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San Pascasio Radberto a cura di Ermes Dovico
STORICITÀ DEI VANGELI

Sui Vangeli dell’infanzia

Matteo e Luca "incoerenti": ma in realtà chi scrive per secondo non fa che integrare l'altro.

Cultura 24_12_2011
La Sacra Famiglia

 

Tra le più ritrite accuse alla credibilità dei Vangeli dell’infanzia di Gesù c’è la presunta contraddittorietà delle narrazioni di san Matteo e di san Luca. Questa imbarazzante fama è talmente diffusa che a qualcuno potrebbe capitare di sentirsela proposta durante l’omelia della santa Messa natalizia.

Come sempre è utile farsi aiutare dai numeri: Matteo descrive l’infanzia di Gesù con 30 versetti (gli ultimi 7 del capitolo 1 e tutto il capitolo 2), mentre Luca ne usa 126 (tutto il capitolo 1 a parte il prologo e tutto il capitolo 2). L’osservatore attento nota che Luca amplia l’orizzonte a qualche mese prima di Matteo (descrivendo con dovizia di particolari la vicenda di Zaccaria, Elisabetta e Giovanni) e a un episodio di Gesù dodicenne. Nel restante arco temporale, sovrapponibile a quello descritto da Matteo, inserisce cinque preghiere giunte fino a noi: la prima parte dell’Ave Maria, il Magnificat, il Benedictus, l’inizio del Gloria a Dio edil Nunc dimittis (una trentina di versetti). I versetti, dal ritorno di Maria a Nazaret dopo essere stata da Elisabetta al Natale e alla presentazione al tempio, sono i primi 21 del capitolo 2.

Osserviamo nel dettaglio cronologico, forti degli indizi già proposti, i due racconti:

- Luca 1,5-56, da settembre del 3 a.C. all’Annunciazione, nel sesto mese di Elisabetta (tra febbraio e marzo del 2 a.C.). Di tutto ciò Matteo non scrive. Luca dice che il nome “Gesù” è suggerito a Maria.

- Matteo 1,18-24: presumibilmente tra l’Annunciazione e la nascita di Giovanni (fino al giugno del 2 a.C.). Ci sono il coraggio e la difficoltà di Giuseppe. Di questo Luca non scrive.

- Luca 1,57-80, giugno del 2 a.C.: avvenimenti alla nascita di Giovanni. Matteo non ne scrive.

- Luca 2,1-7, fine autunno del 2 a.C.: viaggio a Betlemme. Matteo non dice nulla che contraddica.

- Matteo 1,25: Natale. Giuseppe ha accettato la verginità di Maria. E chiama Gesù il bimbo.

- Matteo 2,1: Natale. A Betlemme, Erode è vivo.

- Luca 2,8-20: Natale. Protagonisti la luce e i pastori, la notte della nascita.

- Luca 2,21: otto giorni dopo, la circoncisione. Matteo non ne scrive.

- Matteo 2,1b-12: qualche giorno dopo Natale, arrivano i Magi, seguendo la stella (probabilmente Giove). Gesù non è più nella mangiatoia, ma in una casa (Mt 2,11), il che è più che logico. Potremmo già essere entrati nel gennaio del 1 a.C.

- Luca 2,22-38: quaranta giorni dopo il Natale (nel 1 a.C.) c’è la presentazione al Tempio. Logico (in inverno, accudendo un neonato e avendo parenti in città) che la Sacra Famiglia abbia atteso questo appuntamento senza allontanarsi da Betlemme. I Magi potevano già aver fatto ritorno alle loro terre.

- Matteo 2,13-15: fuga in Egitto. Non necessariamente molti mesi dopo, ma nemmeno prima dei quaranta giorni attesi per la presentazione al Tempio. Probabilmente nel 1 a.C.: Erode è ancora vivo (morirà all’inizio del 1 d.C.) e sul finire della vita Giuseppe Flavio lo descrive preda di follia.

- Matteo 2,16-18: strage degli innocenti, avvenuta durante l’anno 1 a.C. Luca non ne scrive.

- Matteo 2,19-23: ritorno a Nazaret. Ogni anno dal 1 d.C. in poi è potenzialmente adatto al rientro.

- Luca 2,39-40: anche per Luca a un certo punto si stabiliscono a Nazaret. Non c’è contraddizione.

- Luca 2,41-52: un episodio della vita di Gesù dodicenne (nel 12 d.C.). Dodici anni è l’età che segnava il passaggio dalla fanciullezza all’età degli obblighi della Legge. La fedeltà alla Legge è stata sin qui garantita dalle usanze dei genitori: d’ora in poi è Gesù che deve occuparsi in proprio «delle cose del Padre mio». Il giovinetto perduto e ritrovato tre giorni dopo nel Tempio di Gerusalemme, 21 anni dopo, sempre a Gerusalemme, sembrerà perduto per essere ritrovato il terzo giorno. Anche allora, come 21 anni prima Giuseppe e Maria, i discepoli di Gesù stenteranno a capire la croce: «Perché ci hai fatto questo?»…     

È evidente che chi ha scritto per secondo conosce ciò che ha già scritto il primo e si limita a integrarlo, senza alcun bisogno di ribadire. Nessuna delle informazioni dei due Vangeli è banalmente ripetitiva, ma anzi aggiunge particolari inediti. In un arco temporale di circa 28 mesi (dalla fine dell’estate del 3 a.C. all’inizio del 1 d.C.) non è che non ci siano argomenti sufficienti per una cinquantina di versetti. Incoerenze? Nessuna. Scritti indipendenti elaborati decenni dopo da comunità con intenti pastorali differenti? Improbabile. Non c’è nulla di fiabesco o mitologico: abbiamo trovato riscontri storici per ogni singolo dettaglio, anche se ci sono peculiarità proprie: in Luca abbonda la visuale femminile, mentre in Matteo quella maschile; l’angelo Gabriele aveva detto a Maria che il bambino si sarebbe chiamato Gesù e Giuseppe dà proprio questo nome al neonato; in Luca l’angelo si rivolge a interlocutori desti (Zaccaria,  Maria, i pastori), mentre in Matteo l’angelo del Signore suggerisce il da farsi durante il sonno (ma di Giuseppe, ben quattro volte, e dei Magi, chissà se uno di loro o quanti erano…). È un elemento comune la presenza degli angeli, mentre differisce la modalità di palesarsi alla creatura umana.

