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MEDIO ORIENTE

Giordania, primo giorno dell'università cattolica

Inizia oggi i corsi l'American University of Madaba, prima università cattolica del Paese, fortemente voluta dal Patriarcato latino di Gerusalemme.

Attualità 17_10_2011
madaba benedizione prima pietra
Sappiamo tutti bene le difficoltà che i cristiani del Medio Oriente stanno vivendo in queste ore. Proprio per questo - però - forse mai come oggi vale la pena di dare voce anche a un piccolo segno di speranza che proprio in uno dei Paesi cruciali del mondo arabo sta per vivere il suo esordio.

Oggi infatti, 17 ottobre, sarà il primo giorno di lezioni all'American University of Madaba, cioè alla prima università cattolica della Giordania (nonché l'unica cristiana del Paese). Si tratta della struttura della quale il Papa - poco più di due anni fa, durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa - aveva benedetto la prima pietra, proprio durante la tappa giordana del suo viaggio. A volere fortemente l'ateneo è stato il patriarcato latino di Gerusalemme, che in Giordania ha una lunga tradizione educativa: è dal 1849 che le sue scuole aperte a tutti offrono in questa regione un servizio prezioso. Oggi sono circa un centinaio e sono frequentate da 70mila studenti.

Adesso - dunque - si aggiunge anche l'università, grazie a una licenza accordata dal regno hashemita (non senza mugugni da parte di chi anche in Giordania non vede di buon occhio l'università dei cristiani). Si chiama American University of Madaba perché per garantirne la gestione e alti standard qualitativi il Patriarcato di Gerusalemme ha promosso un gemellaggio con l'Università del New Hampshire. Ma al progetto collaborano anche alcuni atenei italiani, tra cui l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Strutturato su sette facoltà (ingegneria, scienze della salute, informatica, scienze, economia e finanza, arte e design, lingue e comunicazioni), l'ateneo è ospitato in un moderno campus.

E oggi - senza grandi cerimonie ufficiali - prenderanno il via i corsi per il primo gruppo di giovani; una volta a regime - poi - è previsto che la struttura possa arrivare a ospitare fino a 8mila studenti. Un'attenzione particolare del Patriarcato di Gerusalemme è stata quella di favorire il più possibile anche per le ragazze la possibilità di studiare: a tal proposito sono state istituite delle borse di studio, finanziate dalla generosità di tanti amici della Terra Santa.

Il progetto aveva mosso i primi passi già nel 2005, ma colpisce che questa università apra i battenti proprio nel bel mezzo della «primavera araba». In qualche modo vuole essere una risposta della Chiesa alle stesse inquietudini che agitano i giovani di tutta la regione. Da questo punto di vista è interessante andare a rileggere i compiti che Benedetto XVI - nel maggio 2009 - affidò a questa università, nel discorso tenuto durante la cerimonia della benedizione della prima pietra. «Nello sviluppare i talenti e le nobili predisposizioni delle successive generazioni di studenti - spiegava allora il Papa -, li preparerà a servire la comunità più ampia ed elevarne gli standard di vita. Trasmettendo conoscenza e istillando negli studenti l’amore per la verità, promuoverà grandemente la loro adesione ai valori e la loro libertà personale. Da ultimo, questa stessa formazione intellettuale affinerà i loro talenti critici, disperderà l’ignoranza e il pregiudizio, e li assisterà nello spezzare gli incantesimi creati da ideologie vecchie e nuove. Il risultato di tale processo sarà un’università che non sia soltanto una tribuna per consolidare l’adesione alla verità e ai valori di una specifica cultura, ma anche un luogo di comprensione e di dialogo. Mentre assimilano la loro eredità culturale - continuava Benedetto XVI -, i giovani della Giordania e gli altri studenti della regione saranno condotti ad una più profonda conoscenza delle conquiste dell’umanità, e saranno arricchiti da altri punti di vista e formati alla comprensione, alla tolleranza e alla pace».

Quel giorno, però, a Madaba Ratzinger ripeteva soprattutto in una forma diversa la stessa tesi che era stata centrale nel celeberrimo discorso di Ratisbona. E cioè che la ragione è il vero antidoto a ogni abuso e a ogni violenza commessa nel nome di Dio. «La religione viene sfigurata – spiegava ai giovani arabi Benedetto XVI proprio nel luogo dove oggi sorge la nuova università - quando viene costretta a servire l’ignoranza e il pregiudizio, il disprezzo, la violenza e l’abuso. Qui non vediamo soltanto la perversione della religione, ma anche la corruzione della libertà umana, il restringersi e l’obnubilarsi della mente. Evidentemente, un simile risultato non è inevitabile. Senza dubbio, quando promuoviamo l’educazione proclamiamo la nostra fiducia nel dono della libertà. Il cuore umano può essere indurito da un ambiente ristretto, da interessi e da passioni. Ma ogni persona è anche chiamata alla saggezza e all’integrità, alla scelta basilare e più importante di tutte del bene sul male, della verità sulla disonestà, e può essere sostenuta in tale compito».

Parole di un'attualità straordinaria, anche alla luce dei fatti degli ultimi giorni al Cairo. E che rivelano come quegli autobus che oggi portano i primi studenti a lezione a Madaba siano il segno di una Chiesa che in Medio Oriente - nonostante tutte le difficoltà - ha ancora il coraggio di guardare lontano.