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IL CONGRESSO

I socialisti europei e il solito spauracchio dell’estrema destra

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Venerdì e sabato 1-2 marzo si è svolto a Roma il congresso del Partito del socialismo europeo. Soliti temi, dall’ambientalismo all’individuazione del “nemico” nell’estremismo di destra.

Politica 04_03_2024
Congresso PSE, Roma, 2 marzo 2024 (foto LaPresse)

L’1 e il 2 marzo erano a Roma i leader socialisti, tra cui il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, il premier portoghese Antonio Costa, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e l’ex commissario al Green Deal, Frans Timmermans. L’incontro era volto a promuovere il manifesto politico elettorale dei socialisti europei e sostenere il proprio candidato alla guida della Commissione europea, il commissario uscente per il lavoro e i diritti sociali, Nicolas Schmit. «Nella prossima Commissione, oltre alla presidenza, sarà importante per noi la dimensione socio-economica e la transizione verde, che sono profondamente interconnesse», ha sottolineato Schmit in un’intervista, ribadendo che i socialisti chiederanno di avere commissari per questi temi, dopo aver ricordato l’impegno recente e anche futuro per ottenere salari dignitosi e misure sociali anche per i lavoratori delle piattaforme digitali.

Lo stesso Schmit ha detto che i cittadini europei chiedono più sicurezza, nel senso più ampio possibile e cioè: «Più sicuri sulle strade, protetti da povertà e malattie», senza «alcun compromesso con l'estrema destra». La “nobiltà” di Schmit si è misurata con la definizione che il candidato socialista ha affibbiato, più volte sui giornali italiani, a Giorgia Meloni: un «lupo travestito da agnello… che mai ha preso le distanze dal fascismo».

Diversamente dalla potenziale candidata del PPE alla guida della Commissione, l’uscente Ursula von der Leyen, Schmit non condivide la posizione mantenuta attualmente dall’Europa sul conflitto tra i terroristi di Hamas e Israele. Il candidato socialista alla presidenza europea ritiene assolutamente «sproporzionata» e causa di una «tragedia umanitaria che non può essere accettata» la reazione di Israele ai massacri e agli stupri legati al 7 ottobre. Altra preoccupazione socialista è relativa alla presidenza di turno ungherese (1 luglio-31 dicembre 2024): i socialisti minacciano di voler attentamente valutare il livello di cooperazione e riaffermano la volontà di «continuare a fare pressione sull'Ungheria e spiegare loro che l'evoluzione del regime in Ungheria non è compatibile con i valori e le regole fondamentali dell'UE».

I socialisti si preparano dunque alla campagna elettorale e pur guidando i governi in Germania, Spagna, Romania e Danimarca e un governo provvisorio in Portogallo, appaiono in grande difficoltà politica e di credibilità. Si vorrebbe più spesa sociale comune europea accentrata a Bruxelles, con un maggior debito comune sulla testa di governi e cittadini; ma in diversi Paesi del continente, come Germania, Francia, Italia e Spagna, si riserva già tra il 27% e il 32% del PIL alla spesa sociale, contro il 2% o meno alla difesa. Perciò, sarà più probabile un riequilibrio della spesa sociale a favore di un incremento significativo per le spese della difesa.

Nel manifesto elettorale approvato dall’assise romana dei socialisti europei si parla di voler costruire un'Europa più «efficiente e democratica», che sappia rilanciare il partenariato con il Sud globale, promuova un’economia che investa sui giovani, assicuri posti di lavoro di qualità «per tutte e tutti», una transizione verde giusta, giustizia fiscale per la giustizia sociale, il diritto ad alloggi di qualità ed economicamente accessibili, l'accesso alla salute, alle cure e ai farmaci, servizi pubblici, tutela dell'ambiente e un'agricoltura sostenibile, garanzie di sicurezza e infine solidarietà e sviluppo in tutte le città e le regioni europee. Verrebbe da dire come mai i socialisti che hanno governato l’Europa per 30 anni non abbiano attuato questo programma.

Il segretario generale del PSE, Giacomo Filibeck, aprendo il congresso a Roma, si è congratulato con Elly Schlein per la vittoria in Sardegna, nonostante si sia in attesa dei risultati definitivi, e ha ricordato all’elettorato il dilemma: «O un’Europa ostaggio dell'estremismo di destra o a guida socialista». Il presidente dello stesso partito, l’ex premier svedese Stefan Löfven, ha detto che la candidatura di Schmit alla presidenza della Commissione europea è l’unico baluardo contro le destre. Pare che tutti i leader saliti sul palco abbiano poche idee chiare, ma tutte adatte ad una competizione in stile rétro: resistere all’estremismo fascista; puntare sul centralismo democratico europeo e sui soldi da spillare al solito Pantalone per inseguire il “sol dell’avvenire” che include tutto il contrario dei principi non negoziabili del magistero sociale cristiano.