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LA GIORNATA

Francesco e Benedetto alla festa dei nonni

Papa Francesco ha accolto in Piazza San Pietro decine di migliaia di anziani per una giornata dedicata ai nonni. Occasione di un forte richiamo critico nei confronti di una società che non rispetta più il quarto comandamento, e dove troppi figli si liberano dei genitori, "quando non li uccidono con l’eutanasia".

Editoriali 29_09_2014
Benedetto XVI e Papa Francesco

Domenica 28 settembre 2014 Papa Francesco ha accolto in Piazza San Pietro decine di migliaia di anziani per una giornata speciale dedicata ai nonni. La giornata è stata occasione di un forte richiamo critico nei confronti di una società che non rispetta più il quarto comandamento, “Onora il padre e la madre”, e dove troppi figli si liberano dei genitori – quando non li uccidono con l’eutanasia – abbandonandoli in case di riposo ridotte a luogo della trascuratezza e dell’oblio.

Il Pontefice ha insistito anzitutto sulla missione spirituale degli anziani. La vecchiaia, ha detto, «è un tempo di grazia, nel quale il Signore ci rinnova la sua chiamata: ci chiama a custodire e trasmettere la fede, ci chiama a pregare, specialmente a intercedere; ci chiama ad essere vicino a chi ha bisogno… Gli anziani, i nonni hanno una capacità di capire le situazioni più difficili: una grande capacità! E quando pregano per queste situazioni, la loro preghiera è forte, è potente!». Nell’omelia della Messa, il Papa ha commentato l’episodio, che ricordiamo anche nel Rosario, della visita di Maria a santa Elisabetta. «Maria è giovane, molto giovane. Elisabetta è anziana, ma in lei si è manifestata la misericordia di Dio e da sei mesi, con il marito Zaccaria, è in attesa di un figlio. Maria, anche in questa circostanza, ci mostra la via: andare a incontrare l’anziana parente, stare con lei, certo per aiutarla, ma anche e soprattutto per imparare da lei, che è anziana, una saggezza di vita». 

Per noi cristiani onorare gli anziani è uno dei comandamenti, il quarto: «Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà» (Es 20,12). Molti pensano che il quarto comandamento riguardi solo l’obbedienza dei figli minori ai genitori. Non è così: l’orizzonte è più vasto, è quello dell’«incontro tra le generazioni» e della riconoscenza verso i genitori che dev’essere testimoniata dai figli fino al giorno della loro morte. Una riconoscenza che ha anche un valore teologico: «dentro questa riconoscenza per chi ti ha trasmesso la vita, c’è anche la riconoscenza per il Padre che è nei cieli». Oggi ci troviamo di fronte, ha detto Papa Francesco, a «generazioni di giovani che, per complesse ragioni storiche e culturali, vivono in modo più forte il bisogno di rendersi autonomi dai genitori, quasi di “liberarsi” del retaggio della generazione precedente. È come un momento di adolescenza ribelle». Se però questo momento non è passeggero, ma dura, se alla fine «non si ritrova un equilibrio nuovo, fecondo tra le generazioni, quello che ne deriva è un grave impoverimento per il popolo, e la libertà che predomina nella società è una libertà falsa, che quasi sempre si trasforma in autoritarismo». Il rispetto del quarto comandamento protegge la vera libertà.

