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Sport

Ciclismo, via i trans dalle gare femminili

 L'Union Cycliste Internationale ha escluso gli atleti transessuali dalle gare femminili per inoppugnabili evidenze scientifiche

Gender Watch 19_07_2023

L’Union Cycliste Internationale (UCI) ha deciso di escludere dalle competizioni femminili i transessuali, ossia uomini che si credono donne. Il divietò riguarderà però solo gli atleti che hanno compiuto la transizione dopo la pubertà.

Scrive l’UCI: «Il comitato direttivo dell'UCI ha preso atto dello stato delle conoscenze scientifiche, che non confermano che almeno due anni di terapia ormonale di affermazione del genere con una concentrazione target di testosterone plasmatico di 2,5 nmol/L siano sufficienti per eliminare completamente i benefici del testosterone durante pubertà negli uomini. […] Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, è anche impossibile escludere la possibilità che fattori biomeccanici come la forma e la disposizione delle ossa degli arti possano costituire un vantaggio duraturo per le atlete transgender». Le nuove regole sono entrate in vigore lo scorso 17 luglio.

Il presidente dell’UCI, in una sua dichiarazione a riguardo di questo nuovo cambio di rotta, è stato politicamente corretto, ma nonostante questo ha dovuto arrendersi alle evidenze scientifiche: «Vorrei inoltre ribadire che l'UCI rispetta e sostiene pienamente il diritto delle persone di scegliere il sesso corrispondente alla propria identità di genere, qualunque sia il sesso loro assegnato alla nascita, ma ha il dovere di garantire, soprattutto, pari opportunità per tutti i concorrenti nelle competizioni ciclistiche. È questo imperativo che ha portato l'UCI a concludere che, dato che lo stato attuale delle conoscenze scientifiche non garantisce tale parità di opportunità tra atlete transgender e partecipanti donne cisgender, non era possibile […]autorizzare la prima a correre nelle  categorie femminili».