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Islam

La comunità caldea iraniana aspetta il suo Pastore

Nominato a settembre e ordinato a novembre, monsignor Imad Khoshaba Gargees ancora non sa quando potrà prendere servizio nella sua diocesi

Monsignor Imad Khoshaba Gargees è stato nominato il 26 settembre arcivescovo caldeo della capitale dell’Iran, Teheran, ed è stato ordinato all’inizio di novembre dal cardinale Louis Rapahel Sako. La comunità cristiana caldea della capitale, che da tempo aspetta l’arrivo di un nuovo pastore, ha accolto con gioia la notizia, tuttavia la data del suo arrivo nella diocesi non è ancora stata decisa. L’arciepachia caldea di Teheran ha sede nella cattedrale di san Giuseppe. Secondo le stime ufficiali più recenti in Iran i cattolici sono circa 22.000 e 500.000 i cristiani di tutte le confessioni, su un totale di quasi 84 milioni di abitanti al 90% musulmani sciiti. La costituzione del paese all’articolo 13 riconosce libertà di culto a cristiani, zoroastriani ed ebrei nel rispetto delle leggi della fede islamica. I cristiani hanno anche diritto ad avere dei rappresentanti in parlamento. Tuttavia l’Iran è uno dei paesi in cui subiscono livelli di persecuzione estremi. Nella World Watch List 2023 dei 50 stati in cui i cristiani sono più perseguitati, redatta dall’organizzazione non governativa Open Doors, l’Iran compare all’8° posto, dopo il Pakistan e prima dell’Afghanistan. Il regime degli ayatollah vede infatti i cristiani come una minaccia, pedine dell’Occidente . I cristiani – si legge alla pagina di Open Doors dedicata all’Iran – “possono essere banditi dall’istruzione, perdere il lavoro e avere difficoltà nel trovarne uno nuovo. Per le donne la situazione è ancora più precaria perché la legge iraniana concede alle donne pochi diritti”. Particolarmente difficile è la condizione delle persone di fede musulmana che si convertono al Cristianesimo. Possono incontrarsi sono in chiese domestiche segrete e corrono il forte rischio di essere arrestati e accusati di “crimini contro la sicurezza nazionale”, una accusa di cui spesso le autorità abusano. Antica è la presenza di cristiani armeni e assiri che sono protetti dallo Stato, ma trattati come cittadini di seconda classe. Non hanno il permesso di far frequentare i loro culti ai cristiani di origine musulmana e di celebrare le loro funzioni religiose in persiano, che è la lingua nazionale. “Non sorprende – commenta Open Doors – che molti credenti iraniani si sentano costretti a lasciare l’Iran e a cercare di iniziare una nuova vita altrove”. La spinta a lasciare il paese peraltro è presente in tutti i cristiani iraniani a causa degli ostacoli e delle minacce crescenti che devono affrontare. I caldei da oltre 15.000 si sono ridotti a 4mila, un dato estremamente preoccupante come già alcuni anni fa aveva rilevato il cardinale Sako.