Qualcuno sostiene anche che Gesù ha scardinato la società dell’Antico Testamento, fondata sulla famiglia allargata e sull’autorità degli anziani. Ma anche questo non è esatto, ha affermato il Papa: «Gesù non ha abolito la legge della famiglia e del passaggio tra generazioni, ma l’ha portata a compimento. Il Signore ha formato una nuova famiglia, nella quale sui legami di sangue prevale la relazione con Lui e il fare la volontà di Dio Padre. Ma l’amore per Gesù e per il Padre porta a compimento l’amore per i genitori, per i fratelli, per i nonni, rinnova le relazioni familiari con la linfa del Vangelo e dello Spirito Santo». San Paolo raccomanda di trattare l’anziano «come fosse tuo padre», «le donne anziane come madri» (1Tm 5,1). Anche per quanto riguarda la Madonna, «la saggezza di Elisabetta e Zaccaria ha arricchito il suo giovane animo; non erano esperti di maternità e paternità, perché anche per loro era la prima gravidanza, ma erano esperti della fede, esperti di Dio, esperti di quella speranza che viene da Lui: è di questo che il mondo ha bisogno, in ogni tempo. Maria ha saputo ascoltare quei genitori anziani e pieni di stupore, ha fatto tesoro della loro saggezza, e questa è stata preziosa per lei, nel suo cammino di donna, di sposa, di mamma».

Tra le presenze in Piazza San Pietro, Francesco ha voluto sottolineare quella di Benedetto XVI – «ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse qui in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio a casa» – e di due coniugi iracheni sposati da cinquantun anni e miracolosamente «scappati da una violenta persecuzione». «La violenza sugli anziani è disumana, come quella sui bambini», ha detto il Papa, e ha ricordato gli anziani perseguitati e martiri. «In quei Paesi dove la persecuzione religiosa è stata crudele, penso, per esempio, all’Albania, dove mi sono recato domenica scorsa, in quei Paesi sono stati i nonni a portare i bambini a essere battezzati di nascosto, a dare loro la fede. Bravi! Sono stati bravi nella persecuzione e hanno salvato la fede in quei Paesi!».

L’esempio dell’Iraq mostra che gli anziani sono perseguitati ancora oggi. E anche fuori delle situazioni estreme, anche da noi «ci possono essere altre tentazioni, e altre forme di discriminazione». «Beate – ha detto il Papa – quelle famiglie cha hanno i nonni vicini! Il nonno è padre due volte e la nonna è madre due volte». È vero, «non sempre l’anziano, il nonno, la nonna, ha una famiglia che può accoglierlo. E allora ben vengano le case per gli anziani… purché siano veramente case, e non prigioni! E siano per gli anziani, e non per gli interessi di qualcun altro! Non ci devono essere istituti dove gli anziani vivono dimenticati, come nascosti, trascurati». Fa bene agli anziani e anche ai giovani che ci sia chi visita le case di riposo. «Le case per anziani dovrebbero essere dei “polmoni” di umanità in un paese, in un quartiere, in una parrocchia; dovrebbero essere dei “santuari” di umanità dove chi è vecchio e debole viene curato e custodito come un fratello o una sorella maggiore. Fa tanto bene andare a trovare un anziano! Guardate i nostri ragazzi: a volte li vediamo svogliati e tristi; vanno a trovare un anziano, e diventano gioiosi!».

Purtroppo non sempre va così: «esiste anche la realtà dell’abbandono degli anziani: quante volte si scartano gli anziani con atteggiamenti di abbandono che sono una vera e propria eutanasia nascosta!». L’eutanasia, palese e nascosta, fa parte di un quadro più generale di offese alla vita. Il Papa lo ha già detto molte volte: «è l’effetto di quella cultura dello scarto che fa molto male al nostro mondo. Si scartano i bambini, si scartano i giovani, perché non hanno lavoro, e si scartano gli anziani con la pretesa di mantenere un sistema economico “equilibrato”, al centro del quale non vi è la persona umana, ma il denaro. Siamo tutti chiamati a contrastare questa velenosa cultura dello scarto!».

Vogliamo «una società diversa, più accogliente, più umana, più inclusiva, che non ha bisogno di scartare chi è debole nel corpo e nella mente, anzi, una società che misura il proprio “passo” proprio su queste persone». In realtà, «un popolo che non custodisce i nonni e non li tratta bene è un popolo che non ha futuro! Perché non ha futuro? Perché perde la memoria, e si strappa dalle proprie radici». «Il futuro di un popolo» – ha detto il Papa dell’omelia – dipende da come tratta e rispetta i suoi anziani e i suoi nonni.