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PIERANTONI RISPONDE A BUTTIGLIONE

Attenuanti o situazione? Continua la disputa su AL

Continua la disputa filosofca sull'intereptazione di Amoris Laetitia. Pierantoni replica a Buttiglione su Lifesitenews circa la sfida tra attenuanti e etica della situazione: «Come può un divorziato risposato non avere piena avvertenza? Tanto più se sta facendo discernimento?»

Ecclesia 11_10_2017

Un botta e risposta sulla nota “Correzione filiale” ha visto impegnati in questi giorni il professor Rocco Buttiglione, noto al grande pubblico italiano soprattutto per il suo impegno politico, ma filosofo di rango, e il professor Claudio Pierantoni, uno dei primi 62 firmatari della “correctio” al Papa, professore di Filosofia medioevale all’Università del Cile. 

Buttiglione è sceso in campo sul terreno del portale web Vatican insider, dove il vaticanista Andrea Tornielli lo ha intervistato, e dove già era stato schierato all’epoca dei dubia presentati dai quattro cardinali, mentre Pierantoni ha scelto oggi il palcoscenico del sito statunitense Lifesitenews. Schermaglie a parte, ci sono alcuni punti di questo botta e risposta che meritano di essere conosciuti perché aiutano a comprendere la posta in palio.  

Innanzitutto occorre indicare un punto fermo che è stato chiaramente posto dal magistero precedente ad Amoris laetitia, in particolare dall’enciclica Veritatis splendor di Giovanni Paolo II. Al numero 80 di questo documento si legge che vi sono «oggetti dell'atto umano che si configurano come «non-ordinabili» a Dio, perché contraddicono radicalmente il bene della persona, fatta a sua immagine. Sono gli atti che, nella tradizione morale della Chiesa, sono stati denominati «intrinsecamente cattivi» (intrinsece malum): lo sono sempre e per sé, ossia per il loro stesso oggetto, indipendentemente dalle ulteriori intenzioni di chi agisce e dalle circostanze». 

Ricordiamo che il contendere prossimo di tutta la disputa su Amoris laetitia riguarda l’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati che non possono ricevere una sentenza di annullamento del precedente matrimonio, che non possono separarsi per gravi motivi e che convivono more uxorio

La difesa di Buttiglione a favore della possibilità, in certi casi, di concedere l’accesso ai sacramenti a queste coppie, accesso che Amoris laetitia in qualche modo prevede indipendentemente dall’impegno a vivere in continenza, si fonda su di un punto fondamentale:  «Se manca la piena avvertenza ed il deliberato consenso un peccato può diventare da mortale veniale. L’azione è sempre sbagliata ma il soggetto che la compie non sempre ne porta l’intera responsabilità». E’ certamente su questo cardine, in sé ortodosso, che molti indicano che Amoris laetitia apra le sue porte del discernimento caso per caso e quindi all’accesso ai sacramenti.

Secondo Pierantoni, Buttiglione insiste sulle attenuanti soggettive, ma mostra di non voler entrare dentro alla differenza fondamentale che c’è tra «la dottrina delle attenuanti, che presa in sé è ortodossa, con la morale di situazione, che invece è eretica». Anzi Pierantoni sostiene che Amoris Laetitia intreccia abilmente l’autentica dottrina cattolica delle circostanze attenuanti con i concetti eterodossi dell’etica della situazione.

La prima, dice Pierantoni, «sostiene che, per quanto un’azione in se stessa sia cattiva, ci possono però essere elementi, come uno stato di grave alterazione psicologica, o l’ignoranza, che diminuiscono, o addirittura annullano, la colpevolezza soggettiva. Invece la morale di situazione afferma che in assoluto non esistono azioni intrinsecamente cattive e che, in alcune situazioni, quello che è normalmente cattivo, può essere la scelta corretta, quindi può essere oggettivamente una buona azione». Qui il riferimento è poi rivolto al famigerato paragrafo 303 di Amoris laetitia, quello già portato all’attenzione dal filosofo Josef Seifert, in cui, dice Pierantoni, si dice che «una situazione non rispondente al comandamento del Vangelo” sarebbe “ciò che Dio stesso sta richiedendo”».

«Cioè che, appunto secondo quanto sostiene l’etica della situazione, non esistono comandamenti assoluti: si noti che qui non si parla affatto di una diminuzione della colpevolezza, né di ignoranza, ma si dice proprio che il soggetto scopre, in base a una “coscienza illuminata, formata e accompagnata dal discernimento responsabile e serio del Pastore” che si tratta di una buona azione: si tratta, né più né meno, di “ciò che Dio sta richiedendo”». 

Peraltro, la dottrina delle attenuanti, secondo Pierantoni, risulta traballante anche rispetto a un'altra questione fondamentale. Ci sarebbe una sorta di cortocircuito fra la stessa dottrina della attenuanti e il cosiddetto accompagnamento. In sintesi, come è possibile che un divorziato risposato che è in discernimento e accompagnamento possa convivere more uxorio, quindi in una situazione oggettiva di peccato, e trovarsi in tale stato senza piena avvertenza e deliberato consenso? 

«Ora», dice Pierantoni, «è vero che il papa fa riferimento a circostanze attenuanti; ma il fatto è che questo riferimento contraddice il tema in oggetto, che è il discernimento: è infatti direttamente contraddittorio pretendere che “si discerna” ma “senza avvertenza”. Quindi questi “alcuni casi” in cui non c’è piena avvertenza, esistono certamente, però non si può pretendere che appartengano al tema in esame. Da questa osservazione si capisce che la dottrina delle attenuanti qui è usata solo come una maschera per dissimulare l'etica della situazione».