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La controffensiva ucraina è cominciata male

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Cinque giorni di furiosi attacchi ucraini non hanno portato a grandi risultati: i russi sono stati costretti a lasciare gli avamposti e a cedere il controllo di un piccolo villaggio ma le loro linee tengono lungo le 4 direttrici dell’attacco ucraino, particolarmente intenso a Orekhov.

Attualità 12_06_2023

Alla fine gli ucraini hanno lanciato la controffensiva tanto attesa nel momento in cui i russi si aspettavano lo facessero, a ridosso del summit NATO di Vilnius in cui l’11 e il 12 luglio gli alleati valuteranno la situazione militare e decideranno se sostenere o meno la campagna ucraina tesa a riconquistare tutti i territori in mano ai russi inclusa la Crimea.

La controffensiva ucraina più volte preannunciata è stata scatenata anche nei settori in cui i russi si aspettavano massicci attacchi ucraini e avevano preparato poderose linee di difesa protette da campi minati e artiglieria. Il settore di Zaporizhia le cui pianure ben si prestano a vaste manovre offensive con mezzi corazzati e da dove, sfondando le linee russe, gli ucraini potrebbero puntare su Melitopol, e i porti di Mariupol e Berdyansk separando la Crimea dal Donbass e spezzando in due il fronte russo. 

In questo settore 5 giorni di furiosi attacchi ucraini non hanno portato a grandi risultati: i russi sono stati costretti a lasciare gli avamposti e a cedere il controllo di un piccolo villaggio ma le loro linee tengono lungo le 4 direttrici dell’attacco ucraino, particolarmente inteso a Orhekov. Dalle informazioni che filtrano dai blogger militari russi le truppe scelte di Mosca della 42a divisione motorizzata della Guardia, la brigata fucilieri di Marina del Baltico e le milizie di Donetsk hanno svolto un ruolo rilevante nel fermare finora gli attacchi degli ucraini che hanno lasciato sul terreno molte decine di mezzi corazzati forniti dall’Occidente e almeno 3mila tra morti e feriti. 

Le immagini della colonna di cingolati americani Bradley e carri armati tedeschi Leopard 2 bloccati dalle mine e poi distrutti dall’artiglieria russa sono state ampiamente utilizzate da Mosca per motivare le truppe al fronte e dimostrare ancora una volta che la Russia combatte indirettamente contro la NATO e l’Occidente di cui l’Ucraina è solo una marionetta.

Il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu è stato mostrato dalla televisione di Stato mentre decorava con la "stella d'oro dell'Eroe della Russia", la più alta onorificenza militare nazionale, i soldati che hanno distrutto 4 Leopard e 5 Bradley nella battaglia del 9 giugno. 

Le elevate perdite subite dagli ucraini non sembrano imporre a Kiev di desistere dall’offensiva: i russi segnalano il concentramento di altre forze nemiche tra le regioni di Zaporizhia e Donetsk. Del resto l’altro settore del fronte dove gli ucraini premono, come si atte devano anche in questo caso i russi, è quello meridionale di Donetsk, Tra Ugledar a Sud e Bakhmut.

Qui le truppe di Kiev stanno attaccando i russi a Marynka e Avdiivka, la prima ornai quasi del tutto espugnata dalle truppe di Mosca recentemente rinforzate dai ceceni della Forza Speciale Akhmat mentre la seconda è da tempo quasi circondata dalle avanzate russe a nord e a sud del centro abitato. Nell’eterno campo di battaglia di Bakhmut gli ucraini avrebbero conseguito il successo finora più rilevante, cioè la riconquista del villaggio di Blahodatne da parte della 68a brigata Ranger, a nord di Bakhmut con un progresso di meno di un chilometro e mezzo sulla prima linea del fronte.  

Il sostanziale flop della controffensiva ucraina, almeno fino ad ora, potrebbe indurre Kiev ad aumentare gli sforzi poiché in Ucraina è evidente la percezione che in questa battaglia gli ucraini si giocano tutto e soprattutto l’impegno dell’Occidente a continuare a sostenere Kiev con armi e munizioni.

A sostegno della controffensiva Kiev afferma di aver ucciso solo ieri 980 soldati russi (i caduti russi hanno superato la poco credibile cifra di 215mila secondo gli ucraini) distruggendo 17 carri armati, 24 veicoli corazzati da combattimento e 19 sistemi di artiglieria. A imporre un rallentamento delle operazioni potrebbe però scendere in campo il meteo, con diversi giorni di piogge intense previsti sui campi di battaglia.