Certamente le informazioni riguardanti Maria derivano da ricordi di prima mano della stessa madre di Gesù, ancora presente tra gli apostoli quando Luca svolse la propria raccolta di informazioni. Mentre il racconto di Matteo si rifà a elementi più pubblici (Erode, la strage degli innocenti, i Magi, la stella) noti anche a un nugolo di testimoni più ampio. L’umiltà di Giuseppe è degna dell’umiltà di Maria.

In Luca c’è un’altra duplice sottolineatura: Maria collegava tutti gli avvenimenti in cuor suo, attingendo alla propria memoria, all’intelligenza e alla volontà di essere la Serva del Signore; mentre Gesù cresceva in robustezza, sapienza e grazia (Lc 2,40 e Lc 2,52). Cresceva Gesù e cresceva la consapevolezza di fede dei genitori di Gesù. Si tratta di due progressioni, come dei pellegrinaggi, che prendono forma umana sotto gli occhi della famigliola che respira il profumo della volontà di Dio.

Matteo invece ripete molte volte il concetto dell’adempimento delle profezie: per questa ragione, a conclusione di questa articolata raccolta di elementi concorrenti a consolidare la credibilità storica dei Vangeli e la datazione del Natale sul finire del 2 a.C. è interessante per il lettore riflettere sulla straordinaria circostanza costituita dalle profezie sui natali di Gesù, note al popolo ebraico versato nelle Sacre Scritture in relazione ai testi di profeti vissuti svariati secoli prima di questo provvidenziale appuntamento tra Dio e l’umanità. Li elenco in breve per poterne assaporare il gusto.  

Circa 600 anni prima di Cristo, il Profeta Isaia parlò della concezione e nascita del Messia: «Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio: e il Suo Nome sarà Emanuele» (Is 7,14). Queste parole furono ripetute dall’Arcangelo Gabriele quando annunciò alla Vergine Maria (Lc 1, 30-31). Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi» (Mt 1,22-23). Gesù è nella profezia di  Sofonia (3, 14), che usa l’espressione in cui consisterà il saluto dell’angelo a Maria (rallegrati, kaire!), da cui prende avvio l’Ave Maria.

Il profeta Michea predisse il luogo di nascita del Messia: «Tu, o Betlemme Efrata, sei piccola tra le migliaia di Giuda: ma da te mi sorgerà Colui che sarà Dominatore in Israele: e il Suo procedere è dall’inizio, dai giorni dell’eternità» (Michea 5,2). Infatti ecco che cosa dicono ad Erode i sacerdoti: «a Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:  E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele». (Mt 2,5-6). Il Profeta Isaia predisse la venuta dei Magi per adorare il neonato Messia e identificò perfino i doni che essi avrebbero offerto: «Sorgi, splendi, o Gerusalemme: perchè è giunta la tua luce, e la gloria del Signore è sorta su di te... E le genti cammineranno alla tua luce, e i re allo splendore che sorgerà da te...» (Is 60,1-6). Questa profezia è anche sostenuta da un passo dei Salmi: «I re di Tarsis e delle isole offriranno regali: i re dell’Arabia e di Saba porteranno doni» (Salmo 71,10). E c’è anche la stella seguita dai Magi (Num 24,17). Il libro dei Numeri risale ai tempi di Mosè, quindici secoli avanti Cristo.

Leggiamo che al tempo della nascita del Messia molti bambini saranno messi a morte, ciò che fu fatto dal massacro del Re Erode: «Sulle alture si udì una voce di lamento, di pianto e di lacrime, la voce di Rachele che piange per i suoi figli, che rifiuta d’esser confortata perché essi non sono più» (Ger 31,15). Si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia (Mt 2,17). Dal Profeta Osea impariamo che fu predetta la fuga in Egitto del Messia, e il suo successivo ritorno (Os 11,11). Così il Vangelo: «Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta» (Mt 2,14-15).

Ancora il Vangelo: «si ritirò nelle regioni della Galilea e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: Sarà chiamato Nazareno» (Mt 2,23). Gesù, il nazareno, è il germoglio variamente citato dai profeti: la parola Nazaret ha la radice ebraica del vocabolo netzer, vale a dire “germoglio”. Questo termine è reso celebre dalle profezie che lo mettono in relazione alla casa di Davide e al Messia. La parola “germoglio” nelle scritture ricorre almeno 16 volte. Su tutti Isaia 4,2 e Isaia 11,1. Poi Geremia 23,5 e 33,15. Ezechiele 17,5 e Daniele 11,7. Zaccaria 3, 8 e 6, 12. Giovanni, caso mai fossero rimasti dei dubbi su perché Matteo avesse alluso, allude pure lui: della tribù di Giuda, il germoglio di Davide …  «ed aprirà il libro» (Apocalisse 5, 5).

Ci sono davvero tante attese per chi sa che quel giorno (tra novembre e dicembre di 2012 anni fa) è nato dalla beata vergine Maria il Salvatore Gesù, il Dio fatto uomo. Buon santo Natale.