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SUOR GLORIA RIVA

I giovani e i miracoli quotidiani dell'Eucaristia

Avere vent'anni e mettersi in ginocchio davanti al Santissimo, desiderando di contagiare più giovani possibili con l'Amore di Gesù Eucaristia. Sono "I Giovani Adoratori Missionari" che, nati in seno alle Monache dell'Adorazione Eucaristica, oggi sono sparsi per le diocesi a servizio della Chiesa. Ecco i continui miracoli dell'Eucaristia: parla suor Maria Gloria Riva.

Attualità 29_07_2019
Adorazione

"L'Adorazione Eucaristica non è una devozione, ma è una vita. È tutta la tua vita che entra prepotentemente dentro il Mistero ed è il Mistero che entra prepotentemente nella tua vita". Sono 35 anni che suor Maria Gloria Riva trascorre giorno e notte al cospetto del Santissimo, in adorazione. E ne sono passati quasi 12 dal giorno in cui, con tre sorelle, partì dal Monastero di Monza in direzione Pietrarubbia (Pesaro-Urbino), per dare vita alle Monache dell'Adorazione Eucaristica.

Si tratta di una particolare vocazione che vuole coniugare la vita monastica con una certa forma di apostolato. In poche parole, stiamo parlando di “claustrali in uscita”, che si aprono al mondo con un unico scopo: comunicare la fede e diffondere nel mondo la bellezza che salva. "La bellezza è Cristo", spiega suor Gloria. "È Lui il bellissimo. Quando guardiamo Gesù Eucaristia noi vediamo il Paradiso!".

E senza dubbio deve essere così, perché solo un'esperienza viva del Cielo può infiammare il cuore di tanti giovani, al punto da staccarli dalle "cose del mondo" per condurli in ginocchio davanti al Santissimo. E infatti, proprio attorno al monastero di suor Gloria e delle sue sorelle sono nati "I Giovani Adoratori Missionari", un gruppo di ventenni, animati dal desiderio di fare dell'Eucaristia il centro del loro vivere e di attirare più giovani possibili a una vita veramente bella e felice.

Suor Gloria, 40 ragazzi giovanissimi che sparsi per le diocesi propongono a parroci e coetanei l’Adorazione Eucaristica… come ci è riuscita?
Semplicemente è accaduto. L’anno scorso ci è stato chiesto di seguire un gruppo di ragazzi che avrebbero partecipato al Sinodo dei giovani, organizzando i giorni di preparazione nel nostro monastero. I ragazzi hanno vissuto qui con noi: oltre a partecipare alla vita monastica, abbiamo proposto loro un percorso con una serie di incontri tematici. Nel corso di questi si parlò casualmente di IGAM, cioè di un gruppo di ragazzi e ragazze che avevamo fondato nel 2005. in occasione della GMG di Colonia.

Che significa Igam?
È l’acronimo de “I Giovani Adoratori Missionari”, ma è anche la parola “Magi” letta al contrario.

Perché Magi?

Proprio mentre meditavo sui testi di Giovanni Paolo II e di Ratzinger in preparazione alla GMG, avevo visto come illuminarsi e sollevarsi dalle pagine la parola “Magi”. Quell’anno infatti il tema della GMG era incentrato sull’Epifania e sui Magi come cercatori di Verità che quando incontrano Gesù cambiano strada, ovvero, cambiano vita, diventando missionari di quella Presenza. Questi personaggi partono come “Magi”, ovvero come ricercatori, ma tornano come "Igam", ovvero come coloro che hanno trovato: “I Giovani Adoratori Missionari”. Questo è esattamente ciò che è accaduto l’anno scorso con i ragazzi del Sinodo.

Cioè?
Questi ragazzi sono arrivati da noi come dei pellegrini in ricerca e poi, durante il loro cammino, hanno trovato ciò che cercavano. Qui hanno incontrato personalmente la ragione per cui erano in viaggio verso Roma: l’Eucaristia. Così, con nostro grande stupore, sono stati loro stessi a chiederci di poter iniziare un cammino insieme che li portasse ad approfondire questa Presenza dirompente che avevano incontrato.

E come si concretizza questo cammino?
In buona sostanza noi monache offriamo loro, attraverso alcuni incontri, dei momenti di formazione. Essi poi, con libertà e responsabilità, trasmettono quello che hanno ricevuto nelle loro diocesi, nelle loro parrocchie, negli oratori etc... L'idea è proprio quella che siano “Missionari dell’Adorazione Eucaristica” e che nella loro missione siano completamente a servizio della Chiesa locale.