"Nel settore di Donetsk, i combattimenti più attivi sono stati condotti vicino agli insediamenti di Maryinka e Avdiivka nella Repubblica Popolare di Donetsk", ha detto il portavoce del ministero della Difesa russo, generale Igor Konashenkov, "Nelle ultime 24 ore, il gruppo di forze del sud ha respinto con successo otto attacchi di unità della 110 Brigata meccanizzata, della 1a Brigata corazzata, della 59a Brigata di fanteria motorizzata e della 79 Brigata d'assalto aviotrasportata ucraine in direzione degli insediamenti di Novobakhmutovka, Krasnogorovka, Pervomaiskoye e Maryinka", ha dichiarato. Il portavoce ha aggiunto che la difesa russa ha tenuto senza che ci siano state "penetrazioni" da parte delle forze ucraine.

Il bollettino dello stato maggiore ucraino afferma invece che i russi "si stanno difendendo" nella regione di Zaporizhzhia e Kherson, mentre continuerebbero ad "attaccare", senza successo, nel Donbass.

“Sul fronte sud-est, il nemico ha compiuto attacchi aerei nei distretti di Novopavlivka, Gulyaipol e Orikho facendo fuoco con l'artiglieria su oltre 20 insediamenti”. Quanto al fronte del Donbass i russi "continuano a concentrare i loro sforzi principali nel tentativo di occupare completamente le regioni di Lugansk e Donetsk, dove continuano pesanti combattimenti”. 

I russi peraltro ritengono che gli attacchi nemici nell’area di Donetsk siano solo dei diversivi per mantenere impegnate in quei settori le riserve russe mentre l’attacco prioritario ucraino si consumerà sul fronte di Zaporizhia, poco più a est del bacino del Dnepr svuotatosi con l’esplosione della Diga di Nova Khakovka le cui conseguenze sono state molto gravi sulla sponda sinistra del fiume, quella in mano ai russi.

L’acqua ha spazzato via tutte le opere difensive (fortificazioni, campi minati, reticolati) costruite dai russi lungo il corso del fiume dopo che nel novembre scorso si erano ritirati dalla sponda destra e dalla città di Kherson. Il crollo della diga ha inoltre gravemente compromesso il rifornimento idrico della Crimea e rischia di provocare un’emergenza sanitaria nei territori controllati dai russi di Kherson e Crimea. Per questo appare poco credibile che le truppe russe abbiano provocato il crollo della diga che ha provocato la gran parte dei danni ai russi stessi senza contare i numerosi soldati di mosca travolti dalla piena.

Per gli ucraini del resto era impossibile lanciare un attacco in grande stile in questo settore poiché non dispongono dei mezzi navali necessari ad attuare uno sbarco attraverso il fiume nei degli aerei ed elicotteri necessari per coprire dal cielo una simile operazione.

I russi avrebbero potuto aprire le chiuse senza far esplodere la diga (più volte bombardata da Kiev nei mesi scorsi) solo in caso di sbarco vittorioso delle truppe nemiche sulla sponda sinistra del Dnepr. In quel caso l’interesse militare di fermare o rallentare l’offensiva nemica avrebbe avuto il sopravvento ma nessuno sbarco ucraino era in vista. Invece l’alluvione nel settore russo di Kherson obbliga Mosca a riorganizzare le difese e a portare soccorso alle popolazioni oltre a dover provvedere a rifornire di acqua la Crimea, il tutto mentre è in corso sugli altri fronti la controffensiva ucraina.

Continua anche se più silenziosa la guerra navale nel Mar Nero. La nave d’intelligence russa Priazovie è stata attaccata ieri senza successo da 6 droni di superficie ucraini (ma forniti con ogni probabilità da USA o Gran Bretagna) mentre navigava nel Mar Nero Orientale a protezione dei gasdotti russo-turchi TurkStream e Blue Stream.

Un attacco simile e con esito fallimentare era stato registrato due settimane or sono contro la nave intelligence russa Khurs che operava nella stessa area a protezione dei gasdotti (dopo quanto accaduto ai Nord Stream nel Baltico ….). In entrambe le circostanze i russi hanno segnalato la presenza in volo sul mar Nero di un drone della Marina americana RQ-4B Global Hawk decollato dalla base siciliana di Sigonella.

"In questo periodo, come nel corso di precedenti attacchi simili, il veicolo aereo da ricognizione strategica senza pilota RQ-4B Global Hawk statunitense ha condotto ricognizioni nello spazio aereo della parte centrale del Mar Nero", ha sottolineato il ministero della Difesa russo.