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Argentina: per gli abortisti (e non solo) Milei è il nemico

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A ridosso del voto, sul candidato di "La Libertad Avanza", giudicato troppo pro-life, si scatena il fuoco incrociato di tutte le lobby, argentine e non. Con le consuete allusioni papali.

Esteri 20_10_2023

In Argentina, domenica 22 ottobre si terranno le elezioni presidenziali e le elezioni legislative. Oltre a eleggere il Presidente e il Vicepresidente, si rinnoveranno 130 deputati e 24 senatori.

Javier Milei appare da molte settimane l’unico candidato certo di passare al secondo turno con il suo 35-38% di consensi stimati, a fronte dei due altri concorrenti per il ballottaggio del prossimo 19 novembre, con il 29-30% attribuito a Sergio Massa, attuale ministro dell’Economia e sostenuto dal partito populista al governo e del 24-25% di Patricia Bullrich, già ministro degli interni del governo conservatore precedente. Stupisce che nelle ultime settimane Javier Milei sia attaccato per le sue posizioni largamente pro-life dalle organizzazioni abortiste, multinazionali e argentine e sia oggetto di allusioni strumentali nell'ultima intervista rilasciata da papa Francesco proprio a ridosso delle elezioni nel suo Paese. Coincidenza o frutto anche della nuova pastorale cattolica che pone la dignità umana, in primis del concepito, in una posizione secondaria?

Nell’infuocato rush finale della campagna elettorale, il velato confronto tra Javier Milei e Papa Francesco si è riacceso. Tre settimane orsono Milei aveva riproposto le sue critiche in un'intervista all'americano Tucker Carlson: «Il Papa fa politica, ha forti ingerenze politiche, ha mostrato grande affinità con dittatori come Castro e Maduro, è dalla parte delle dittature sanguinarie».

 Il 16 ottobre scorso il confronto è tornato di attualità, dopo che papa Francesco, nella intervista all'agenzia di stampa Télam, ha messo in guardia dai pericoli dei «pagliacci messianici», in cui è difficile non vedere un riferimento a Milei. Il Papa argentino, nella stessa intervista non si è sottratto dal commentare anche le prossime elezioni del 22 ottobre, ribadendo la sua partigianeria a favore dei partiti tradizionali che hanno trascinato il Paese in un pozzo senza fondo di corruzione, inflazione e povertà. Papa Francesco ha detto di aver «molta paura dei pifferai, perché sono affascinanti. Se fossero serpenti li lascerei, ma incantano le persone... e finiscono per affogarle. Persone che credono che la crisi possa essere superata ballando al suono del flauto, con redentori fatti in una notte». Affermazioni che dimostrano la partigianeria con la quale proprio papa Francesco ha sostenuto amichevolmente da decenni i populisti abortisti ed indottrinatori LGBTI dell’attuale governo Kirchner-Fernandez che hanno devastato il Paese, depredandolo delle sue ricchezze economiche e promuovendo leggi omicide e dottrine antiumane.

Sia chiaro, Javier Milei è il meno peggio, non è certo il campione della coerenza dei valori e principi cristiani ma, a partire dal rispetto della vita del concepito, lascia i beniamini del Papa di ieri di oggi, a distanze siderali. Analizziamo tutti e cinque principali candidati dal punto di vista dei valori non negoziabili, parte essenziale della Dottrina Sociale della Chiesa e ribaditi più volte da san Giovanni Paolo II e da papa Benedetto XVI, cioè «il rispetto e la difesa della vita umana, dal suo concepimento al suo termine naturale; la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna; la libertà di educare i figli e la promozione del bene comune in tutte le sue forme» (esortazione apostolica Sacramentum caritatis, n. 83). Ed ecco cosa scopriamo.

Il candidato di "La Libertad Avanza" Javier Milei si oppone a tutti i tipi di aborto (compreso quello per stupro), tranne quando c'è un rischio certo ed indubitabile per la vita della madre che, secondo lui, è «l'unico caso in cui non si viola l'altra vita». «La vita esiste dal momento del concepimento», ha detto.  Per quanto riguarda il matrimonio tra persone dello stesso sesso, Milei considera il matrimonio solo sotto l’aspetto contrattuale e civilistico, non ne apprezza il valore di istituzione precedente e autonoma dallo Stato. In quanto semplice contratto civile, anche il matrimonio omosessuale è considerato accettabile.

Da parte sua Sergio Massa, il ministro dell'Economia e candidato alla presidenza di "Unión por la Patria" di Kirchner e Fernandez, è favorevole all'aborto, non è contrario al matrimonio omosessuale, né ad eutanasia o liberalizzazione delle droghe. La candidata della coalizione "Juntos por el Cambio" di centro-destra, Patricia Bullrich, è favorevole all'aborto e al matrimonio gay. Dei due candidati minori, il candidato di "Hacemos por Nuestro País", Juan Schiaretti è stato ambiguo sull'aborto e ha detto di voler prendere «affinché non ci siano gravidanze indesiderate», mentre si è detto favorevole ai matrimoni omosessuali. L’altra candidata, a capo del "Frente de Izquierda y los Trabajadores", la comunista Myriam Bregman, è una forte sostenitrice dell'aborto e del matrimonio omosessuale e lesbico. Non possiamo dimenticare che, nonostante le posizioni espresse dai candidati, tra  ambiguità, tiepidezze o opposizione ai principi umani e cristiani non negoziabili, Javier Milei è stato identificato dalle lobby abortiste anche multinazionali operanti nel Paese, come il nemico da abbattere.

Tre settimane orsono, il 28 settembre, una grande manifestazione si è svolta nella capitale Buenos Aires, lungo il viale che collega Plaza de Mayo al Congresso di Buenos Aires, il colore viola delle femministe si è mescolato al verde, delle abortiste, tutte in piazza con l’unico scopo di «difendere i diritti che vengono messi in discussione dal possibile arrivo al potere di Milei, che minaccia di abolire l'aborto legale».

Il vero pericolo è che, dopo il voto di domenica prossima, nelle tre settimane che precedono il ballottaggio del 18 novembre tra Javier Milei e uno dei due altri candidati principali, la pattuglia di argentini e il circolino dei gesuiti portati al potere in Vaticano e lo stesso pontefice facciano campagna elettorale, anche grazie alla tolleranza dell’attuale governo, per l’elezione di un candidato che sia abortista convinto e complice dei recenti affamatori del popolo e distruttori dell'economia del Paese. Il meglio è nemico del bene, ma sostenere il peggio è il male assoluto.



VINCITORE ALLE PRIMARIE

Argentina: chi è Javier Milei, il candidato favorito alla presidenza

17_08_2023 Luca Volontè

Con il 30% dei voti l’economista Milei ha avuto il maggior numero di consensi alle primarie per le prossime presidenziali. Libertario, con qualche idea discutibile. È però contrario all’aborto e non piace al globalismo.