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MEDITERRANEO

In attesa che l'Ue batta un colpo, in Libia arrivano i russi

Mentre Italia ed Europa chiacchierano di stabilizzazione della Libia e di stop ai flussi migratori illegali i russi consolidano le loro posizioni nel paese mediterraneo anche sul fronte energetico. I vertici militari italiani ribadiscono che l'ipotesi di un intervento in Libia è lontano. I russi stanno colmando anche questo vuoto.

Esteri 24_02_2017
Libia, sostenitori del generale Haftar

Mentre Italia ed Europa chiacchierano di stabilizzazione della Libia e di stop ai flussi migratori illegali i russi consolidano le loro posizioni nella nostra ex colonia anche sul fronte energetico.

"Ci vogliono le condizioni per lo schieramento di una forza multinazionale sul territorio nazionale. In Libia può essere fatta solo su richiesta del governo locale” ha detto il generale Claudio Graziano, capo di Stato Maggiore della Difesa, in un'intervista a La Stampa. Le forze armate italiane sono in grado di fare di più, noi siamo pronti ma la precondizione è la richiesta libica. La Libia è una priorità dell'Italia, come lo sono i Balcani e il Medio Oriente. Dalla stabilità in queste aree deriva la nostra sicurezza" afferma Graziano ricordando che "a Misurata abbiamo aperto un ospedale militare che serve a portare aiuto anche ai civili, a curare bambini, non solo i combattenti feriti nella lotta all'Isis. A terra - prosegue il generale - siamo impegnati con circa 300 uomini, è un messaggio di sostegno alla Libia, e quindi contribuisce alla stabilità del Paese e, indirettamente, aiuta anche nella lotta contro il terrorismo".

L’ipotresi di un intervento militare internazionale in Libia resta però remota: nessuna fazione libica l’ha chiesta e neppure gli Stati confinanti la vogliono come hanno ufficialmente dichiarato nei giorni scorsi Tunisia, Egitto e Algeria al termine di un summit dei ministri degli Esteri. La “dichiarazione di Tunisi ”concretizza l'iniziativa diplomatica intrapresa dal presidente, Beji Caid Essebsi, per trovare un'intesa regionale sulla crisi libica. Si articola attorno ad alcuni punti fondamentali che il ministro tunisino Jhinaoui in conferenza stampa ha sintetizzato in un'azione in grado di "garantire la sovranità della Libia", rifiutando "qualsiasi intervento militare o straniero e sostenendo il dialogo e l'unità delle istituzioni civili libiche, compresa la salvaguardia dell'unità dell'esercito libico, secondo gli accordi politici, unico incaricato per la sicurezza dello Stato e la lotta al terrorismo e immigrazione". Nessuno sbarco di truppe straniere quindi anche perché nessuno ha idee chiare circa quello che dovrebbero fare, ma senza un intervento almeno sull’area marittima costiera e i flussi di immigrati clandestini diretti in Italia non potranno essere fermati.

Le flotte dell’Operazione Sophia (Ue) e Mare Sicuro (italiana) non hanno per ora ordini per i respingimenti degli immigrati illegali raccolti in mare i cui flussi sono in rapido aumento rispetto alle prime settimane del 2016 che si è rivelato un anno record per gli sbarchi con ben 181.500 arrivi, tutti africani tranne meno di mille siriani. Neppure la notizia del completato addestramento dei primi 89 membri della Guardia Costiera libica sembra offrire garanzie serie circa le capacità e la volontà del traballante governo di Fayez al-Sarraj di controllare i traffici e combattere i trafficanti. Grazie anche all’inconsistenza di Italia ed Europa e all’apparente disinteresse dell’Amministrazione Trump per la Libia, la Russia sta invece assumendo un ruolo sempre più da protagonista nelle vicende libiche promuovendo i negoziati tra al-Sarraj e il Maresciallo Haftar (col quale Mosca ha stipulato un accordo di cooperazione militare) e ora anche con importanti iniziative nel settore petrolifero.

La Russia, attraverso Rosneft, espande infatti la sua sfera d'influenza nell'Africa del Nord con un accordo di cooperazione con la National Oil Corporation (Noc) libica che "getta le basi per gli investimenti nel settore petrolifero libico". L'intesa, fa sapere la Tass, è stata firmata dal presidente della Noc Mustafa Sanalla e da Igor Sechin - ad di Rosneft - a margine della IP Conference a Londra. "L'accordo prevede la creazione di un comitato congiunto di lavoro tra i due partner per valutare le opportunità in una serie di settori, inclusi quelli dell'esplorazione e della produzione", si legge nel comunicato citato dall'agenzia di Stato russa. "L'intesa con la più grande società petrolifera della Russia - ha detto Sanalla - getta le basi per identificare insieme le aree di collaborazione. Lavorando con Noc, Rosneft e Mosca possono svolgere in Libia un ruolo importante e costruttivo. Noi - ha aggiunto il presidente dell'ente petrolifero libico - abbiamo bisogno dell'assistenza e degli investimenti delle maggiori società petrolifere internazionali per raggiungere i nostri obiettivi di produzione e stabilizzare la nostra economia". Rosneft, benchè società quotata in borsa, il cui 19,75% è posseduto dalla britannica BP, fa capo per il 50% al governo russo e Sechin è noto per essere un alleato di ferro del presidente Vladimir Putin.

Mosca negli ultimi mesi ha rinnovato gli sforzi diplomatici per risolvere la crisi libica attraverso il dialogo delle fazioni in lotta, stabilendo contatti sia con il primo ministro Fayez al-Sarraj, capo del governo riconosciuto dall'Onu, sia con Khalifa Haftar, signore della Libia orientale. La Russia, che prima della caduta di Gheddafi aveva ampi interessi nel Paese, sta cercando - a detta di diversi analisti - di recuperare terreno. La Libia, tra l'altro, è uno dei tre paesi membri dell'Opec esclusi dal tetto alla produzione del greggio deciso dal cartello per sostenere la domanda. Le autorità libiche hanno dunque dichiarato che il piano per il 2017 è quello di aumentare la produzione di 1,7 volte fino ai 1,75 milioni di barili al giorno superando la produzione dell’epoca di Gheddafi pari a 1,6 milioni di barili giornalieri.