o stella della sera. Per quanto riguarda invece Giove (pianeta "esterno") il suo periodo sinodico è di 398,88 giorni, per 365 dei quali è visibile, finendo poi in ombra, invisibile dalla Terra, per circa un mese. Durante questo periodo Giove procede nel cielo da est a ovest per 278 giorni, mentre per altri 121 inverte il suo senso apparente di marcia in un moto cosiddetto retrogrado rispetto allo sfondo stelle "fisse", eseguendo una sorta di traiettoria "a nodi". Ad agosto del 3 a.C. Venere transitò dapprima su Giove e quindi su Regolo. Fino all’agosto del 1 a.C. Giove incontrò più volte in modo ravvicinatissimo Venere. La congiunzione più spettacolare avvenne nel giugno del 2 a.C. (data associabile alla nascita di Giovanni il Battista), quando Giove e Venere sembrarono fondersi in cielo (con un telescopio sarebbe stato possibile scorgere una specie di "otto" luminoso: i due pianeti sono a 1/15 di grado di distanza). È interessante anche notare che il movimento di Giove, da pianeta "esterno" rispetto alla Terra nel suo orbitare attorno al Sole, configura una specie di danza attorno a Regolo, avvicinandolo ben tre volte: il 12 settembre del 3 a.C., il 18 febbraio e il 4 maggio del 2 a.C.; il 10 giugno anche Venere tocca Regolo, prima di fondersi con Giove, ben visibile al tramonto. Non possiamo sapere quanto tempo è trascorso da quando i Magi sono partiti dalle loro città. Certamente il viaggio non è stato breve e potrebbe essere durato da tre a cinque mesi, anche considerando i quattro mesi che impiegò Esdra circa quattro secoli prima (Es 7,1-9).

 

[9] Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. [10] Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.
Eccoci al dunque: i Magi procedendo verso Betlemme si trovano davanti Giove e addirittura capita loro di rivedere (la stella «li precedeva», come riferisce Matteo) la congiunzione astrale tra Giove e Venere che li aveva appassionati; dopo nemmeno una settimana Giove scompare alla vista, "fermandosi" proprio quando dal loro punto di osservazione l’astro sostava sopra Betlemme.
Possiamo ben comprendere il loro entusiasmo: il ciclo sinodico di Giove dura 399 giorni (13 mesi) e fa sì che di anno in anno Giove completi il proprio periodo sinodico in una costellazione successiva delle dodici che da sempre costituiscono lo zodiaco. Nel 3 a.C. il mese di scomparsa (“fermata”) di Giove iniziò a fine giugno, nel 2 a.C. esso fu a fine luglio, mentre nel 1 a.C. fu a fine agosto, procedendo dalla costellazione del Leone (dove c’è Regolo) a quello della Vergine. Riprendiamo dunque con ordine le osservazioni dei Magi, come dovrebbero averle riferite a Erode: possiamo conoscere con precisione come tutto questo si palesò in cielo;
a) gli astronomi babilonesi conoscevano i principali riferimenti biblici circa una stella (Numeri 24,17: la stella di Giacobbe, che è l’altro nome di Israele; Isaia 62,1: la stella della giustizia);
b) le congiunzioni planetarie descritte sono davvero insolite e particolarmente spettacolari e luminose;
c) Giove sorge ad est, poi è visibile per 365 giorni nella notte, tramontando ad ovest. Come tutti i pianeti procede, in ogni suo ciclo di visibilità, con un moto apparente da est ad ovest;
d) Giove è sempre stato mitologicamente il re dei pianeti, paganamente creduto la divinità più importante;
e) Giove, re dei pianeti, dopo aver incontrato Venere (astro che richiama una divinità femminile), danza attorno a Regolo, il piccolo re, anche questa una stella associata alla regalità, sia per i babilonesi, sia per i romani. Ci gira intorno tre volte ed è come se il pianeta dei re incoronasse il piccolo re;
f) tutto questo avviene nella costellazione del Leone e sappiamo (Genesi 49, 9) che proprio la tribù di Giuda è associata biblicamente a questa simbologia, esplicitamente messianica;
g) non fosse bastato tutto questo, Giove torna ad essere osservabile nel suo successivo periodo sinodico, proprio entrando nella costellazione della Vergine, visibile da settembre del 2 a.C., in concomitanza con la festa ebraica delle capanne, la più messianica (in quell’anno essa cadde a metà settembre). Giove è a est, come "stella del mattino" (i Magi non lo sapevano ancora, ma lo scriverà Giovanni: Ap 22,16; anche in 2Pt 1,19 c’è un riferimento alla "stella del mattino", alludendo a Gesù).
h) a ottobre del 2 a.C. c’è ancora una congiunzione tra Giove e Venere: ricordiamoci che è questa "la stella" dell’evangelista Matteo. I Magi la rivedranno, gioendo,arrivando a Gerusalemme a fine agosto del 1 a.C.;
i) adesso sanno anche di Betlemme, e a Betlemme Giove si ferma, scomparendo alla vista. La sola cosa che rimane incerta è la data di partenza dei Magi, probabilmente nella primavera del 1 a.C.: non sappiamo perché decisero di partire proprio allora. Gesù era già nato. Forse qualcosa vennero a sapere, direttamente o raccogliendo le voci che si rincorsero dopo la stranissima notte del Natale, quando i pastori videro una grande luce, non associabile ad alcun evento astronomico. All’arrivo dei Magi alla casa della Sacra Famiglia Gesù aveva già nove mesi.