Quali frutti vede in questi ragazzi adoratori, se li vede?
Non li vedo solo io, ma li vedono soprattutto i loro genitori e chi vive a stretto contatto con loro. Certamente si vede una profondità nuova nello stare di fronte alla vita, una domanda vivace e consapevole sulla vocazione personale e il desiderio di vedere la propria vita sotto la luce della Volontà di Dio.

Parla sempre di missione, qual è la missione che sta alla base di tutto questo?
Per noi la missione è rendere cristiana la gente, cioè far fare ad altri un'esperienza autenticamente cristiana. Questo è l'unico scopo del nostro "uscire" nel mondo, sia come monache di clausura, sia come proposta a questi giovani adoratori missionari. Poi, è chiaro che dentro a questa missione si innesta tutta la gamma delle possibili opere di carità: con i poveri, con gli indigenti, con gli ammalati, con i migranti... ma tutta la carità trova la sua fonte e il suo punto d'arrivo unicamente nell'esigenza di portare Cristo al mondo.

Scusi se insisto, ma non è così scontato vedere un ventenne attratto dall’Eucaristia: cosa li ha colpiti tanto secondo lei?

Io penso che sia stato fondamentale per loro incontrare una comunità che ruota totalmente attorno all'Eucaristia. L'Eucaristia per noi monache è davvero al centro di tutto: della preghiera, del lavoro, dei rapporti... tutto nasce dall’Eucaristia. E questo si sente.

Come?
Intanto si percepisce perché c'è sempre una presenza: in Chiesa c'è sempre il Santissimo esposto e davanti al Santissimo c'è sempre qualcuno che adora. Già questo è un impatto visivo molto efficace. Poi di riflesso, lo si vede in tutta la vita: nei rapporti, nel lavoro, nel modo di vivere la realtà. L'Eucaristia genera un modo originale e straordinario di vivere la realtà ordinaria.

E come fate voi a vivere la realtà in modo così bello?
È esattamente quello che si sono chiesti questi giovani, è la domanda che li ha legati a noi, cioè all'Eucaristia. Noi in monastero viviamo questo sguardo solamente perché siamo alla "scuola dello sguardo" per eccellenza. L’Adorazione Eucaristica è esattamente la scuola dello sguardo: tu impari a guardare Gesù e Gesù ti insegna a guardare tutta la vita come la guarda Lui. Quindi noi monache siamo continuamente educate a "non vivere dentro ad uno sguardo abituato", come dice Victor Hugo, ma ad andare sempre all'essenziale, alla profondità, all’origine di tutte le cose. Poi c'è un'altra cosa fondamentale...

Quale?
La Liturgia. Per noi la Liturgia è il momento centrale in assoluto: ogni singolo gesto della Liturgia ha per noi un significato unico e irripetibile. E vedere questo fa sorgere proprio tante domande su come si vive. Tanto è vero che sono stati i ragazzi stessi a comprendere che nella Santa Messa quotidiana sta il centro di tutto e ora stiamo lavorando con loro proprio su questo. Del resto l'Adorazione Eucaristica non è altro che una Messa prolungata, è la possibilità di approfondire e di rendere più fecondo quello che si vive nella Celebrazione Eucaristica. Inoltre, i ragazzi hanno anche capito che l'Adorazione non è una devozione, ma è un modo di stare di fronte alla vita.

…Cosicché tutta la vita diventi un'Adorazione.
Esattamente… e non solo la vita, ma anche dopo la vita! Infatti, se dopo la morte l'Eucaristia finirà, perché vedremo Gesù senza veli, l'Adorazione non finirà mai perché è il modo di stare davanti a Dio dei Beati.

Questo spiega perfettamente perché la vera vita di preghiera non può mai essere contrapposta alla vita delle opere...
È così! L’Eucaristia è quanto di più concreto ci sia: è Cristo realmente presente in Corpo e Sangue, Anima e Divinità. E l’Adorazione Eucaristica è la possibilità di entrare in un rapporto con questa Persona, da cui tutto prende origine. Inoltre, essendo un rapporto concreto, esso non si esaurisce in una direzione: davanti a Gesù, c’è il giorno in cui dormi perché sei stanco, c’è il giorno dell’aridità assoluta, c’è il giorno in cui hai bisogno di leggere perché i pensieri non si fermano, c’è il giorno in cui piangi... e poi c’è il giorno in cui Qualcuno entra in te e tu diventi un ostensorio vivente. Allora tu stesso diventi Eucaristia per portare l’Amore di Cristo a tutti nel mondo.

Suor Gloria Riva interverrà il prossimo 6 ottobre alla Giornata della Bussola, che avrà come tema "Fino ai confini della terra".