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IRAQ

Fuggito dall'Isis, ucciso dagli sciiti Morte di un cristiano

Veniva dalla città di Qaraqosh, in fuga dalla persecuzione dell'Isis: Nazar Elias Al-Qas-Musa, siro-cattolico, si era rifatto una vita a Bassora. Vendeva anche alcolici e per questo è stato assassinato da fanatici sciiti, che hanno deciso di applicare a modo loro una nuova legge anti-alcol, in funzione anti-cristiana.

SIRIA E IPOCRISIE OCCIDENTALI di G. Gaiani

Libertà religiosa 29_10_2016
La vittima

Veniva dalla città di Qaraqosh. Ovvero proprio da uno dei centri cristiani della Piana di Ninive appena liberati dall'Isis nell'offensiva che l'esercito iracheno e i peshmerga curdi stanno portando avanti per la riconquista di Mosul.

Anche Nazar Elias Al-Qas-Musa, siro-cattolico di 47 anni, sposato e padre di cinque figli, l'aveva lasciata nell'estate di due anni fa, quando i jihadisti erano arrivati a Qaraqosh imponendo ai cristiani locali la scelta tra partire in fretta lasciando tutto dietro di sé oppure morire. Solo che lui - a differenza della maggioranza degli altri esuli della Piana di Ninive - non aveva preso la direzione nord-est, verso Erbil e la regione del Kurdistan. Con la sua famiglia aveva scelto di trasferirsi a sud, nell'area irachena a maggioranza sciita: era andato a Bassora, la grande città portuale che è anche il centro dell'industria petrolifera irachena; e qui aveva provato a ricostruirsi una vita aprendo un piccolo negozio di alimentari. Non aveva però fatto i conti con gli altri fondamentalisti, quelli sciiti, che l'altra sera l'hanno ucciso a sangue freddo sulla pubblica via. La sua colpa? Tra gli articoli che vendeva c'erano anche gli alcolici.

Nazar Elias è diventato così la prima vittima della legge che vieta la vendita, l'importazione e la produzione di alcolici in Iraq, fatta approvare sabato scorso con un colpo di mano al Parlamento di Baghdad. Una mossa sponsorizzata dai movimenti sciiti radicali proprio nel momento in cui il Paese vive il delicatissimo momento della campagna per la liberazione di Mosul. A dire il vero la contestata legge prevederebbe come pena multe fino a 25 milioni di dinari iracheni (circa 20 mila euro); ma oggi a Bassora c'è chi non va troppo per il sottile sull'argomento. «Sembra che per qualcuno la radice della crisi irachena sia proprio l'alcol, evidentemente la gente si ubriaca e proclama lo Stato islamico - commenta con amara ironia dall'Iraq padre Rebwar Basa, il sacerdote caldeo che appena pochi giorni fa alla Giornata della Bussola ha raccontato le sofferenze dei cristiani iracheni -. Viva la liberazione della Piana di Ninive... Ma intanto qui muoiono la libertà e i diritti umani».

Non è evidentemente un'esagerazione: dietro alla campagna contro la vendita dell'alcol c'è infatti lo stesso obiettivo portato avanti dall'Isis e cioè una divisione settaria dell'Iraq, dove non ci sia più posto per i cristiani e per le altre minoranze. Non ci vuole infatti molto a capire chi - in un Paese dove i fedeli musulmani è vietato bere alcolici - si arrischi a produrre, importare e vendere vino, birra o liquori. E va notato che la concomitanza con la campagna di Mosul non è affatto casuale: nella grande partita sul dopo-Isis nel nord dell'Iraq le forze sciite irachene provano a ricompattarsi dopo la rivolta che qualche mese fa aveva portato al clamoroso assalto al parlamento guidato dal movimento di Moqtada al Sadr, in aperta rivolta contro il governo guidato da premier Haider al Abadi, anch'egli sciita. E non c'è niente di meglio di una prova di forza sui simboli per serrare le fila; specie in un momento in cui c'è da far pesare la propria forza contro le mire dei curdi e dei sunniti sul futuro di Mosul.

Così la morte a Bassora del cristiano scappato da Qaraqosh rischia di essere solo l'inizio: «L’omicidio di Nazar Elias - denunciavano ieri fonti del patriarcato caldeo parlando con AsiaNews, che per prima in Italia ha rilanciato la notizia - non è il solo caso di violenza avvenuto nelle ultime ore nel Paese a causa della legge anti-alcol. Anche a Karrada, quartiere della capitale Baghdad, anonimi assalitori hanno fatto esplodere un negozio in cui si vendeva alcol».

Diventa allora importante la battaglia che in parlamento il deputato cristiano Yonadam Kanna sta portando avanti per riaprire la questione, ricordando come la Costituzione irachena riconosca «piena libertà e diritti per le minoranze». E spiegando che questa legge è inaccettabile esattamente come quella di qualche mese fa, che prevedeva che i figli di una coppia in cui uno dei due genitori è musulmano, diventino essi stessi musulmani. Dietro, infatti, c'è la stessa idea di un Iraq teocratico che negherebbe ogni diritto alle minoranze.

Contro la legge anti-alcol si è schierato anche il presidente iracheno, che nella complessa alchimia istituzionale di ciò che resta di questo Paese è il curdo Fuad Masum. Del resto la regione autonoma del Kurdistan ha già dichiarato che non applicherà il provvedimento. Ma la preoccupazione resta, perché è evidente che in gioco c'è molto di più rispetto alla questione degli alcolici in sé. E fa pensare che la notizia dell'uccisione del siro-cattolico Nazar Elias si intrecci con le immagini dell'esercito iracheno che a Qaraqosh riapre la chiesa dell'Immacolata Concezione, spogliata e oltraggiata dalle milizie dell'Isis. Getta un'ombra sulle speranze di queste ore. E rende ancora più urgente il ripetuto appello rivolto in questi giorni dal patriarca caldeo Sako agli iracheni ma anche alla coalizione internazionale: il bene degli iracheni prevalga davvero sugli appetiti di chi - nella macabra giostra di questo Paese da troppo tempo senza pace - sta già preparando il prossimo scontro.