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VILLA PAMPHILJ

Stati generali: Conte si promuove, pochi ci credono

Passerella per il premier? Vetrina per la maggioranza di Governo? Può anche darsi che gli Stati generali per il rilancio del Paese aperti ieri a Villa Pamphilj siano stati concepiti come espediente propagandistico. Ma si stanno ritorcendo contro il Governo stesso, aprendo una crepa più profonda fra PD e M5S. Compatte le opposizioni

Politica 14_06_2020
Pamphilj

Passerella per il premier? Vetrina per la maggioranza di Governo? Può anche darsi che gli Stati generali per il rilancio del Paese aperti ieri a Villa Pamphilj siano stati concepiti come espediente propagandistico o addirittura, come insinua qualcuno, come “arma di distrazione di massa” rispetto all’inchiesta di Bergamo sulla mancata costituzione della zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, che vede coinvolti anche i vertici del Governo.

Peraltro non è detto che gli Stati generali non possano rivelarsi un boomerang per un esecutivo diviso sulle ricette da adottare per rilanciare il Paese. Ieri il Premier ha rivolto agli italiani messaggi molto ambiziosi: «La ripartenza dell’Italia dovrà poggiare su modernizzazione tecnologica, transizione ecologica, inclusione sociale. Non ci accontenteremo di tornare alla normalità e di ripristinare lo status quo. L’Italia da vari lustri era indietro nella crescita economica. Noi vogliamo migliorare il nostro Paese, le nostre performance in termini di sviluppo sostenibile». Giuseppe Conte ha ribadito l’invito alle opposizioni a partecipare agli Stati generali, che domani ospiteranno il dialogo con Regioni e Comuni, nonostante le polemiche scatenate da sindaci e presidenti di regione che lamentano il ritardo con cui sono stati invitati.

Ma il rischio più grosso che corrono gli Stati generali è quello di confermare la sudditanza italiana ai burocrati europei, se è vero che ieri, nella giornata introduttiva, sono intervenuti in videoconferenza i vertici della cosiddetta Troika (Commissione europea, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale), molto perentori nel ribadire che gli aiuti all’Italia sono condizionati a riforme serie in materia fiscale, di giustizia, di lavoro e in altri ambiti socio-economici. Ha provato a smorzare i toni il Commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni: «Direi che la storia delle condizionalità imposte dall'alto per salvare i singoli Paesi è finita. E' alle nostre spalle. Parliamo di risorse comuni a tutti i 27 Paesi, parliamo di risorse alle quali si accede volontariamente sulla base di piani elaborati dai governi nazionali. Il Recovery Fund non è un tesoretto per spese facili».

Peraltro continua ad aleggiare il fantasma del Mes sulle scelte del nostro Governo, considerato che le risorse del Recovery Fund potrebbero arrivare nel 2021 mentre il crollo del Pil italiano sta già producendo effetti devastanti sull’economia e la società. Su questo ha insistito in modo particolare il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che ha riportato un po’ di sano realismo e ha sferzato il Governo affinchè dagli Stati generali discendano «atti concreti che ci consentano di compiere quei passi avanti di cui il Paese ha più bisogno». Il monito di Visco alla politica è che "l'elevata incertezza" non sia una scusa "per non agire". Tre le priorità indicate dal Governatore: miglioramento di qualità e tempi dei servizi pubblici inteso come "burocrazia buona"; l'innovazione; la salvaguardia "del nostro patrimonio naturale e artistico" preservando il "turismo". Ma il tallone d’Achille dell’Italia, a detta di Visco, rimane l’economia sommersa, l’illegalità, l’evasione fiscale, «che – ha rimarcato - si traduce in peso eccessivo della pressione fiscale per chi le tasse le paga e induce di nuovo a pretendere un "profondo ripensamento della struttura della tassazione"». Dall’Europa, come ha chiarito Visco, non arriveranno regali: «I denari europei non potranno mai essere 'gratuiti': un debito dell'Unione europea è un debito di tutti i paesi membri e l'Italia contribuirà sempre in misura importante al finanziamento delle iniziative comunitarie, perchè è la terza economia dell'Unione».

Dunque gli Stati generali sono a un bivio: o imprimere una svolta decisa alla rinascita del Paese o gettare definitivamente l’Italia nel pantano della burocrazia e dei bizantinismi della politica, che hanno già ritardato l’assunzione di decisioni coraggiose e l’arrivo di risorse nelle tasche di milioni di lavoratori autonomi, commercianti, artigiani, partite Iva, liberi professionisti.

Le opposizioni hanno disertato gli Stati generali e rinnovano le critiche all’iniziativa: «Gli Stati Generali si aprono con i rappresentanti di Commissione europea, BCE e Fondo Monetario, cioè la cara vecchia Troika. Conte vuole dare un messaggio agli italiani e ai mercati finanziari, o è solo dilettantismo? Sono sempre più fiera di non aver accettato di partecipare a questa assurda messinscena», scrive su Facebook la leader di FdI, Giorgia Meloni. Matteo Salvini parla da Reggio Calabria, dove ieri ha inaugurato la sede della Lega: «Oggi - ha detto il Capitano - ho visto che ci saranno in teleconferenza da Bruxelles professori, scienziati, poi nei prossimi giorni ci saranno chef, registi, architetti milionari. Con tutto il rispetto io mi confronto col governo nelle sedi istituzionali, quindi alla Camera, al Senato e a Palazzo Chigi». Più composta, ma non meno indignata, la reazione di Forza Italia, che ha chiesto di portare il dibattito sul Recovery Plan al quale sta lavorando il Governo nelle aule del Parlamento. Davanti a Villa Pamphilj è andata in scena anche una manifestazione di protesta organizzata dai sindacati di base e da altre formazioni politiche della "sinistra anticapitalista", alla quale hanno partecipato oltre un centinaio di persone.

Altre polemiche riguardano i mancati inviti agli Stati generali a consumatori, associazioni di giovani e ad altre forze vive della società, che si sentono escluse dalle azioni che il Governo sta varando in queste ore per tentare di dare una scossa al Paese. Tutti distinguo che sanno di antipasto di ciò che potrà accadere dopo l’estate con probabili rivolte provocate da milioni di italiani che non avranno soldi per pagare le tasse in quanto disoccupati. Qualcuno ai piani alti continua a trascurare l’incidenza del fattore tempo sullo scivolamento dell’economia verso il baratro.