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PARLA VIGANO'

"Con mio fratello andò così. E finanzio missioni in Africa"

Un documento dei legali dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò offre una prospettiva chiara di quella che è stata una vicenda pesantemente strumentalizzata, che hanno preso a pretesto la vicenda giudiziaria con il fratello per sminuire la credibilità della testimonianza sul problema di McCarrick. "Col mio patrimonio finanzio missioni in Africa", ha detto l'ex nunzio.

Ecclesia 04_12_2018

Un documento dei legali dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò offre una prospettiva chiara di quella che è stata una vicenda pesantemente strumentalizzata da alcuni organi di stampa e siti di apologetica cattolica. Che hanno preso a pretesto quella vicenda giudiziaria per cercare di sminuire la credibilità della testimonianza data dall’ex nunzio negli Stati Uniti sul problema di McCarrick, delle sue coperture e complicità, in America e in Vaticano, e della sua influenza sulla “politica” di nomine vescovili e cardinalizie. Dobbiamo ricordare che a quella testimonianza finora (sono passati quasi cento giorni) non c’è stata nessuna smentita; e che anzi la lettera aperta del cardinale Ouellet, anche se molto severa nei toni verso Viganò, ha di fatto confermato quello che all’inizio alcuni mettevano in dubbio, e cioè l’esistenza di provvedimenti restrittivi presi da Benedetto XVI nei confronti di McCarrick. Così come dura da quasi cento giorni il silenzio del Pontefice, chiamato direttamente in causa sul caso McCarrick dalla testimonianza diretta dell’ex nunzio. E anche qui non ci sono state smentite.

Ci sono stati invece molti attacchi “ad personam, come è nello stile delle corti, e quando si è sparsa la notizia che il tribunale civile di Milano aveva ingiunto a Carlo Maria Viganò il pagamento di un milione e ottocentomila euro a suo fratello Lorenzo per una disputa sulla divisione di un’eredità è ripartita l’operazione di demolizione della figura dell’arcivescovo. Ma il documento reso pubblico ieri dai legali racconta una storia molto diversa, come potete vedere. E non è escluso che vi siano conseguenze legali per quanti – nei giornali e sul web – si sono lasciati trascinare dall’entusiasmo polemico a parlare di truffe e furti. Ecco il documento:

“In relazione alle recenti infondate notizie apparse su plurimi organi di stampa e in altri media, in ordine ad un’asserita condanna per “truffa”, “furto” o sottrazione di denaro, in danno del fratello Don Lorenzo Viganò, Monsignor Carlo Maria Viganò precisa quanto segue:

1)  Il Tribunale di Milano, con sentenza n. 10359/2018 del 9 Ottobre 2018, ha ordinato a Mons. Viganò di pagare, a fronte di una domanda giudiziale di divisione di beni mobili e immobili e conguaglio dei reciproci rapporti in dare / avere con il fratello Don Lorenzo Viganò, l’importo capitale di circa Euro 1,8 milioni, a fronte di una richiesta iniziale di Don Lorenzo Viganò di quasi 40 milioni di Euro, cifra questa macroscopicamente irreale rispetto all’effettivo valore del beni dell’intera comunione fra i due fratelli;

2)  con la suddetta sentenza, che nessuna delle due parti ha impugnato e che è dunque passata in giudicato, il Tribunale di Milano ha rigettato tutte le altre domande proposte da Don Lorenzo Viganò, il quale iniziò la causa contro il fratello negandosi a qualsiasi mediazione da parte della famiglia.

3)  Mons. Viganò ha già spontaneamente saldato tutti gli importi statuiti dalla sentenza;

4)  Don Lorenzo Viganò, all’esito della sentenza, ha percepito sostanzialmente quanto avrebbe percepito se avesse accettato le proposte transattive formulate dal fratello, pro bono pacis, nel corsodel giudizio;

5)  Da oltre 10 anni Don Lorenzo Viganò ha sottoposto Mons. Viganò ad un assedio giudiziario e ad una campagna di vera e propria diffamazione a mezzo stampa, omettendo di informare i compiacenti giornalisti che il fronte da essi capitanato ha dovuto abbandonare od ha perso, sinora, tutte le oltre 10 cause civili, penali, amministrative proposte;

6)  Ciò nonostante, Mons. Viganò ha sempre subito in silenzio tali aggressioni, per evitare ulteriori strumentalizzazioni delle vicende giudiziarie familiari, che nulla hanno a che vedere con le altre note vicende “istituzionali” che lo hanno coinvolto;

7)  I beni mobili e immobili sono pervenuti ai due fratelli quale eredità indivisa dei genitori, i quali erano imprenditori nel campo industriale;

8)  Mons. Viganò ha destinato la maggior parte del suddetto patrimonio ad opere di carità e di religione, fra cui la costruzione di un Seminario in Nigeria ed un Carmelo in Burundi e continuerà a farlo.

9)  Quanto ai dolorosi rapporti personali con suo fratello, Mons. Viganò ama profondamente suo fratello Don Lorenzo e non smetterà mai di sperare e pregare che suo fratello abbia a rappacificarsi con lui e a riprendere con lui i rapporti, a cui si è unilateralmente, totalmente e improvvisamente negato fin dal novembre 2008, quando fuggì da Milano accusando il fratello Mons. Carlo Maria di volerlo sequestrare. Anche per questo motivo, pur avendone validi motivi, Mons. Viganò non ha impugnato la sentenza di primo grado, pur ritenendola, per molti versi, errata ed ingiusta.

10)  Mons. Viganò intende affidare ai propri legali di perseguire con querele penali ogni tentativo di diffamazione nei suoi confronti”.

Il documento non lo dice, ma diverse volte, nel corso degli ultimi anni, Carlo Maria Viganò ha cercato, anche con la mediazione di alcuni vescovi, di convincere suo fratello a riappacificarsi con lui, e con altri membri della famiglia che sostengono Carlo Maria Viganò in questa querelle. Ma purtroppo neanche queste mediazioni episcopali hanno avuto fortuna. E, comunque, dobbiamo ricordare sempre che per quanto sfortunata e certamente dolorosa per la famiglia Viganò sia questa vicenda, essa non ha nulla a che fare con il problema ben più grave per cui l’ex nunzio è salito agli onori delle cronache.