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HUMANAE VITAE

E "Avvenire" tira la volata alla contraccezione

Prima smentito, poi minimizzato dal quotidiano dei vescovi, il gruppo di studio storico sulla Humanae Vitae sta in realtà ponendo le basi per cambiare l'insegnamento della Chiesa in materia di sessualità. Come dimostrano le conversazioni "teologiche" su Facebook del giornalista Luciano Moia.

Editoriali 20_09_2017

Che cosa dobbiamo aspettarci dal gruppo di studio storico sull’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI? Come vi ricordate, e se no ve lo ricordiamo ora, nel maggio scorso si è parlato di una possibile commissione di studio sull’Humanae Vitae, per vedere se fosse possibile attualizzarla. In soldoni: trovare il modo di addolcire, piegare, stemperare il “no” categorico a ogni forma di contraccezione chimica o meccanica. L’esistenza della commissione fu smentita dall’arcivescovo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Venti giorni più tardi la Radio Vaticana annunciava l’esistenza di un gruppo di studio guidato da mons. Gilfredo Marengo. Lo stesso Marengo dichiarava alla Radio Vaticana che con questo lavoro «sarà possibile mettere da parte molte letture parziali del testo». Il gruppo studierà quei documenti che finora erano ancora sub secreto, per mettere in luce «tutta la vicenda complicata della Pontificia Commissione, che lavorò dal 1963 al 1966, e che alla fine non riuscì a dargli [a Paolo VI, n.d.a.] quello che gli era utile per poter procedere ad elaborare l’Enciclica. Cosicché Paolo VI quasi ha dovuto reiniziare da solo, con l’aggravante che in quegli anni c’era un’opinione pubblica ecclesiale non solo polarizzata tra favorevoli e contrari alla pillola, ma analoga contrapposizione era anche molto presente nella comunità dei teologi di allora».

Dell’argomento si è occupato a più riprese sul quotidiano dei vescovi, Avvenire, Luciano Moia, che spesso interviene in temi relativi alla famiglia e alla teologia morale. Il 30 agosto scorso Moia scriveva, parlando del gruppo di lavoro: «Uno studio per riattualizzare il messaggio di Paolo VI sulla vita, per riportare alla luce il procedimento rigoroso scelto per documentarsi e approfondire la questione prima di scrivere Humanae vitae. Chi ha parlato di commissione segreta per azzerare o ribaltare con un ipotetico, futuro documento, le indicazioni di papa Montini sulla regolazione delle nascite, è quindi del tutto fuori strada».

Ma sarà proprio così? Ci sembra che la questione Humanae Vitae sia in rapida evoluzione, con continui aggiornamenti. E sarà forse per questo motivo che lo stesso Luciano Moia scriveva, su Facebook, dialogando con due specialisti di teologia: “Caro XXXX. La tua domanda è evidentemente un artificio retorico. Sai meglio di me che il dibattitto sulla contraccezione va avanti da mezzo secolo, che lo stesso Paolo VI disse con chiarezza che Humanae Vitae non doveva essere inderogabilmente impegnativa per le conferenze episcopali. Quindi lui stesso era aperto ad altre considerazioni. Ora Amoris Laetitia, introducendo la grande svolta del discernimento, riapre con forza il dibattito. Lo studio di don Marengo è ufficialmente di carattere storico. Ma quando si conosceranno tutti i passaggi che portarono Paolo VI a decidere in quel modo, inevitabilmente ci saranno nuovi argomenti per rivalutare la questione».

E rispondendo a un altro amico di Facebook, una persona impegnata in un istituto focalizzato a far approvare il diaconato femminile, una nuova etica sessuale per la Chiesa e l’approvazione da parte della Chiesa stessa dei contraccettivi, diceva: «Hai studiato benissimo il caso. Capisci benissimo però che in un articolo di quotidiano tutta questa ricostruzione storica non possa trovare spazio. E soprattutto che tu possa esprimerti con una spigliatezza, diciamo così, che in altri contesti non è consentita. O almeno opportuna. Detto questo il prossimo 20 settembre daremo spazio al vostro documento. E continueremo a seguire passo dopo passo questo dibattito che è davvero esemplare per capire il difficile contraddittorio e complesso rapporto tra Chiesa e sessualità».

Ora, Luciano Moia è qualcuno certamente informato non solo dei fatti, ma anche delle atmosfere. Voi, leggendo queste righe, che opinione vi siete fatti? Che il gruppo di studio lavori solo per mettere in luce il valore delle conclusioni a cui arrivò Paolo VI? Personalmente, mi sembra che il riferimento ad Amoris Laetitia e al discernimento sia indicativo. Si è malevoli a ipotizzare che, come in Amoris Laetitia il discernimento porta chi lo vuole ad avvicinarsi ai sacramenti anche se il primo legame è ancora valido, per la Humanae Vitae “attualizzata” si potrà ipotizzare un discernimento che consenta l’uso dei contraccettivi?