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GIUSTIZIA CREATIVA

E Fido andò in affidamento Con gli alimenti

Giustizia creativa: un Tribunale regola l'affidamento di un cane dopo la separazione di una coppia di fatto. L'appiglio di legge? Non c'è, ma c'è una proposta di legge che giace in Parlamento. Ma per il giudice fa lo stesso. L'animalismo entra nel diritto di famiglia e intanto lasciamo che i bambini non vedano mai i loro genitori. 

Editoriali 09_11_2016
Monica Cirinnà con il suo inseparabile Fido

Prima o poi doveva succedere: un Tribunale ha emesso una sentenza che regola l'affidamento di un animale domestico dopo la separazione di una coppia di fatto! Da quanto emerge dagli stralci resi pubblici della sentenza n. 5322 del Tribunale di Roma, un uomo e una donna, che avevano convissuto e non avevano figli, interrotta la convivenza hanno iniziato a litigare su chi avesse diritto a tenere con sé il cane. Non poteva mancare la "sottrazione": pare che l'uomo in un fatidico giorno di Natale del 2011 abbia portato con sé l'animale e non l'abbia più restituito alla donna.

Instaurata una causa, il Tribunale ha compiuto una complessa istruttoria in cui sono stati sentiti diversi testi in favore dell'una e dell'altra parte; il Giudice ne ha tratto la convinzione che il cane si era affezionato ad entrambi gli ex conviventi, identificandoli come suoi padroni e si era abituato a vivere a periodi alterni, con uno solo di loro, in abitazioni e luoghi diversi.

Il Tribunale, quindi, ha disposto un affidamento condiviso del cane ai due ex conviventi; il cane starà sei mesi presso uno e sei mesi presso l'altro ma – vista la lunghezza del periodo di lontananza dall'animale – il non affidatario avrà diritto di visita ogni settimana; vengono regolate le spese per il mantenimento dell'animale e il potere decisionale per le questioni straordinarie (la decisione deve essere comune! Si suppone che, in mancanza di accordo, si ricorrerà al giudice …); per concludere l'uomo – in conseguenza del "rapimento" – è stato condannato a pagare le spese processuali della controparte, reo di aver privato la donna e il cane di un affetto "fortemente percepito".

Che si fa: si ride o si piange? Forse è meglio riflettere.

In primo luogo la decisione (che ha qualche precedente simile) mostra come sono cambiati i criteri di priorità della società e dei giudici. Da ciò che si comprende la causa era stata avviata esclusivamente per la questione del cane e solo per ragioni affettive, senza motivi economici (non si tratta di un cane di razza, ma di un meticcio, privo di qualsiasi valore). Certo: se gli animali diventano molto più importanti di tante altre cose, diventa inevitabile che si finisca davanti ai giudici; né si potrà dire: i Tribunali si devono occupare di altro, se sono i cittadini a "chiedere giustizia" per controversie come queste.

In secondo luogo, è interessante vedere su quale norma il Giudice fonda la sua decisione: "in Parlamento giace da molti anni una proposta di legge con la quale si vorrebbe introdurre nel Codice civile l’affido degli animali familiari in caso di separazione dei coniugi e che estende la competenza del Tribunale a decidere dell’affido dell’animale anche alla cessazione della convivenza more uxorio". Quindi, per il Giudice, la presentazione di una proposta di legge equivale alla sua approvazione; evidentemente non interessa che il Parlamento – lasciandola "giacere" per molti anni – mostri di non volerla approvare. Una proposta: l'art. 101 della Costituzione ("I giudici sono soggetti soltanto alla legge") potrebbe essere modificato: "I giudici sono soggetti soltanto alla legge e alle proposte di legge che giacciono per molti anni senza essere approvate" … scherzo, ovviamente, ma colpisce il fatto che – ancora una volta? – il Giudice si faccia legge.

Sia chiaro, la decisione non era affatto obbligata: nel 2011 il Tribunale di Milano aveva dichiarato inammissibile la domanda di affidamento del cane e del gatto in una causa di separazione, negando che fosse "compito del giudice regolare i diritti delle parti sugli animali di casa".

Ancora: la sentenza è l'occasione per ribadire che "ormai, anche se con ritardo, si tende sempre più ad equiparare la famiglia di fatto a quella fondata sul matrimonio". E qui irrompe, inevitabilmente, la nuova disciplina sulle unioni civili e sulle convivenze di fatto. Viene da chiedersi: nel "contratto di convivenza" che ora è possibile stipulare dovranno essere inserite regole sull'affidamento degli animali domestici? Peggio ancora: il convivente di fatto, dopo la cessazione della convivenza, rischierà di vedersi citato in giudizio per questioni relative al mantenimento e all'affidamento del cane (o del gatto e, perché no, del canarino)?

Ma il Giudice, per decidere la causa, quale criterio ha utilizzato? E' stata applicata per analogia la disciplina vigente per l'affidamento dei figli minori, statuendo, in sostanza, che occorre ragionare (sic!) come il cane: "dal punto di vista del cane, che è l’unico che conta ai fini della tutela del suo interesse, non ha assolutamente alcuna importanza che le parti siano state sposate o meno: il suo legame ed il suo affetto per entrambe prescinde assolutamente dal regime giuridico che le legava"; quindi l'animale è stato "privato di un affetto" e ciò non deve più accadere per garantire il suo "benessere".

Ecco qui il cuore della faccenda: gli animali sono "esseri senzienti" che hanno sentimenti, punti di vista, sofferenze, disagio e devono essere tutelati; anzi: i loro diritti devono essere garantiti!

L'animalismo prende il suo spazio e non sembra affatto un caso che, nella sentenza, esso vada di pari passo con la "decostruzione" della famiglia. La sen. Monica Cirinnà, come è noto, è una fervente animalista e nel suo impegno politico, oltre ad ottenere l'approvazione della legge sulle unioni civili e a sostenere il progetto che elimina l'obbligo di fedeltà per i coniugi, è sempre attenta a difendere i diritti degli animali. Qualche mese fa, nello stigmatizzare l'uccisione di otto cuccioli di cane e a invocare un "impegno serio delle forze dell'ordine perché chi si è macchiato di questo reato venga punito", aggiungeva: "Ricordo (…) che chi riesce a compiere atti efferati nei confronti di esseri viventi indifesi è sempre una persona che riesce a fare violenza anche su esseri umani ed è quindi pericoloso socialmente".

Un altro messaggio è molto significativo: nel riferire di uno studio scientifico che avrebbe confermato che "i cani distinguono facce felici da facce arrabbiate", la sen. Cirinnà esultava: "Tutti i fortunati, come noi, che vivono con un familiare non umano, oggi festeggiano un amore in più ! Vi regalo questa bella notizia ... E quindi... Sorridiamo sempre ai nostri amati animali! Buon amore a tutti".

Ecco: amore per tutti … e nuove cause per i giudici! Non uccidiamo i cuccioli, ma i bambini sì!

Rispettiamo il diritto dei cani ad avere due padroni e non interrompere il loro legame con i "familiari umani", ma lasciamo che i bambini non vedano più – o non vedano mai – la loro madre o il loro padre…

Non ridete più?