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VIOLENZA DI PIAZZA

A Macerata va in scena il fascismo degli antifascisti

La manifestazione di Macerata è l’ennesima pagina buia della storia dell’antifascismo italiano, che si nutre di odio invincibile verso gli avversari politici, considerati nemici da abbattere. Esattamente come succedeva nei regimi comunisti più sanguinosi ed efferati, che, al pari dei regimi fascisti, hanno seminato terrore e violenza.

MACERATA: FEMMINISTE CHE ODIANO LE DONNE di Souad Sbai

L'OLTRAGGIO ALLE VITTIME DELLE FOIBE di Lorenza Formicola

Politica 12_02_2018
La manifestazione antifascista di Macerata

Sabato si è avuta la rappresentazione plastica di come l’odio accecante di certa sinistra ideologica possa produrre danni enormi all’unità nazionale e calpestare la memoria storica di un Paese democratico. La stucchevole manifestazione antifascista organizzata a Macerata ha fomentato inutili tensioni proprio mentre altri nigeriani vengono incriminati per il barbaro assassinio di Pamela. Lo spettacolo indecoroso offerto dai manifestanti nella città marchigiana è degno di un Paese che rinnega la sua storia e pretende di imporre una chiave di lettura unilaterale di certe vicende passate che tante lacerazioni e fratture hanno prodotto nel corso dei decenni al tessuto sociale dell’Italia.

Bene hanno fatto i vertici del Pd e il Ministro dell’Interno, Marco Minniti a dissociarsi dai cortei e a non alimentare il fuoco di un antifascismo ormai fuori dalla storia e privo di qualsivoglia ancoraggio alla ragionevolezza. Solo le strumentalizzazioni elettorali hanno potuto scorgere segnali di razzismo e rigurgiti di fascismo nei fatti di Macerata, visto che l’episodio di Luca Traini, assolutamente isolato e privo di qualsiasi trama eversiva di gruppo, ha fatto passare in secondo piano l’efferato delitto di Pamela, povera ragazza fatta a pezzi e già dimenticata per poter rispolverare la retorica dell’antifascismo e imporre alla sensibilità collettiva il buonismo di chi vorrebbe accogliere senza controlli tutti gli immigrati.

Il calcolo elettorale ha sconsigliato a Matteo Renzi e ai massimi esponenti del governo Gentiloni di alimentare l’ennesima ondata di antifascismo, che avrebbe potuto rivelarsi un boomerang in vista del voto. Infatti, sondaggi attendibilissimi documentano una crescente insofferenza degli italiani verso un’immigrazione di massa e fuori controllo. Episodi come quello di Traini, lungi dal risvegliare il timore di ritorni improbabili al razzismo e al fascismo, alimentano nell’opinione pubblica la percezione di insicurezza per la vita di ciascuno di noi e il desiderio crescente di un equilibrato governo dei flussi migratori che scongiuri il rischio di esasperazioni e scontri sociali.

Sia il segretario dem che il titolare del Viminale hanno valutato suicida un loro eventuale appiattimento sulle posizioni grettamente antifasciste dei manifestanti e hanno preferito dissociarsi dai cortei, coltivando una linea mediana tra chi ha manifestato e chi ha criticato i manifestanti. Un equilibrismo che probabilmente non pagherà elettoralmente, perché chi era in piazza certamente non voterà Pd e chi ha criticato la piazza, evidenziando i silenzi colpevoli sulle tragiche sorti di Pamela, certamente non voterà Pd.

L’Italia ha bisogno di riforme urgenti per superare l’elefantiasi burocratica, l’ipertrofia legislativa, il ritardo culturale e infrastrutturale in molti campi, in primis quello tecnologico e della banda larga, la mancanza di classa dirigente, l’opacità degli interessi dominanti, un debito pubblico gigantesco, una corruzione tra i funzionari pubblici che raggiunge livelli di guardia. Tutto questo non sembra importare a chi ancora agita pateticamente lo spettro di un ritorno al fascismo, ideologia sconfitta per sempre oltre settant’anni fa, e si mostra imprigionato nelle asfittiche gabbie di un credo di sinistra sconfessato dalla storia e che tanti danni ha prodotto a intere popolazioni in molte parti del mondo.

Per di più, cosa scarsamente sottolineata o addirittura ignorata da molte voci autorevoli del mondo mediatico, durante i cortei di Macerata c’è stato chi ha insultato le vittime delle foibe. Un atteggiamento inqualificabile che, se avesse riguardato le vittime dell’olocausto, avrebbe certamente scatenato le reazioni indignate di tutta l’intellighenzia più in vista, e che invece è quasi passato sotto silenzio.

I cori vergognosi contro i morti nelle foibe ("Come belle son le foibe / da Trieste in giù", "Le sedi fasciste si chiudono col fuoco, con i fascisti dentro, se no è troppo poco"), pur provenendo dai centri sociali e da frange estreme della sinistra più becera, dovrebbero suscitare lo sdegno bipartisan, non solo quello, interessato e demagogico, delle forze di centrodestra. Le vittime dell’odio comunista nella Jugoslavia di Tito non dovrebbero avere colore politico, così come quelle dell’olocausto, e non dovrebbero dividere, a distanza di oltre 70 anni, la comunità italiana.

La manifestazione di Macerata è l’ennesima pagina buia della storia dell’antifascismo italiano, che si nutre di odio invincibile verso gli avversari politici, considerati nemici da abbattere. Esattamente come succedeva nei regimi comunisti più sanguinosi ed efferati, che, al pari dei regimi fascisti, hanno seminato terrore e violenza.