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COALIZIONI FRAGILI

Centrodestra sempre più giù. Si spacca Forza Italia

Nuova scissione interna a Forza Italia. Berlusconi prende improvvisamente le redini del partito, blocca ogni progetto di primarie aperte e annuncia l'alleanza con cespugli democristiani. E allora Toti si ribella ed esce dal partito, mentre la Carfagna rinuncia al suo ruolo di coordinatrice. Partito azzurro sempre più giù: i sondaggi lo danno al 6%

Politica 02_08_2019
Toti e Carfagna

Gli ultimi sondaggi danno Forza Italia al 6%, poco meno di Fratelli d’Italia. La fase discendente della parabola azzurra vive la sua fase più acuta e ieri si è consumato l’ennesimo dramma dentro il partito. Il governatore ligure Giovanni Toti, nominato un mese e mezzo fa coordinatore con Mara Carfagna, se n’è andato sbattendo la porta: «Non si ha intenzione di cambiare alcunchè – ha detto - dunque credo che questa avventura, cominciata il 19 giugno per provare a cambiare qualcosa, onestamente finisca qua. Buona fortuna a tutti».

Ieri, al termine della riunione del Tavolo delle regole per il congresso forzista, Toti ha chiarito di non condividere l’evoluzione del dibattito interno e di trarne le dovute conseguenze: «Mi pare che ci siano le condizioni per cui ognuno vada per conto suo. Semmai è Forza Italia che esce da se stessa... Buona fortuna a tutti!».
Doveva essere una riunione decisiva sul cosiddetto "tavolo delle regole", per la riorganizzazione del partito. Ma Silvio Berlusconi ha deciso di spiazzare tutti lanciando ieri, in un’intervista rilasciata al Giornale, il nuovo soggetto politico, "L'altra Italia", che dovrebbe chiamare a raccolta tutti i moderati, recuperando voti al centro attraverso una federazione con alcuni cespugli di centro. Non a caso si è parlato di un “nuovo predellino”. «Una triste federazione con qualche cespuglio equidistante tra Lega, Fdi e Pd non è quello che chiedono i nostri elettori: sarebbe una politica miope che sa tanto di prima fase della seconda Repubblica», ha commentato lo stesso Toti. 

Al termine della riunione di ieri il Presidente Silvio Berlusconi ha deciso la nomina di un Coordinamento di presidenza: a superamento degli incarichi conferiti in data 19 giugno, il Coordinamento sarà costituito dalla senatrice Annamaria Bernini, dalla vicepresidente della Camera Mara Carfagna, dai deputati  Mariastella Gelmini, Sestino Giacomoni e dal vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani. Il “tavolo delle regole” ha messo a punto una proposta di modifica dello statuto di Forza Italia che riconosce al leader Silvio Berlusconi la scelta della linea politica e pieni poteri sulla definizione delle liste elettorali. «Resteranno in carico al Presidente i poteri di indirizzo politico e la compilazione delle liste per le elezioni», si legge a conclusione del testo. Ma all'interno nel partito azzurro quella del Cav è tutt'altro che una decisione indolore, tanto che Carfagna annuncia subito, in una nota molto dura, che intende rinunciare a far parte del Coordinamento: «Apprendo dalla stampa di un superamento delle decisioni assunte dal Presidente Berlusconi il 19 giugno innanzi ai gruppi parlamentari di Forza Italia e dell'insediamento di un coordinamento di presidenza. Coordinamento del quale nessuno mi ha chiesto di far parte e di cui non intendo far parte. E' una scelta in direzione esattamente contraria alle intenzioni che mi ha manifestato Berlusconi. Credo che questo sia il modo migliore per uccidere Forza Italia e io non farò parte del comitato di liquidazione».

Con la scissione di Toti, pronto a fondare un suo movimento in appoggio a Matteo Salvini, e con i dissapori della Carfagna e di altri big del partito, Forza Italia si impoverisce ulteriormente e perde definitivamente la sua centralità nell’ambito del centrodestra, candidandosi a un ruolo assolutamente marginale. Di fatto il Cavaliere, con il gioco delle tre carte, ha tenuto imbrigliati per un po’ gli ambiziosi Toti e Carfagna, poi li ha di fatto gelati riprendendo in mano lo scettro della conduzione del partito e stoppando ogni ipotesi di primarie aperte, che avrebbero potuto portare all’azzeramento della classe dirigente. Secondo Toti, per riannodare i fili del dialogo con l’elettorato, si sarebbero dovute svolgere primarie aperte a tutti i simpatizzanti, mentre Berlusconi ha stroncato la sua idea: «Giusto ricorrere al voto per la scelta dei soggetti a cui affidare responsabilità, ma gli elettori dovranno essere solo gli iscritti a Forza Italia».

Questi eventi confermano amaramente che il fondatore di Forza Italia ha perso il contatto con il suo elettorato e ben difficilmente riuscirà a frenare l’emorragia di consensi che appare ormai inesorabile. Con questa ennesima chiusura autarchica di Forza Italia, il centrodestra tradizionale può considerarsi defunto. Matteo Salvini continua a crescere nei sondaggi e se si votasse oggi potrebbe addirittura fare a meno dei voti berlusconiani. Otterrebbe il premio di maggioranza e in un realistico polo sovranista con Giovanni Toti e Giorgia Meloni potrebbe governare il Paese. Ma a questo punto per chi voteranno i cosiddetti moderati? Nascerà un nuovo contenitore sulle ceneri del partito azzurro? E chi ne sarà il leader? Interrogativi ai quali verranno date risposte chiare solo quando sarà certa la data delle prossime elezioni politiche.