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FORMATO IL GOVERNO

La Croazia cerca un nuovo ruolo nei Balcani

Problemi econoimici, crisi dei migranti mediorientali, tensioni in Bosnia-Erzegovina e rapporti difficili con la Serbia, sono le sfide del nuovo governo che ripropone l'alleanza tra HDZ e Most. ma a tenere banco è l'esclusione dal governo del musulmano Hasanbegovic, argine alla cultura di sinistra e libertaria. 

Esteri 25_10_2016
Andrej Plenkovic

Il Parlamento croato ha votato con un’ampia maggioranza (91 voti contro 45) la fiducia al nuovo governo guidato da Andrej Plenkovic, nuovo leader dell’HDZ, il quale in pochissimi mesi è riuscito a salvare il partito da una probabile catastrofe elettorale dopo che esso aveva fatto cadere il governo guidato da Tihomir Oreskovic, e a portarlo a vincere le elezioni. Insieme all’intero gruppo parlamentare europeo dell’HDZ, Andrej Plenkovic aveva contestato fin dall’inizio la decisione dell’allora leader del partito, Karamarko, di sfiduciare il governo; questo è probabilmente il motivo per il quale Most (“ponte” in croato, giovane formazione che ha ottenuto un discreto successo alle ultime elezioni) ha deciso di allearsi nuovamente con l’HDZ nonostante il fallimento del precedente governo.

Andrej Plenkovic ha dichiarato che scopo del nuovo governo è di favorire una crescita economica stabile e duratura, di creare nuovi posti di lavoro di qualità, di fermare l'emigrazione – nei quattro anni del governo di sinistra di Milanovic, centomila croati hanno lasciato il Paese per cercare lavoro all'estero -, e di rinnovare il Paese dal punto di vista demografico attraverso una serie di provvedimenti che convincano i croati ad avere più figli.

Dal punto di vista della politica estera, vi è il timore di una recrudescenza della crisi dei migranti provenienti dal Medio Oriente, nel qual caso molti esponenti dell'HDZ e la stessa Presidente Grabar-Kitarovic vorrebbero porre reticolati lungo i confini con la Serbia e la Bosnia-Erzegovina, sull’esempio dell'Ungheria e della Slovenia. 

Con riferimento alla Bosnia-Erzegovina, e al crescere della tensione non solamente con i serbi della Republika Srpska, ma anche tra croati e musulmani nella loro Federazione, un funzionario del Ministero degli Esteri croato, coperto dall'anonimato, ha rivelato come il nuovo governo intenda mutare la strategia seguita fino a ora, chiedendo una maggiore federalizzazione del Paese a difesa dei diritti dei croati quale popolo costitutivo della Bosnia-Erzegovina. Ciò significa la creazione di un'entità politica croata – attualmente esistono la Federazione croato-musulmana e la Repubblica serba, frutto degli accordi di Dayton – e ciò rappresenterebbe senza dubbio un ulteriore passo verso una successiva separazione sul modello di quanto accadde alla Jugoslavia nei primi anni novanta.

Un'altra difficile sfida per Plenkovic è rappresentata dai rapporti con la Serbia. Per motivi geo-politici – gli Stati Uniti e la NATO cercano di strappare questo Paese dalla sfera d'influenza russa – l'Unione Europea sta favorendo l'avvicinamento a tappe forzate della Serbia, la cui classe dirigente in buona parte è ancora legata al movimento cetnico-nazionalistico pesantemente coinvolto nella propaganda e nell’azione di guerra degli anni novanta, e su posizioni marcatamente anti-croate (basti pensare all’opposizione alla canonizzazione del beato Alojzije Stepinac, guidata non dalla Chiesa ortodossa, bensì dal governo serbo, e ciò per ragioni politiche, e non certo per motivi religiosi).

Nella compagine governativa è stato confermato il ministro degli Interni Vlaho Orepic, di Most, mentre il delicatissimo ruolo di ministro degli Esteri è stato affidato a Davor Ivo Stier, che si potrà giovare della sua esperienza di europarlamentare.

