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FAO, sette proposte per aumentare il cibo

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Attualità 16_06_2011
agricoltura

È interessante constatare che in pochi giorni due “voci” al di sopra della parti si sono espresse su come coniugare – nel rispetto di contrastanti esigenze – lo sviluppo umano e la salvaguardia dell’ecosistema: il 9 giugno, nel discorso ad alcuni ambasciatori, Benedetto XVI ha parlato dell’uomo, cui è stata affidata la natura, che non può lasciarsi dominare dalla tecnica; e il 13 giugno la FAO (l'organismo Onu che occupa di cibo e alimentazione), con un intervento dal titolo che potrebbe servire anche per Tremonti: “Save and grow”, cioè “risparmia e cresci”, fornisce le linee guida per i politici dei paesi poveri fra le quali si suggerisce l’intensificazione sostenibile delle produzioni agricole nelle piccole aziende.

Sul primo intervento - peraltro male interpretato da chi voleva un certo risultato del referendum - torneremo nei prossimi giorni con un articolo specifico. Sul secondo posso certamente dire che “sfonda una porta aperta”, ma solo per me e per “pochi” altri, non certo per i molti “benpensanti” sparsi per il “bel paese” e che ragionano con la testa di chi va per la maggiore: le organizzazioni ambientaliste.

I sette punti proposti dalla FAO sono infatti i seguenti:

1. la crescita della popolazione mondiale (e delle sue esigenze) non lascia scampo alcuno … bisogna intensificare la produzione – con buona pace dei sostenitori del biologico – ma al tempo stesso bisogna ridurre l’impatto sull’ambiente;

2. per far questo bisogna insegnare ai contadini, caso per caso, come utilizzare al meglio le risorse locali di piante ed animali ricorrendo alle conoscenze dell’agricoltura conservativa, nonché di uso razionale dei suoli, dell’acqua, di nuove varietà, di mezzi di difesa ecc.;

3. il suolo deve riacquistare una buona dotazione di sostanza organica con meno lavorazioni, opportune successioni colturali e ricorso intelligente ai concimi chimici;

4. un ruolo assai importante, nell’aumento delle produzioni agricole degli ultimi 50-100 anni, ha avuto il miglioramento genetico. Badando a conservare la biodiversità che rischia ulteriori perdite, bisogna puntare nuovamente su questo processo che non può fermarsi mai;

5. in un contesto di sempre maggiore competizione per l’acqua, l’agricoltura non può farne a meno, ma deve razionalizzare l’uso di quella disponibile – anche grazie a nuove varietà –senza contaminare quella destinata ad altri usi;

6. la protezione delle piante (ma anche degli animali … dico io), rende indispensabile l’uso di fitofarmaci, ma in misura che sia compatibile con la salubrità degli alimenti e con l’ambiente. Utili allo scopo le pratiche basate su varietà resistenti, sui sistemi naturali di lotta, sulle rotazioni ecc.;

7. perché quanto sopra si possa avverare, è necessario che l’agricoltura sia economicamente conveniente (prezzi, sussidi ecc., purchè legati a meccanismi di condizionalità che stimolino i contadini a seguire le buone pratiche). Non meno importanti sono tuttavia varie forme di investimento, specie finalizzate a fornire i contadini di adeguate tecnologie e conoscenze.

Lungi da me l’idea di sminuire queste sacrosante proposte, ma non sono per nulla rivoluzionarie, ne ho fatte (scritte) di simili almeno 3 anni fa; dunque, sono condivisibili. Ma per poter essere attuate è necessaario che:
- si smetta di fare elucubrazioni su di esse – spesso in contraddizione fra loro – e si passi alla realizzazione che sarà lentissima, specie in Africa, ma proprio per questo non si può perdere altro tempo (ammesso si trovi chi le attui operativamente);
- si smetta: di ragionare in modo “politicamente corretto”, per cui l’agricoltura intensiva è necessariamente nemica della natura e dell’uomo; di guardare con sospetto alla proprietà privata dei terreni (se non lo può essere l’acqua); di considerare l’agricoltura come una pratica filosofico-esoterica;
- si smetta una buona volta di parlare di miglioramento genetico per prerogative tanto ambiziose quanto difficili: produttività in ambienti difficili, resistenza alla siccità ed ai parassiti, senza fare cenno alcuno ad una via maestra per ottenere tali obiettivi, la transgenesi (cioè gli OGM).

* Facoltà di Agraria
   Università Cattolica
   Piacenza