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TRA INTUIZIONI ED ERRORI

Due postille al libro di Fusaro sul cristianesimo

Nel volume La fine del cristianesimo, Fusaro argomenta che sia stato il turbocapitalismo a eliminare Dio. Ma per dimostrare la sua tesi cita autori, da Marx ad Adorno, che in realtà hanno contribuito al processo da lui denunciato.

Dottrina sociale 01_08_2023

Il volumone (450 pagine) di Diego Fusaro La fine del cristianesimo (Piemme, 2023) si presta, data la mole e l’argomento trattato (“La morte di Dio al tempo del mercato globale e di Papa Francesco”), a ben più di una semplice postilla. Ma in un blog come questo bisogna accontentarsi.

La sua tesi di fondo è che è stato il turbocapitalismo moderno a eliminare Dio e con Lui qualsiasi significato sacro e trascendente affinché tutto sia disponibile alla libera circolazione delle merci o, meglio, affinché tutto sia merce. Secondo lui anche la Chiesa di Francesco si presta a questo gioco. Nel libro ci sono molte ripetizioni (le pagine avrebbero potuto essere la metà), molte valide intuizioni (Il Sessantotto come «evento fondamentale di liberazione non dal capitale ma del capitale», p. 65), molti nodi da chiarire. Ne dico solo due.

Fusaro cita tanti autori per dimostrare questa sua tesi, chiamandoli al banco dei testimoni dell’accusa. Per esempio, Fichte, Hegel, Marx, Nietzsche, Lacan, Foucault, Adorno, Pasolini eccetera. Tutti costoro, secondo lui, avrebbero denunciato e messo in guardia dal materialismo che tutto mercifica. Invece questi nomi rientrano tra i responsabili del processo dell’immanentismo moderno contro cui egli si scaglia. Prendiamo Marx, che Fusaro continuamente cita quando, insieme a Engels, afferma che nella società borghese tutto viene sconsacrato. Il marxismo è stato un campione in questa sconsacrazione che nella società finale comunista raggiungerebbe la massima realizzazione. Il comunismo non contesta la sconsacrazione borghese, la porta a compimento. In questo modo il libro rimane molto confuso sulle origini del fenomeno che denuncia.

La seconda postilla. Fusaro afferma che «un materialismo della prassi è una contraddizione in adiecto. Ciascuno dei due termini nega l’altro» (p. 59). Non è vero! Lo storicismo e il prassismo del marxismo, per esempio, sono esempi di materialismo. Per lui c’è materialismo quando prevale la logica dell’adaequatio, mentre non c’è materialismo quando «la verità corrisponde all’azione volta a uniformare l’Oggetto con il Soggetto» (59). Se così fosse, allora san Tommaso sarebbe materialista e dovrebbe essere equiparato a Comte. Per Fusaro una cosa o è “data”, e allora si ha materialismo, o è “mediata”, e allora non si ha materialismo. Non è vero! Tutta la filosofia moderna è materialista proprio perché “mediata”. Sul participio “data” Fusaro fa una grande confusione. C’è il “dato” dei fatti empirici e c’è il “dato” dell’essere: il primo non è rivelativo di alcuna trascendenza, il secondo sì.