 

[11] Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. [12] Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro Paese.
La Sacra Famiglia non è più in una stalla, ma abita in una casa. Questo conferma ancor meglio l’ipotesi che siano già trascorsi dei mesi dalla nascita. È già avvenuta la presentazione al tempio, dopo 40 giorni, ma Gesù abita ancora a Betlemme. Questo particolare non deve sorprendere troppo: Zaccaria era un importante sacerdote del tempio e abitava a poca distanza. Subito dopo la nascita di Gesù, evidentemente avvenuta in circostanze rocambolesche, un personaggio così importante, imparentato con Maria, sicuramente fece in modo che Giuseppe e la sua famiglia trovassero una sistemazione consona.

 

[13] Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». [14] Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, [15] dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.
Giuseppe, Maria e Gesù partono per l’Egitto dopo la visita dei Magi. Non c’è alcuna ragione perché trascorrano molti giorni. È una partenza (come già quella da Nazaret verso Betlemme, prima della nascita) che viene descritta come frettolosa, spinta dall’urgenza. I doni ricevuti dai Magi fanno comodo per le nuove necessità derivanti dall’ulteriore forzato trasferimento, per di più in una terra straniera.


[16] Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. [17] Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: [18] Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.
L’arrabbiatura di Erode è logicamente immediata. Con ogni probabilità siamo ancora nel settembre del 1 a.C. Anche la strage dei piccoli betlemiti deve essere accaduta proprio in quei giorni. Erode ordina di uccidere tutti i bimbi maschi fino ai due anni di età e questo provvedimento può originare dalla prima delle date riferite dai Magi a proposito di una spettacolare ed inusuale congiunzione tra Giove e Venere dalle parti (in cielo) di Regolo, quella che abbiamo già ricordato nell’agosto del 3 a.C. In alternativa si può ipotizzare che l’ordine di Erode riguardò i bambini giunti al secondo anno di età e quindi di un provvedimento che tragicamente interessò chi aveva compiuto un anno intero di vita, in questo caso immaginando la data di Giove come “stella del mattino” (dal settembre del 2 a.C.) come data da cui allarmarsi per il nuovo re da cui Erode si sentiva tanto minacciato. In entrambe le ipotesi espresse la sciagurata decisione di Erode trova un preciso e logico riscontro nelle date astronomiche qui descritte.

 

[19] Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto [20] e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e và nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino». [21] Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele. [22] Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea [23] e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Sapendo che Erode è morto all’inizio dell’1 d.C., la Sacra Famiglia può aver fatto ritorno in Israele già in quell’anno Essendo comunque tornati a Nazaret quando Archelao era ancora regnante, questo può essere capitato al massimo nel 6 d.C., anno in cui Archelao fu esiliato dai Romani. E’ logico pensare che la notizia della morte di Erode si sia rapidamente propagata anche tra gli ebrei riparati in Egitto. Al versetto 15 Matteo spiega che rimasero in Egitto fino alla morte di Erode, per cui l’ipotesi più accreditata è quella di un ritorno già nel 1 d.C., quando Gesù aveva circa un anno e mezzo di età. Al ritorno andarono ad abitare a Nazaret, perché la profezia del “Nazareno” avesse compimento. In realtà nella Bibbia non c’è una profezia così esplicita, eppure Matteo, che fin qui si è accreditato come precisissimo narratore dei fatti, ci fa capire che anche questa correlazione era stata individuata: Nazaret ha un nome che richiama il vocabolo ebraico “germoglio”: e con questo termine le allusioni al messia venturo sono clamorose (su tutte Isaia 11,1). Con questo appellativo Gesù verrà crocifisso. Ma Gesù, conosciuto come galileo, era nato a Betlemme di Giudea. Gesù è il messia, il Figlio di Dio, il Salvatore, la stella del mattino.