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ABU DHABI

Fraternità Umana, il modo giusto per isolare l'islam intollerante

La visita di Papa Francesco ad Abu Dhabi ha portato alla sottoscrizione del documento sulla Fraternità Umana, che impegna tutte le religioni del mondo. E' sottoscritto anche da Ahmed al Tayeb, Imam di Al Azhar, la più importante istituzione dell'islam sunnita. Non è un espediente, ma un impegno solenne. Occorre sfruttare il momento, semmai, per isolare gli intolleranti, a partire dai Fratelli Musulmani.

Libertà religiosa 16_02_2019
Papa Francesco e Al Tayeb

La visita di Papa Francesco ad Abu Dhabi ha avuto come carattere dominante l’interreligiosità, estesa ben oltre le relazioni tra cristiani e musulmani. Il documento sulla Fraternità Umana è stato siglato insieme all’Imam di Al Azhar, Sheikh Ahmed Al Tayeb, ma riguarda tutte le religioni in generale e il suo campo di applicazione è il mondo intero. Un riferimento più specifico alle tre religioni abramitiche viene effettuato quando il documento invoca la “protezione dei luoghi di culto”, che va garantita a “sinagoghe, chiese e moschee”: una nota non di poco conto, data la delicatezza della situazione mediorientale e la portata dell’ancora irrisolta questione israelo-palestinese.

La volontà di riconciliazione e Fraternità Umana è stata condivisa da numerosi esponenti dell’ebraismo, giunti ad Abu Dhabi da Europa e Stati Uniti per prendere parte alla conferenza al termine della quale è avvenuta la firma del documento. “Ebraismo e islam devono affrontare la sfida del dialogo”, ha affermato il rabbino di New York, Marc Schneier, desideroso di “condividere con il Vaticano gli enormi progressi che sono stati fatti per promuovere le relazioni tra musulmani ed ebrei, mentre la Chiesa intraprende un obiettivo simile con il mondo musulmano". “Musulmani ed ebrei devono unirsi come comunità”, ha dichiarato il rabbino capo della Polonia, Michael Schudrich, rimasto favorevolmente colpito dalla “piccola e vibrante comunità ebraica” che vive negli Emirati Arabi Uniti: un fatto “non scontato tre o cinque anni fa”.

Certo, la distanza tra la situazione del mondo e il modello di Fraternità Umana proposto dal documento resta elevata. Non si tratta solo di conflitti, di guerra, pace e terrorismo, ma anche di diritti e soprattutto quelli femminili. Non a caso, insieme ai principi fondanti di una coesistenza interreligiosa pacifica da contrapporre all’estremismo, il documento definisce “essenziale” riconoscere i diritti politici, all’istruzione e al lavoro delle donne, invocando l’adozione di leggi a loro beneficio.

L’Imam di Al Azhar ha così firmato il documento a nome e per conto di quella fetta maggioritaria di mondo islamico, non solo arabo, che vuole chiudere con un passato oscurantista - caratterizzato dalla Fratellanza Musulmana e dalla sua nefasta influenza politica, sociale e culturale - e che si è messo in marcia verso il futuro, rappresentato dalla meta della Fraternità Umana così come fissata ad Abu Dhabi.

Le analisi che gettano ombre sulla visita di Papa Francesco e sulla presunta doppiezza dell’Imam, non riescono a comprendere che quest’ultimo non ha preso un falso impegno di fronte all’ingenuo Occidente, ma un impegno reale anzitutto di fronte, per conto e a beneficio di tutto il mondo musulmano: un impegno che è chiamato a mantenere con iniziative concrete di cui gli verrà chiesto conto, anche smentendo prese di posizione assunte in precedenza che non sono in armonia con lo spirito e il dettato del documento.

Spezzare o non sostenere l’unità interreligiosa creatasi ad Abu Dhabi non giova alla Fraternità Umana di cui beneficerebbero i popoli di tutte le religioni, abramitiche e non. Bisogna piuttosto approfittare di questo momento favorevole per accorciare ulteriormente le distanze con il modello delineato da Papa Francesco e dall’Imam di Al Azhar. L’Anno della Tolleranza 2019 indetto negli Emirati Arabi Uniti, con il suo programma d’iniziative in campo religioso, educativo, culturale e dei diritti delle donne, renderà la meta ancor più vicina.