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Il santuario delle Grazie che conquistò Fogazzaro

Fu Giovanni XXIII a elevare al rango di Basilica  la chiesa di Santa Maria delle Grazie di Brescia, da lui visitata comei Nunzio apostolico  e di Patriarca di Venezia. Un piccolo chiostro rinascimentale collega la chiesa con il Santuario adiacente, citato dal Fogazzaro che lo giudicò il più bel santuario mariano moderno d’Italia.

Cultura 17_01_2015
La Madonna col Bambino in gloria, nella chiesa di Santa Maria a Brescia

Fu Giovanni XXIII a elevare al rango di Basilica romana minore la chiesa di Santa Maria delle Grazie di Brescia, da lui visitata in veste di Nunzio apostolico prima e di Patriarca di Venezia poi. Il nuovo edificio sostituì la chiesa già officiata dai Gerolamini e completamente rasa al suolo nel 1512 per opera dei soldati di Gaston de Foix-Nemours, che misero a ferro e fuoco la città. I monaci dell’ordine di San Gerolamo scelsero di insediarsi presso la chiesa di Santa Maria di Palazzolo, all’interno della cerchia muraria, con il compito di risollevare la condotta morale degli Umiliati, titolari del tempio. L’intero complesso religioso, cui venne anche cambiato nome, fu oggetto di un intervento di ampliamento e ristrutturazione che lo rese il più significativo esempio di arte barocca in quel di Brescia.

Il progetto porta la firma dell’architetto Lodovico Barcella da Chiari che si mise all’opera a partire dal 1522. Unico elemento decorativo della semplice facciata risulta essere il portale, proveniente dall’antica chiesa abbattuta, di cui si sono conservati anche i battenti lignei intagliati. Profili all’antica fanno capolino tra le lesene che affiancano l’ingresso in marmo di Botticino e marmo rosso di Verona, sormontato da una lunetta con la Vergine e il Bambino, tra il committente e i santi Gerolamo e Giovanni Battista. Queste sculture, di grande pregio e rilevante fattura, testimoniano una prima diffusione del linguaggio rinascimentale tra le maestranze locali.

Lo spazio interno è diviso in tre navate da colonne corinzie e interamente decorato con stucchi, affreschi e oro. La decorazione a fresco è una spettacolare sintesi di storia mariana, realizzata per mano di Francesco Giugno negli episodi della volta a botte centrale e di Giovanni Mauro della Rovere nel presbiterio.  Anche le navate laterali sono impreziosite da innumerevoli opere d’arte, per lo più tele collocate al di sopra degli altari delle cappelle che si aprono lungo i fianchi.  Dei tre dipinti realizzati dal Moretto per la chiesa ne rimane uno solo in loco: l’olio, datato al 1525, è una delle opere della prima maturità del pittore bresciano. La Madonna col Bambino in gloria, sullo sfondo di un cielo notturno solcato da nuvole, è rappresentata tra i Santi Rocco e Sebastiano, canonicamente raffigurati con i loro simboli agiografici, e Martino, ritratto in sontuose vesti vescovili.  

Un piccolo chiostro rinascimentale collega la chiesa con l’omonimo Santuario adiacente, molto caro ai cittadini, che occupa l’area dell’antica chiesa degli Umiliati. L’edificio, completamente ristrutturato all’interno nel corso dell’Ottocento, esemplificativo del gusto neogotico bresciano, fu citato dal Fogazzaro che lo giudicò il più bel santuario mariano moderno d’Italia. Vi si conserva l’affresco quattrocentesco di una Natività, immagine venerata per i numerosi episodi miracolosi ad essa attribuiti.