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EGITTO

Così i Fratelli Musulmani stanno conquistando l'Europa

Le condanne a morte comminate nei giorni scorsi dai giudici egiziani colpiscono anche personaggi ben radicati in Europa, come Yusuf Qaradawi e Ibrahim El Zayat. La strategia è integrarsi nelle istituzioni occidentali per promuovere la causa islamica dall'interno.

Esteri 20_06_2015
Yusuf Qaradawi

Il 16 giugno scorso l’Egitto ha compiuto un ennesimo passo lungo la via coraggiosa, delicata e talvolta disperata della repressione del movimento dei Fratelli musulmani in generale e dei suoi principali esponenti a livello nazionale e internazionale. Purtroppo quel che spesso non viene riportato dalla stampa è, da un lato, lo stretto legame tra quanto sta accadendo in Egitto – in modo particolare i procedimenti giudiziari in atto - e l’Occidente, dall’altro quanto il movimento dei Fratelli musulmani  sia un movimento globale con ormai profonde radici in Europa e negli Stati Uniti.

Ad esempio, le sentenze di morte emesse il 16 giugno vedono coinvolte almeno tre persone che hanno stretti legami con l’Europa e che sono collegate in vario modo alla Fratellanza. Il nome più noto è senza dubbio quello del predicatore egiziano, residente da anni in Qatar, Yusuf Qaradawi. Yusuf Qaradawi non è solo il presidente dell’International Union of Muslim Scholars (IUMS) con sede a Doha, ma è anche il presidente del European Council for Fatwa and Research, con sede a Dublino, che è il punto di riferimento teologico della maggior parte delle organizzazioni islamiche europee ideologicamente schierate con i Fratelli musulmani. Qaradawi è celebre per il suo sostegno agli attentati suicidi, per promuovere una concezione opportunistica del jihad che può essere invocato ogniqualvolta ci si trovi in presenza di un “tiranno” o di un “oppressore”.

Qaradawi ha anche affermato, commentando l’annuncio del ritorno del califfato da parte di Abu Bakr al-Baghdadi, nell’agosto 2014 che l’istituzione “non deve essere necessariamente come il primo califfato islamico, può invece essere un’unione federale, può essere che questa unione inizi come l’Unione Europea e si evolva gradualmente”.  Si tratta di un’affermazione che descrive la strategia chiave del movimento fondato da Hasan al-Banna, quella della gradualità che molto spesso viene confusa con la moderazione. Si tratta invece della teoria del tamkin, dell’empowerment, della presa di potere lenta e graduale. Il tamkin prevede diversi livelli ed è stato adattato dalla Fratellanza in modo diverso a seconda dei tempi e dei luoghi.

Già Hasan al-Banna proponeva di partire dal singolo musulmano, per passare alla famiglia musulmana, poi alla società musulmana e infine allo Stato/califfato. Recentemente Mohamed Louizi, un ex-membro dell’Unione delle Organizzazioni Islamiche in Francia (UOIF), ha illustrato come in Occidente il tamkin sia stato sostituito dal tawtin, ovvero dal “diventare cittadino” integrato nelle istituzioni in modo da poterle influenzare dall’interno e promuovere la causa “islamica” che di fatto è “islamista”, ovvero la causa dell’islam politico che nulla ha a che fare con l’islam religione, tanto che nel mondo arabo i Fratelli musulmani vengono definiti i “tujjar al-din”, i mercanti della religione.

Aiuta a meglio comprendere questa strategia Ibrahim El Zayat, l’altro condannato in absentia in Egitto nel processo che riguarda “lo spionaggio con Hamas”. El Zayat è nato in Germania nel 1968 dall’imam egiziano Farouk El Zayat e da madre tedesca. È uno degli uomini chiave in numerose organizzazioni affiliate direttamente o ideologicamente con la Fratellanza. Dal 2002 al 2010 è il Presidente dell’Islamische Gemeinschaft in Deutschland (IGD), associazione la cui storia è strettamente connessa con gli albori della presenza dei Fratelli musulmani in Europa.

El Zayat è uno dei fondatori della Federazione delle Organizzazioni Islamiche in Europa (FIOE) con sede a Bruxelles, un membro del Consiglio di amministrazione dell’Europäische Moscheenbau- und Unterstützungs Gemeinschaft (EMUG) - che gestisce più di cinquecento moschee in Europa – e dell’Europe Trust, un’organizzazione finanziaria legata attraverso molti personaggi alla Fratellanza e nel cui direttivo figura anche Ali Abu Shwaima, responsabile del Centro Islamico di Milano e Lombardia. È anche membro per la Germania – unitamente alla moglie Sabiha Erbakan, nipote di Necmeddin Erbakan – dell’European Muslim Network, presieduto da Tariq Ramadan e che ha tra i membri italiani Hamza e Davide Piccardo. In passato El Zayat è stato presidente del Forum of Muslim Youth and Student Organizations (FEMYSO) - con sede a Bruxelles -, rappresentante europeo della ONG saudita World Assembly of Muslim Youth (WAMY), membro dell’Institut Européen des Sciences Humaines (IESH) - con sede a Chateau-Chinon in Francia e tra i cui fondatori figura ancora una volta Ali Abu Shwaima. Attualmente El Zayat è chairman di Islamic Relief Worldwide e di Islamic Relief UK

A prescindere dal giudizio sulle condanne emesse in Egitto, queste sono certamente utili per tracciare la rete globale, diretta o indiretta, con la Fratellanza. Le figure di Qaradawi e di El Zayat illustrano chiaramente quanto il movimento fondato da Hasan al-Banna sia penetrato in Europa non solo attraverso le moschee, ma anche attraverso le ONG, le associazioni e la finanza. Non si può certamente parlare di un’organizzazione terroristica, ma senza dubbio di una rete tentacolare, ben strutturata e intelligentemente costruita – talvolta camuffata – che, proprio come auspicato da Hasan al-Banna, si sta muovendo indisturbata e gradualmente aggiungendo un tassello dopo l’altro al fine di raggiungere una piena “integrazione”.