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Alchimia, comunismo e pederastia: Mario Mieli

"Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros". Così scriveva Mario Mieli, padre dell'ideologia Lgbt italiana. Ma ora il suo pensiero e la sua vita diventano esempio in uno spettacolo teatrale, pubblicizzato anche dalla Rai.

Cultura 14_04_2018
Mario Mieli

Uno ascolta il Tg regionale di RAI 3 Lombardia di venerdì e, in coda, nella rubrica degli appuntamenti culturali per il week end, sente di questo e di quello e pure dello spettacolo in cartellone al Teatro Out Off di Milano da martedì scorso a domani, domenica: Abracadabra. Incantesimi di Mario Mieli, il mago del gender, prodotto dal giornalista Maurizio Guagnetti e dall’attrice Irene Serini. La quale, intervistata a questo proposito su Gaynews.it - che ne descrive lo spettacolo come «[...] una specie di seduta spiritica» su sessualità e identità di genere - parla trasognata di Mieli utilizzando, tra il serio e il faceto, espressioni come «magia» e «pozioni magiche», laddove sul proprio blog definisce Mieli pure «alchimista».

C’è parecchio mestiere in tutto questo, eppure di pozioni Mieli si servì davvero. Per esempio quella di cui parla Francesco Paolo Del Re nell’articolo Mario Mieli, dinamite frocia contro la Norma, pubblicato sul quotidiano comunista Liberazione l’11 marzo 2008: «Il Mieli “alchemico” dell’ultima parte della sua vita narra un’esperienza magico-erotica che lo vede protagonista insieme al suo fidanzato: la celebrazione di un rito di “nozze alchemiche”, con la preparazione e l’assunzione di un pane “fatto in casa”, un dolce nel cui impasto confluivano non solo merda, sangue e sperma, ma anche ogni altra secrezione corporale, dalle lacrime al cerume. Perché? “L’abbiamo mangiato – dice Mieli – e da allora siamo uniti per la pelle. Pochi giorni dopo le “nozze”, in una magica visione abbiamo scoperto l’Unità della vita. Era come se non fossimo due esseri disgiunti, ma Uno; avevamo raggiunto uno stato che definirei di comunione”. Questa comunione vuole essere testimonianza e annuncio dell’avvento di un’armonia che, attraverso la liberazione dell’Eros, costituisce una nuova “età dell’oro”».

Omosessuale, Mario Mieli è stato il padre del “liberazionismo” omosessualista italiano. Ammirato, osannato e celebrato pressappoco come un semidio, è alla radice dell’ideologia LGBT nel nostro Paese. Nel 1983 si è suicidato a 30 anni. Nato nel 1952 in un’agiata famiglia borghese, si forma nel crogiuolo degli anni 1960 dove si mescolano marxismo, freudismo, omosessualità e orientalismo spiritualista alla Occidentali’s karma (ma su cui ha scritto pagine importanti l’anglista statunitense di origine palestinese-cristiana Edward Said [1935-2009] in Orientalismo, del 1978). Nel romanzo autobiografico Il risveglio dei Faraoni (Colibrì, Paderno Dugnano [Milano] 1994), Mieli ricorda la propria vita del 1970, quando «[…] di giorno andavo a scuola truccato, partecipavo alle occupazioni, di notte andavo a battere sotto il ponte della “Fossa”, che è un po’ il cuore di Milano e quando piove molto sembra Venezia». A Londra frequenta l’associazionismo omosessuale organizzato e nel 1971 è tra i fondatori, a Milano, del collettivo F.U.O.R.I., il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, che nel 1974 diviene una costola del Partito Radicale.

Sentendosi però più puro di così, rompe con i compagni e fonda il Fuori-autonomo solo per poi avvicinarsi alla Sinistra extraparlamentare. A Londra (fino al 1975 va avanti e indietro dall’Italia) viene prima arrestato e poi internato in una clinica psichiatrica quando, nudo e drogato, cerca nell’aeroporto di Heathrow un poliziotto con cui avere rapporti sessuali. Lo ricoverano anche al rientro a Milano e nel 1975 si sottopone a cure psichiatriche. Nel 1976 si laurea summa cum laude in Filosofia morale nell’Università degli Studi di Milano con il professore neomarxista Franco Fergnani (1927-2009). In una pagina de Il movimento gay in Italia (Feltrinelli, Milano 1999), Gianni Rossi Barilli parla di lui come del sacerdote della «[…] via transessuale, esoterica e schizofrenica alla rivoluzione; a chi desiderava comunicare un’immagine seria e omologata del movimento si rispondeva urlando “El pueblo unito è meglio travestito!”». Sulle ceneri del Fuori-autonomo, Mieli fonda dunque i Collettivi Omosessuali Milanesi. Dal 1978 si allontana progressivamente dalla scena pubblica, cade nella depressione e il 12 marzo 1983 si suicida.

La tesi con cui si è laureato viene pubblicata, rielaborata, nel 1977 con il titolo Elementi di critica omosessuale (Einaudi, Torino) e, a cura di Rossi Barilli e Paola Mieli - sorella minore di Mario, psicoanalista freudiana -, in una nuova edizione ampliata nel 2002 (Feltrinelli, Milano). La Serini, scomodando appunto la «magia» su Gaynews.it, paragona quel libro a «[...] un medicinale iniettato nel cervello, in grado di cambiare il mio sguardo sul mondo». Una pagina di quel «medicinale» afferma: «Sappiamo come, crescendo, il bambino sia costretto a sviluppare soprattutto quelle tendenze che sono un’estrinsecazione della sua mascolinità psicologica: chi lo obbliga è la società, in primo luogo tramite la famiglia, così come, mediante l’educazione e la famiglia, la società costringe la bambina a sviluppare quegli aspetti della sua personalità che sono espressione della “femminilità” psicologica. In tal modo, l’educastrazione tende anzitutto a negare l’ermafroditismo psichico e biologico presente in tutti, per fare della bambina una donna e del bambino un uomo secondo i modelli sessuali contrapposti della polarità eterosessuale». Un’altra dice: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino […] l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. […]. La pederastia […] “è una freccia di libido scagliata contro il feto” (Francesco Ascoli)», precisando: «Per pederastia intendo il desiderio erotico degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e bambini. Pederastia (in senso proprio) e pedofilia vengono comunemente usati come sinonimi». In una terza sentenzia: «La liberazione dell’Eros e la realizzazione del comunismo passano necessariamente e gaiamente attraverso la (ri)conquista della transessualità e il superamento dell’eterosessualità quale oggi si presenta». Serve altro?