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BIRMANIA

Beato Clemente, invocato «Protettore dei bambini»

Domenica 26 giugno, in Piazza del Duomo a Milano verrà beatificato padre Clemente Vismara, missionario del Pime in Birmania per 65 anni.

Attualità 23_06_2011
vismara bambini

Domenica prossima 26 giugno, in Piazza del Duomo a Milano verrà beatificato padre Clemente Vismara, missionario del Pime in Birmania per 65 anni, morto a Mong Ping nel 1988 a 91 anni. Una causa di beatificazione rapidissima, tenendo conto della prudente lentezza della Congregazione dei Santi. Clemente Vismara era nato ad Agrate Brianza nel 1897. Rimasto orfano dei genitori in tenera età, è allevato dai parenti, a 14 anni entra nel seminario diocesano minore di Milano, ma nel 1916 è chiamato alle armi e trascorre tre anni in trincea. Scriveva: “Ho visto tante crudeltà e sofferenze e ho capito che vale la pena di spendere tutta la vita solo per Dio”.

Nel 1919 entra nel Pime di Milano, è ordinato sacerdote dal card. Eugenio Tosi arcivescovo di Milano nel 1923 e due mesi dopo parte per la Birmania, destinato alla nascente diocesi di Kengtung. Dopo alcuni mesi di ambientazione viene portato, a sei giorni di cavallo, a Monglin e lasciato solo con tre orfani, col compito di fondare una nuova missione. Vismara si adatta alla vita durissima dei pionieri. Era nel cosiddetto “triangolo dell’oppio”, ai confini con Cina, Laos e Thailandia, in una regione montuosa e forestale tormentata da guerriglie tribali, contrabbandieri d’oppio, briganti, fra popolazioni che vivevano in condizioni disumane e soffrivano la fame. Padre Clemente vive in un capannone di fango e di paglia e scrive: “Qui è peggio di quando ero in trincea, ma questa guerra l’ho voluta io e con l’aiuto di Dio debbo combatterla fino alla fine”.

Visita i villaggi, aiuta la gente come può, insegnando a canalizzare l’acqua per le risaie con tubi di bambù, a coltivare verdure là sconosciute (pomodori, cipolle, zucchine, melanzane), a costruire case in muratura, fa crescere il frumento e il mais, ecc. Soprattutto porta alla missione orfani e bambini denutriti, allevandoli con l’aiuto di donne del posto. Capisce subito che la speranza dei tribali e della Chiesa sono i bambini, educati ad una vita civile e cristiana. Nel 1931 vengono le suore italiane di Maria Bambina ad aiutarlo e gli assicurano l’assistenza sanitaria e la cura di orfani e orfanelle. La sua vita missionaria è tutta centrata sulla formazione di comunità cristiane, che in genere nascono da famiglie nate dai matrimoni tra i giovani e ragazze dei suoi orfanotrofi, e poi dalla conversione di altri tribali che vedono in concreto come la vita cristiana è esemplare per tutti.

In 65 anni di missione padre Vismara ha fondato cinque nuove parrocchie in due regioni diverse della diocesi di Kengtung, lasciando alla sua morte un centinaio di villaggi cattolici, cinque nuovi sacerdoti e 14 suore (diversi dei quali si chiamano  Clemente e Clementina) e poi una schiera di meccanici, falegnami, tecnici di costruzioni, infermiere, insegnanti, professionisti, autorità civili e militari. Già alla sua morte lo veneravano e pregavano come un santo.

Perché la Chiesa lo proclama Beato, quando la sua vita era come quella di molti altri missionari? Appunto perché ha lasciato una forte “fama di santità” non solo fra i cristiani, ma anche fra gli animisti e i buddhisti, e poi la Congregazione dei Santi ha certificato, interrogando 130 testimoni e leggendo molte altre dichiarazioni, che Clemente aveva esercitato le virtù cristiane “in modo eroico”. Infine perché la severissima Commissione medica della Congregazione ha approvato uno dei sei “supposti” miracoli che abbiamo presentato, dovuti alla sua intercessione. Quello di un bambino di 10 anni, Joseph Tayasoe, che precipita da quattro metri di altezza da una pianta, batte la testa su una grossa pietra e fracassa il cranio, aprendovi una grossa crepa, entrando in coma e perdendo sangue dal naso e dalle orecchie. Dopo quattro giorni di coma, una suora fa pregare padre Vismara dai bambini della sua scuola e Joseph improvvisamente si sveglia, del tutto guarito. Oggi è un giovane uomo di 22 anni che sarà presente domenica prossima in Piazza Duomo per la beatificazione di Clemente.

Clemente Vismara è il primo Beato della giovane e vivace Chiesa birmana, che nel 1983, quando compiva i 60 anni di vita in Birmania, i vescovi locali hanno proclamato “Patriarca della Birmania”. Ma è soprattutto ricordato, anche in Italia, come “protettore dei bambini”, per due motivi: era un educatore esemplare dei minori e ancor oggi fa molte grazie a coppie che lo pregano per avere un bambino, perché il loro piccolo non sta bene, ecc. Il 16 maggio 2010 sono andato nella casa del Pime a Mascalucia (Catania), dove ho incontrato una cinquantina di coppie devote di padre Vismara.  Commoventi le testimonianze di cinque giovani coppie che hanno ottenuto il loro primo figlio attraverso la preghiera in comune fra marito e moglie a padre Clemente. E hanno portato con sé i piccoli, mentre altri sono già in arrivo.

Una signora ha detto fra le lacrime, ed è stata molto applaudita, che era incinta e i medici le consigliavano di abortire perché il bambino non poteva nascere bene. Lei e il marito l’hanno voluto ad ogni costo e oggi hanno un bel bambino che è la gioia di tutta la famiglia. Un’altra signora dice: “Avevo già 45 anni quando donai una foto di padre Clemente ad una mia conoscente che non era riuscita ad avere una gravidanza. Ne tenni una per me e pregavo per lei affinchè fosse esaudito il suo desiderio. Dopo qualche mese ho avvertito che qualcosa cambiava in me. Ho pensato: è la menopausa che arriva. Ho fatto gli esami e quasi non credevo quando mi dicono: lei è incinta! Il bambino è nato bene e non sappiamo come ringraziare il Signore che ce l’ha dato. Anche la mia conoscente ebbe la grazia della gravidanza e della maternità”.

Le famiglie che hanno ottenuto il loro figlio pregando padre Clemente sono molto più numerose. Di due altre non presenti sono state lette le testimonianze scritte.  Le famiglie presenti a Mascalucia hanno pregato affinchè padre Clemente Vismara venga presto proclamato beato e presentato a tutta la Chiesa come un missionario modello e protettore dei bambini.