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Bandiere Lgbt a scuola, lei risponde con la Bibbia. Sospesa

Gabby Helsinger è una studentessa della Lebanon High School, in Ohio, che quando ha visto il suo istituto tappezzato di bandiere di un’associazione gay ha capito di non poter rimanere indifferente: «Ho sentito il bisogno di scrivere alcuni versetti della Bibbia in modo da poterli mettere in giro per la scuola». Ma la sua iniziativa non è piaciuta al preside, che l’ha sospesa. Un fatto che suscita almeno tre spunti di riflessione…

Attualità 15_03_2019

Come ci si può ribellare all’indottrinamento Lgbt nelle scuole? Meglio la ricerca di un confronto o il ruvido muro contro muro? E quale sarà la strategia migliore per difendere e testimoniare, oggi, i valori cristiani? Sono interrogativi quantomai attuali, sui quali da qualche anno si arrovellano semplici attivisti, intellettuali, perfino principi della Chiesa. Tutte domandone, insomma. Non però per Gabby Helsinger, giovane studentessa della Lebanon High School, che si trova a una cinquantina di chilometri a nord-est di Cincinnati, in Ohio. Quando Gabby ha visto i corridoi del suo istituto tappezzati di bandiere Lgbt della Gay-Straight Alliance (Gsa) non ci ha pensato due volte e ha subito capito che restare indifferenti non era possibile.

Di qui l’iniziativa della giovane, che certo non difetta d’intraprendenza: «Ho sentito il bisogno di scrivere alcuni versetti della Bibbia in modo da poterli mettere in giro per la scuola. Così ho preparato dei biglietti e li ho messi sugli armadietti e sulle pareti». Orgoglio arcobaleno versus citazioni bibliche, dunque. Un gran bel duello.

La cosa non è però piaciuta alla dirigenza delle scuole superiori della Helsinger. «Il giorno dopo», racconta infatti la studentessa, «sono stata richiamata. Mi è stato detto che c’era una lettera per me. L’ho aperta e ci ho trovato una lettera di sospensione, motivata con il fatto che avrei dato prova di maleducazione e mancanza di rispetto, perché scrivendo i versetti della Bibbia avrei preso di mira la Gsa».

La sospensione della giovane, la quale ha raccontato l’accaduto in un video che su Facebook ha totalizzato decine di migliaia di visualizzazioni, è diventato un caso nel Paese. Tuttavia, da parte della dirigenza scolastica, non c’è stata alcuna volontà di chiarire l’accaduto con l’esterno. Interpellato da Fox News, Scott Butler, il preside, si è limitato a dichiarare: «La nostra linea è quella di non discutere pubblicamente i provvedimenti disciplinari emanati sui singoli studenti. In generale, posso dire che quando qualcuno dei nostri allievi viene meno al codice di condotta, è inevitabile che vi siano delle conseguenze». Ora, lungi da noi discutere merito e legittimità dei contenuti del codice di condotta della Lebanon High School, così come non s’intende, qui, elevare Gabby Helsinger a eroina del nostro tempo. Nulla di tutto ciò. Al tempo stesso, però, è impossibile non scorgere in questa vicenda degli aspetti rilevanti, sui quali una riflessione pare opportuna.

Il primo concerne un curioso doppiopesismo che non riguarda solo le scuole dell’Ohio o degli States, ma che è ben presente anche in Italia e in Europa, ossia quello per cui promuovere le istanze del movimento arcobaleno viene percepito come un impegno culturale meritorio se non sacrosanto, mentre diffondere i contenuti religiosi cristiani passa per pericolosa ingerenza, se non perfino come minaccia alla laicità delle istituzioni. Una disparità clamorosa che però, chissà come mai, sembra andar bene un po’ a tutti.

Il secondo spunto di riflessione concerne l’apprezzabile spirito d’iniziativa di questa studentessa che, dando prova di un coraggio che tanti suoi coetanei (ma anche i più adulti) oggi si sognano, non si è persa in chiacchiere o tavoli di confronto, dandosi subito da fare per mostrare il suo dissenso sulle simbologie Lgbt.

La terza e ultima considerazione è invece una domanda, che sottintende una risposta invero molto amara: siamo proprio sicuri che nel mondo cattolico e tra gli stessi pastori affascinati da quella «misericordia» ultimamente così di moda, i più avrebbero preso le difese di Gabby Helsinger e dei suoi post-it biblici, anziché schierarsi con chi ha decretato la sua sospensione? Forse conviene davvero evitare di porselo, quest’interrogativo. Fa meno male.