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CARO VOLI

Anche Ryanair ha le sue ragioni. Le spiegava il Manzoni

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Tutti contro Ryanair. La low cost reagisce duramente all'imposizione del tetto sulle tariffe dei voli nazionali da e per le isole. Si tira tutti contro: dal ministro Urso all'Enac. Ma i danni del calmiere li spiegava già Manzoni.

Editoriali 14_09_2023
Michael O'Leary

Tutti contro Ryanair. La compagnia low cost irlandese, ancor più che le altre linee aeree che hanno permesso a moltissimi viaggiatori a basso reddito di volare in tutte le mete europee, è nel mirino di: governo italiano, Enac, Codacons, movimenti ecologisti, sindacati. Eppure ha anche le sue ottime ragioni.

In Italia, Ryanair ha alzato i toni dello scontro con il governo Meloni, a seguito del Decreto omnibus di questa estate che include anche un parziale calmiere sui prezzi. Il decreto prevede infatti lo stop agli algoritmi che alzano i prezzi per le rotte nazionali da e per le isole durante un periodo di picco di domanda e se il prezzo di vendita è del 200% superiore alla tariffa media. Inoltre vieta di fissare un prezzo a misura del cliente, dunque fissare le tariffe in base alla profilazione web o al modello di dispositivo usato.

Michael O’Leary, l’amministratore delegato di Ryanair, si è sgolato contro questo decreto, definendolo “sovietico” e “stupido”, nel senso di controproducente. L’ultimo intervento risale a due giorni fa, dunque alla vigilia del prossimo incontro fra le compagnie aeree e il governo che si terrà oggi. A detta dell’amministratore delegato, il provvedimento è “basato su dati spazzatura, consigli falsi e inaccurati di Enac (l’ente nazionale per l’aviazione civile, ndr). È un decreto stupido, ridurrà i voli aumentando le tariffe”. Quindi, detto fatto: “Abbiamo già ridotto i voli del 10% in Sardegna e lo faremo quest’inverno per la Sicilia. Le nuove rotte di quest’inverno da Orio e Malpensa saranno solo internazionali e non nazionali”.

L’intervento dell'Ad e l’annuncio dei tagli ha subito provocato una levata di scudi, prima di tutto dell’Enac che si è sentita chiamata in causa. Il suo presidente, Pierluigi Di Palma, arriva a definire l’Ad di Ryanair “clown che avrebbe messo in piedi questa storia”. Più articolata la risposta di Codacons: “Le dichiarazioni contro l’Italia e il decreto del Governo teso a calmierare i prezzi dei voli per le isole sono vergognose e devono portare a interventi urgenti. Quella di Ryanair è una vera e propria ribellione alle leggi italiane, una dichiarazione di guerra al nostro Paese con l’aggravante di ricorrere a minacce e ritorsioni, come il taglio dei voli per Sicilia e Sardegna, che finiranno per danneggiare unicamente gli utenti italiani del trasporto aereo”. Non manca neppure la replica del ministro Adolfo Urso: “l’Italia è un paese sovrano, non si fa ricattare da nessuno. Una compagnia sanzionata 11 volte dall’Autorità per la concorrenza per aver violato 11 volte le regole del mercato vada in Tribunale dove è già stata condannata più volte”.

A schierarsi dalla parte di Ryanair sono pochissimi. Ad esempio Aduc (Associazione Utenti e consumatori): “Le tariffe possono calare solo se si garantisce un corretto gioco di domanda/offerta: altrimenti gli imprenditori se ne vanno altrove e agli utenti non è possibile scegliere tra le migliori offerte di imprenditori che si contendono i clienti, ma solo usare le poche tariffe condizionate dall’imposizione dello Stato. Giusta la preoccupazione diffusa e del governo per gli aumenti delle tariffe, ma lo Stato può contribuire ad un calo solo con snellimento fiscale, semplificazione burocratica, rigore ambientale e funzionamento/velocità della giustizia”.

Sono parole fuori dal coro, quelle di Aduc, ma riprendono una lezione antica che i nostri governi tendono a dimenticare. Il calmiere, infatti, non è privo di conseguenze negative. E non stiamo parlando di possibili violazioni delle norme europee sulla concorrenza, ma proprio di conseguenze immediate sui consumatori. Il primo effetto, non a caso, è quello della cancellazione del 10% delle tratte da e per le isole da parte della compagnia low cost. Non si tratta di una “rappresaglia”, ma di una risposta logica: vengono cancellate le tratte meno redditizie. E i viaggiatori avranno dunque meno scelte.

Il prezzo, in generale, è un meccanismo di conoscenza. Un prezzo alto indica che c’è scarsità di quel bene o servizio. L’algoritmo permette un calcolo più rapido e preciso, ma non cambia la sostanza o la natura del prezzo. Se nei momenti di picco della domanda, nei voli per le isole, le tariffe aumentano del 200% o più, vuol dire che non ci sono più posti sugli aerei. Se lo Stato forza il meccanismo dei prezzi, abbassandoli per decreto, la conseguenza logica è che i posti finiranno prima.

Il calmiere crea scarsità e code, da sempre: lo descriveva anche Manzoni in tempi non sospetti, nel capitolo sull’assalto ai forni. E nel XVII Secolo non c’erano algoritmi né profilazioni dell’utente, ma la scarsità aveva provocato comunque un aumento dei prezzi del pane. E l’intervento governativo, con l’introduzione di un calmiere, aveva fatto scomparire i beni di prima necessità. Poi è facile accusare “gli speculatori” e dare l’assalto ai forni, ma il problema, comunque, non si risolve.