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CAFFARRA

«Guai se la memoria della Chiesa non fosse la Risurrezione»

Anticipiamo un breve estratto dell'intervento che il cardinale Carlo Caffarra avrebbe dovuto svolgere domenica 10 settembre alla Giornata della Bussola, che si svolge a Milano. Nell'occasione leggeremo insieme il testo preparato, nella consapevolezza che si tratta di una sorta di testamento spirituale che ci impegna a portare avanti con decisione quella difesa della Verità di cui il cardinale Caffarra è stato grande esempio.

Ecclesia 08_09_2017
Carlo Caffarra

La scomparsa del cardinale Carlo Caffarra, se da una parte lascia un vuoto per chi in tutti questi anni ha imparato ad amarlo e seguirlo, dall'altra ci richiama tutti a una maggiore responsabilità, per noi e per la Chiesa. Per questo domenica, alla Giornata della Bussola, leggeremo insieme l'intervento previsto, che il cardinale ci aveva consegnato appena prima della morte, consapevoli che rappresenta una sorta di testamento spirituale. E che noi siamo chiamati a portare avanti questa difesa della Verità di cui il cardinale Caffarra è stato grande esempio. 
La lezione di domenica si divide in due parti: nella prima il cardinale esamina i fattori di distruzione dell'umano, e nella seconda spiega Chi ricostruisce l'umano. 

Per i nostri lettori anticipiamo un breve estratto che introduce proprio la seconda parte, dando appuntamento a domenica a tutti quanti potranno essere presenti alla nostra Giornata, a Milano presso il Centro Rosetum in via Pisanello, 1.


Inizio questa seconda parte della mia riflessione da una metafora. Due persone stanno camminando sull’argine di un fiume in piena. Uno sa nuotare, l’altro no. Questi scivola e cade nel fiume, che sta travolgendolo. Tre sono le possibilità che l’amico ha a disposizione: insegnare a nuotare; lanciare una corda raccomandargli di tenerla ben stretta; buttarsi in acqua, abbracciare il naufrago, e portarlo a riva.

Quale di queste vie ha percorso il Verbo Incarnato, vedendo l’uomo trascinato all’auto-distruzione? La prima, risposero i Pelagiani, e rispondono tutti coloro che riducono l’evento cristiano ad esortazione morale. La seconda, risposero i Semi-pelagiani, e rispondono coloro che vedono grazia e libertà come due forze inversamente proporzionali. La terza, insegna la Chiesa. Il Verbo, non considerando la sua condizione divina un tesoro da custodire gelosamente, si gettò dentro la corrente del male, per abbracciare l’uomo e portarlo a riva. Questo è l’evento cristiano.

Chiediamoci: a quale profondità la ricostruzione dell’umano deve cominciare? Al punto dove si incrociano verità e libertà. Il male della persona umana in quanto tale è il male morale, poiché esso colpisce il soggetto personale. La ricostruzione dell’umano o comincia a questo livello o sarà sempre semplice chirurgia estetica. L’atto redentivo di Cristo, accaduto una volta per sempre sulla Croce, e sacramentalmente sempre presente ed operante nella Chiesa, guarisce precisamente quella lacerazione del soggetto dalla quale ha origine la devastazione dell’umano. E la Chiesa esiste per questo: per rendere presente qui ed ora l’atto redentivo di Cristo. “Ricordati che Gesù Cristo… è risuscitato dai morti” [2Tim. 2,8] scrive Paolo al suo discepolo Timoteo. Guai se la memoria della Chiesa ha altri contenuti!

Ma in che cosa consiste precisamente la ricostruzione dell’umano, operata mediante la Chiesa dall’atto redentivo di Cristo?