Al ministero della Sanità – che fino a pochi giorni fa si chiamava della ‘Salute’ - è stato scelto Milan Kujundzic, espulso dall’HDZ da Karamarko, e pochi mesi fa riammesso da Plenkovic. Alla domanda su cosa pensasse dell’aborto, il neo-ministro ha risposto di essere, in quanto cattolico, contrario, tuttavia, ha proseguito, «sono contrario a che venga vietato poiché ciò non rappresenta una soluzione a questo problema». A questa dichiarazione ha risposto Vice Batarelo, presidente dell’associazione Vigilare, in prima linea nella lotta per la difesa della vita, il quale ha definito Kujundzic «l’ennesimo di una lunga serie di rammolliti che hanno paura a porsi con forza a difesa della vita non nata», aggiungendo che il ministro pronuncia «parole codarde, contradditorie e tipiche di persone intellettualmente pigre».

E’ da notare la presenza nel governo di un membro della comunità italiana, Gari Cappelli dell’HDZ, fino a oggi sindaco di Lussinpiccolo, capoluogo dell’isola di Lussino, nominato ministro del turismo, e la conferma al Ministero dell’edilizia di Lovro Kuscevic, anch’egli dell’HDZ, che già al tempo del governo Oreskovic aveva suscitato l’ira della sinistra croata per la sua abitudine di aprire le conferenze stampa presso il ministero salutando i presenti con “Siano lodati Gesù e Maria e buon giorno”.

Le uniche difficoltà nella scelta dei ministri si sono manifestate all'interno dell'HDZ a causa della mancata conferma del ministro della cultura, Zlatko Hasanbegovic. Astro nascente dell'HDZ, amatissimo dalla base del partito nonostante sia musulmano praticante, eletto al Parlamento con più di undicimila voti di preferenza, Hasanbegovic è stato accusato dalla sinistra di avere posizioni politiche di ispirazione “ustascia“. In realtà, come sempre accade in Croazia, su Hasanbegovic è caduto l'anatema che colpisce chiunque abbia posizioni patriottiche e anticomuniste, che l'ex ministro della cultura, nella sua qualità di storico, aveva manifestato esprimendo un giudizio storico duramente negativo sul periodo comunista jugoslavo.

La vera colpa di Hasanbegovic è stata tuttavia quella di essere stato il primo uomo politico croato a mettere in serio pericolo l’occupazione della cultura da parte della sinistra post-comunista. Il ministro ha inoltre ridotto al lumicino il flusso di finanziamenti che il Ministero della Cultura destinava alle associazioni di sinistra, soprattutto di tendenza LGTB, che in Croazia, pur essendo numericamente poco rappresentate, avevano la possibilità di produrre molto materiale propagandistico grazie ai generosi contributi dello Stato. 

La mancata conferma di Hasanbegovic, e la nomina al suo posto di Nina Obuljen, considerata da una parte dell’HDZ su posizioni culturali e politiche anti-croate, ha provocato una vera e propria rivolta tra gli iscritti e i simpatizzanti del partito, a mala pena sedata dal nuovo primo ministro. La sinistra ha invece reagito con entusiasmo alla notizia della defenestrazione di Hasanbegovic, considerandola una propria vittoria. Si tratta tuttavia di una vittoria di Pirro, poiché ora, forte del consenso del popolo dell’HDZ, l’ex ministro della cultura, oggi semplice deputato, può infatti, in Parlamento, occuparsi di questioni ben più ampie di quelle culturali, e farsi le ossa in vista di un possibile leadership del partito e del Paese negli anni a venire.

Si ritiene che le idee di Plenkovic siano più liberali e di centro rispetto alle posizioni dei leader dell’HDZ che l’hanno preceduto alla guida del partito. In un popolo dal carattere cattolico, conservatore e patriottico quale quello croato, fortemente condizionato dalle ferite di secoli di occupazione straniera e di ottant’anni di oppressione serba, ogni tentativo di rendere la società più liberale è destinato inevitabilmente a soccombere. L’elezione a deputato con quasi il 30% dei voti nel collegio elettorale della Bosnia-Erzegovina e della diaspora del generale Zeljko Glasnovic, ex HDZ ma su posizioni politiche molto più estreme, la rabbiosa reazione del popolo dell’HDZ alla mancata conferma di Hasanbegovic, e il risveglio del laicato cattolico dinanzi all’opportunismo dei ministri dell’HDZ a proposito dell’aborto, rappresentano forti segnali in questo senso.