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La chiesa con gli affreschi sulle Storie della Vera Croce

La costruzione della chiesa di San Francesco ad Arezzo risale al secolo XIII, quando la comunità locale, distrutta la prima chiesa fuori dalle mura per motivi di difesa, chiese ed ottenne che ne fosse costruita una nuova. Il vero tesoro è il ciclo di affreschi con le Storie della Vera Croce, realizzato da Piero della Francesca.

Cultura 28_02_2015
La chiesa di san Francesco ad Arezzo

La costruzione della chiesa di San Francesco ad Arezzo risale al secolo XIII, quando la comunità locale, distrutta la prima chiesa fuori dalle mura per motivi di difesa, chiese ed ottenne che ne fosse costruita una nuova all’interno della cerchia cittadina. 

L’edificio fu completato in stile gotico toscano nel XIV secolo e fu oggetto di importanti interventi di restauro nel Novecento. La facciata, rimasta incompiuta, è fatta di arenaria e mattoni ad eccezione del basamento in blocchi di travertino, ed è impreziosita solo da un bellissimo rosone di Guillame de Marcillat che vi rappresentò San Francesco e Onorio III. Il progetto complessivo è da attribuire a un discepolo di Fra Elia da Cortona, citato negli antichi documenti col nome di fra Giovanni da Pistoia. L’interno è molto sobrio, a navata unica. Sul lato sinistro si aprono delle cappelle mentre sul lato destro trovano posto edicole che restituiscono, in parte, l’aspetto originario così come lacerti di una Crocefissione di Spinello Aretino e una frammentaria Annunciazione di Luca Signorelli, tra le sue prime opere. Un bellissimo Crocefisso sopra l’altare maggiore è attribuito a Duccio da Boninsegna ed è datato, presumibilmente, al 1289. 

Ma il vero tesoro conservato all’interno della basilica è il ciclo di affreschi con le Storie della Vera Croce, capolavoro della pittura rinascimentale, realizzato da Piero della Francesca tra il 1452 e il 1466 nel coro della chiesa. La famiglia Bacci aveva commissionato la decorazione della propria cappella patronale, la cappella maggiore, a Bicci di Lorenzo che a partire dal 1447 riuscì a portare a termine i quattro Evangelisti della volta, i Dottori della Chiesa del sottarco e la scena del Giudizio Universale sull’esterno dell’arco trionfale. Fu probabilmente il figlio del maestro ad individuare in Piero, la cui fama nel frattempo era già uscita dai confini del suo borgo natio, Sansepolcro, l’ideale prosecutore del ciclo pittorico. 

Gli episodi, le cui fonti, oltre che nella Bibbia, sono da rintracciare nella Legenda Aurea del vescovo ligure Jacopo da Varagine, testo agiografico molto diffuso sia nel Medioevo che nel Rinascimento, sono suddivisi su tre livelli sulle tre pareti della cappella. Il racconto parte dalla Genesi ed arriva fino all’anno 628 quando il Crocefisso, dopo essere stato rubato, venne riconsegnato a Gerusalemme.  Piero, però, non adottò un criterio cronologico nella successione delle scene disposte piuttosto secondo una logica estetica e formale che non esclude rimandi simmetrici tra i diversi episodi, alcuni dei quali proposti attraverso soluzioni assolutamente originali e prive di precedenti.

La scelta iconografica di tutta la decorazione del coro è in sintonia con la spiritualità francescana per la quale l’adorazione della Croce è particolarmente importante. Del resto la visione del Cristo sulla Croce e il dono delle stimmate era stato il culmine della vita terrena di Francesco.