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LA SVOLTA SOSTITUZIONISTA

I migranti non ci salveranno (dirlo a Famiglia Cristiana)

Famiglia Cristiana scende in campo per il sostituzionismo immigrazionista perché «senza migranti l’Italia è destinata all’estinzione». Una fandonia colossale. Per almeno tre motivi sotto gli occhi di tutti. 

Editoriali 10_07_2019

Da qualche tempo, una parte del mondo cattolico è in preda ad una vera e propria ossessione: quella di mettere in luce benefici e bellezza dell’immigrazione. Sempre e comunque. Anche a costo di distorcere la realtà confezionando vere e proprie bufale. Ne è una dimostrazione il surreale titolo con cui, pochi giorni fa, il settimanale Famiglia Cristiana ha inteso presentare un’intervista al sociologo Franco Amicucci; un titolo in cui affermava testualmente che «senza migranti l’Italia è destinata all’estinzione» perché «l’unico modo per salvarci è quello di un’emigrazione controllata».

Ora, a parte l’uso disinvolto del verbo «salvare» - fino a pochi decenni or sono prerogativa esclusiva di Qualcuno non a caso chiamato il Salvatore -,  e a parte il termine «emigrazione», al posto del quale si voleva probabilmente scrivere «immigrazione», c’è da dire che il ritornello immigrazionista rilanciato da Famiglia Cristiana (il sociologo Amicucci, nell’intervista, è stato ben più cauto) è del tutto privo di riscontri. Non è cioè vero che «senza migranti l’Italia è destinata all’estinzione», nel senso che non è affatto detto che il contributo migratorio possa risollevare la nostra penisola dell’inverno demografico. 

A dimostrarlo, almeno tre inoppugnabili evidenze. Tanto per cominciare va ricordato che è curioso affermare che i migranti ci salveranno e non ricordare che nell’Italia di oggi, con natalità zero, gli stranieri già ci sono e sono l’8% della popolazione, senza che ciò abbia sortito chissà quali effetti miracolosi. In seconda battuta, va evidenziato che il numero medio di figli per donna, tra gli stranieri, è in caduta libera: era ben 2,43 nel 2010, mentre nel 2017 era fermo a 1,98, vale a dire sotto la soglia fondamentale del tasso di sostituzione, pari 2,1 figli per donna. 

Ciò avviene per un motivo in fondo molto semplice: gli immigrati presenti in Italia, nel giro di poco, occidentalizzano i propri stili di vita. Ed è pertanto utopico immaginare – per quanto di certo gli stranieri abbiano rallentato il declino demografico della nostra penisola – che siano costoro che possono «salvarci». 

Da ultimo, andrebbe ricordato che i migranti che approdano nel nostro Paese molto spesso sono giovani uomini, come le stesse immagini televisive non mancano di documentare. Ergo, maschi. Dunque, a meno che a Famiglia Cristiana non abbiano messo a punto metodi di concepimento del tutto rivoluzionari, è assai dura che un’immigrazione composta in larghissima maggioranza da giovani maschi possa dare chissà quale spettacolare aiuto alla natalità italiana.

Allora - si potrebbe ora ribattere - che fare per rimediare alle culle vuote? Bene la critica alla ricetta immigrazionista, ma esistono alternative che funzionano? Domande legittime, alle quali occorrerebbe però un lungo articolo per rispondere. Diciamo solo, in questa sede, che iniziare a scommettere sul futuro dell’Italia a partire dalle giovani coppie italiane, senza invocare migranti dai poteri magici, sarebbe già un passo avanti. In aggiunta a ciò, servirebbero da un lato, evidentemente, contributi sostanziosi (non elemosine) alle famiglie che fanno figli ma, dall’altro, anche la riproposta di un modello culturale di cui la famiglia sia il perno.

Non va infatti dimenticato come l’inverno demografico non sia iniziato, nel mondo occidentale e neppure in Italia, per ragioni economiche bensì culturali legate principalmente al dilagare della cultura edonistica e secolarizzata. E’ dunque anzitutto da lì che occorrerebbe ripartire, magari aggiungendo anche una riscoperta di quel collante davvero prodigioso per le famiglie – nonché ottimo incentivo per la natalità - che si chiama fede. Certo, occorre crederci. Ma è proprio di questo, a ben vedere, che dovrebbero occuparsi i giornali cattolici, senza sposare ricette contro l’inverno demografico che hanno molto di mondialista e sorosiano ma poco, troppo poco, di realista. E, soprattutto, nulla di cristiano.