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Basta insulti, ora proposte: la famiglia si gioca una chance

Un risultato, l'evento di Verona lo ha già ottenuto: mostrare l'arroganza e la pochezza di idee della "chiesa" laicista, che vuole distruggere la famiglia naturale.

Gender Watch 30_03_2019

Verona ci siamo. Parte oggi il contestatissimo Congresso Mondiale delle Famiglie, così contestato che anche ieri non sono mancate irruzioni e minacce nei confronti dei partecipanti e degli organizzatori.

Sul fronte #censuriamo, la ciliegina sulla torta dopo due settimane di campagna martellante fatta di agguati e calunnie, offese e minacce, l’ha messa Amnesty International che in una nota ha definito il Congresso “un evento ostile ai diritti umani”. Il motivo? A Verona si afferma la famiglia naturale come unità stabile della società, si sostiene che l’aborto è un omicidio e si patologizza l’omosessualità. Con queste premesse dovrebbero essere tutti da arrestare.

Invece le cose non stanno proprio così dato che nessuno parlerà dell’omosessualità come patologia, semmai come comportamento. Insomma, la difesa della famiglia naturale è dunque una violazione dei diritti umani. Amnesty invece sarà a Verona per riaffermare un’agenda di diritti che ormai conosciamo bene: basti solo citare – dicono - “la perdurante mancata estensione della cosiddetta “Legge Mancino” ai crimini di natura omofobica”. In compenso però – a proposito di diritti umani - sarà assieme a International Planned Parenthood Federation European Network e Unione degli atei e degli agnostici razionalisti nella città di Romeo e Giulietta al corteo che si svolgerà sabato. Che involuzione per una realtà nata in ambito cristiano e finita ora con la multinazionale degli aborti e le associazioni atee.

Per la categoria #bavaglio democratico la vigilia del Congresso è stata animata anche da un altro episodio di censura. Il demografo Giancarlo Blangiardo, che da poche settimane è presidente dell’Istat, ha dovuto dare forfait alla sua partecipazione al seminario sull’inverno demografico. Blangiardo è stato preso di mira dalla Cgil di Maurizio Landini che gli ha ricordato il suo dovere di essere super partes nel suo ruolo di presidente dell’Istat.

“Indecoroso per l'ente, è un summit politico contro i diritti delle donne e dei gay”, ha tuonato. Così ha dovuto rinunciare alla sua presenza. In effetti quello della demografia non è un tema proprio neutrale: le cause della crisi demografica possono essere anche individuate, in parte, nel numero di esseri umani abortiti nel corso degli ultimi 50 anni e le ricette per invertire il trend dell’inverno demografico possono passare dall’incentivazione della famiglia al ripopolamento dell’Europa per via immigrazionista. Due strade opposte che delineano due visioni della vita e della persona umana divergenti. Blangiardo non appartiene certo alla seconda corrente dato che è già stato subissato di critiche perché da tempo sostiene che il calcolo della popolazione mancante all’appello debba essere fatto dal concepimento e non dalla nascita. Meglio dunque silenziare un protagonista dell’analisi delle culle vuote.

Nel settore #violenti, ma liberi, c’è da registrare l’irruzione di alcuni antagonisti veronesi nel palazzo della Gran Guardia dove si stava lavorando alacremente per l’allestimento degli spazi per questa mattina.  Megafono, mascherine antigas e proclami da collettivo anni ’70: “Disinfestiamo”. La scenetta si è conclusa in pochi minuti non senza qualche spintone al motto di “non mi metta le mani addosso” del capo antagonista rivolto agli uomini della sicurezza del Congresso. Della serie: okkupiamo, ma non provate a fermarci. Ovviamente, anche per questo siparietto, così come per tutti gli altri agguati e aggressioni di questi giorni, nessuno chiederà scusa.

Il clima è dunque pesante e a renderlo tale sono anche i tanti commenti di quel mondo cattolico che ha deciso di non partecipare all’evento perché troppo “di destra”. Tra questi anche Avvenire che, per tenere desta la categoria #la famiglia siamo solo noi ha preso ancora una volta le distanze dal Congresso. Come? Stavolta con un’intervista al sociologo Pier Paolo Donati che ha confermato la narrazione che “siamo d’accordo, ma non nel metodo”. E quale sarebbe secondo il docente, esperto di politiche famigliari, la modalità che non va bene?  “La partecipazione delle delegazioni di alcuni Paesi dell’Est di chiaro orientamento politico”. Ovviamente a dare fastidio è la presenza del modello Ungheria. Il Paese di Orbàn sta investendo moltissimo sulle politiche famigliari e non sull’immigrazionismo, ecco perché non piace al mainstream europeo che lo accusa di essere razzista, xenofobo, omofobo etc etc…

Dunque: da anni, professori come Donati predicano che la politica debba occuparsi di famiglia e di politiche famigliari strutturali e non assistenziali (lui stesso rivendica la presentazione di un ottimo piano che giace nel cassetto da anni) e quando finalmente – grazie alla politica e elezioni libere e democratiche – un partito europeo va al governo e inizia a fare quello che tutti i Paesi del vecchio continente dovrebbero fare per risollevare la famiglia… no, questo non va bene. Ovviamente si tratta sempre di critiche preventive dato che nessuno ha finora criticato nel merito la ricetta ungherese o lituana per le famiglie. Si resta sempre all’interno delle categorie politiche dentro le quali si critica con più facilità e maggior copertura.

Davvero un salto mortale per sostenere il contrario di quello che si è sempre sostenuto. Ma l’intervento di Donati su Avvenire verrà ricordato anche per un altro salto mortale. Secondo il sociologo bisogna sostenere le famiglie con capacità generativa. Quindi porte aperte anche alla Fecondazione omologa, che va sostenuta, a differenza di quella eterologa perché quest'ultima comporta problemi di paternità e maternità per i bambini. Ovviamente degli embrioni eliminati durante la tecnica riproduttiva, anche omologa, neanche un cenno. Saranno un effetto indesiderato e niente più.

Comunque vada, oggi finalmente si comincia e si inizierà così a parlare di qualche cosa di concreto e non di slogan. Basta insulti, adesso aspettiamo prposte, cultura, confronto internazionale, modelli, testimoni. Se non altro, un risultato questo XVI congresso che approda in Italia l’ha ottenuto: è servito a farci vedere – ancora una volta - che famiglie Lgbt, aborto, omosessualità e teoria gender sono dogmi di una vasta Chiesa “transnazionale” che abbraccia in un unico mantello arcobaleno ampi settori ecclesiali, partiti di Sinistra radicali e massimalisti e elite mediatiche e pseudoculturali che esercitano un potere forte dopo aver promosso per anni la loro influenza sotto forma di lobby.

A Verona – piaccia o no – si è palesato un nuovo modo di coinvolgere la politica su famiglia naturale e vita. Ma non bisogna illudersi perché allo stato attuale delle cose tutti i partiti, compresi Lega e Fratelli d'Italia che hanno risposto al Congresso di Verona, sono tenuti sotto monitoraggio dal pensiero laicista dominante e le recenti posizioni di Salvini e Meloni sull'aborto lo testimoniano. Ma un popolo c'è, ed è disposto a caricarsi l'incombenza degli insulti e dalla forza della proposta innovativa che arriverà dalla Gran Guardia, si comprenderà per lo meno se il vento anche in Italia potrà cambiare o se invece si sarà trattato dell’ennesima passerella.

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