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DOPO AMORIS LAETITIA

La guerra a Giovanni Paolo II dei vescovi tedeschi

La rifondazione dell'Istituto su matrimonio e famiglia vuole essere un passo nella direzione della cancellazione prima del magistero di Giovanni Paolo II e poi della Humanae Vitae di Paolo VI.

Editoriali 22_09_2017

«L’Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul Matrimonio e la Famiglia era noto come la roccaforte della resistenza contro il programma di misericordia di Francesco. Adesso il papa l’ha sciolto e ne ha fondato uno nuovo». Non si potrebbe essere più chiari di così, e l’autore di questa “sentenza” è Thomas Jansen, direttore di Katholisch.de, il sito internet ufficiale della Conferenza episcopale tedesca, che lo scrive in un articolo titolato “Un thinktank per Amoris Laetitia”. Tanto per capire, vuol dire che la sola esortazione post-sinodale «non è sufficiente per cambiare il paradigma teologico-morale della Chiesa cattolica». Un Istituto su Matrimonio e Famiglia “rifondato” (per usare l’espressione usata da Vatican Insider) provvederà le armi teologiche per portare a compimento la rivoluzione.

E questo con buona pace di coloro che in questi giorni si sono prodigati per sostenere che non è cambiato nulla, che l’istituzione di un nuovo Pontificio Istituto Teologico per le Scienze su Matrimonio e Famiglia è in continuità con il magistero di san Giovanni Paolo II e che si tratta solo di un aggiornamento. È vero che la battaglia – come abbiamo scritto – non è ancora finita, perché il vero cambiamento sarà possibile soltanto con i nuovi statuti, ma almeno sia chiaro quali sono i termini della questione.

Il commento ufficiale della Conferenza episcopale tedesca è significativo, perché è da lì che viene la spinta maggiore a rovesciare l’insegnamento bimillenario della Chiesa su matrimonio e famiglia, e anzi nei giorni scorsi c’è chi ha scritto che proprio da settori della Chiesa tedesca vengono pressioni sul Papa per accelerare certe riforme in modo da rendere eventualmente impossibile al suo successore di tornare indietro.

La battaglia – che peraltro ha le sue radici nello scontro seguito alla pubblicazione dell’enciclica di Paolo VI Humanae Vitae (1968) – è iniziata nel momento in cui papa Francesco ha annunciato il doppio Sinodo sulla famiglia. Come si ricorderà si è dato fuoco alle polveri con il Concistoro del febbraio 2014, con la “lezione” che il Papa ha chiesto di svolgere al cardinale Walter Kasper, come introduzione ai lavori sinodali. Subito ci si è concentrati sul tema della comunione ai divorziati risposati, ma era soltanto lo strumento per scardinare l’intero edificio della morale cattolica. Infatti il documento presentato dai vescovi tedeschi come sintesi delle risposte al questionario diffuso tra i fedeli in preparazione del Sinodo, aveva già il carattere della guerra totale: tutto il magistero romano in fatto di gender, unioni omosessuali, relazioni prematrimoniali, ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti viene «respinto espressamente». Si parte dalla constatazione che la gente non segue più la morale sessuale insegnata dalla Chiesa e che i giovani non capiscono certe norme etiche, per arrivare ad «invocare un cambiamento profondo della morale cattolica».
E quindi, porte aperte a seconde nozze, unioni omosessuali, controllo artificiale delle nascite, rapporti prematrimoniali e così via. Il documento puntava dritto, non a caso, al superamento della Humanae Vitae, con i princìpi di morale sessuale che confermava.

Dall’Istituto Giovanni Paolo II venne in effetti una risposta: come ricorda Thomas Jansen, due professori dell’istituto – Juan José Perez Soba e Stephan Kampowski – pubblicarono immediatamente un libro – “Il vangelo della famiglia” – con un sottotitolo eloquente: “nel dibattito sinodale oltre la proposta del cardinale Kasper”. I due docenti rispondevano all’invito di papa Francesco per un dibattito franco e così, confutando le tesi di Kasper sugli sposi passati in seconde unioni, essi indicavano anche le linee di un atteggiamento pastorale misericordioso nella linea tracciata da Giovanni Paolo II.
Come i Sinodi siano andati e delle polemiche e opposte interpretazioni che hanno seguito l’esortazione post-sinodale al punto da spingere quattro cardinali a esprimere al Papa cinque Dubia, è ben noto. Così Jansen ricorda che l’attuale cambiamento dell’Istituto segue la decapitazione dei vertici del Giovanni Paolo II quando l’anno scorso il Gran cancelliere cardinale Agostino Vallini e il preside monsignor Livio Melina furono sostituiti rispettivamente da monsignor Vincenzo Paglia e monsignor Pierangelo Sequeri.

Un ulteriore tassello riguarda il nome dell’istituto. Non solo un semplice aggiornamento non avrebbe bisogno di chiudere e rifondare, ma ha destato curiosità anche la denominazione di “Scienze del Matrimonio e della famiglia”. Qualcuno lo ha legato a questa annunciata apertura alle varie discipline con cui si vuole allargare il discorso sulla famiglia (perfino all’ecologia), coerentemente alle linee impostate da Amoris Laetitia.  Ma c’è chi vi ha trovato una inquietante connessione con il dibattito avvenuto al tempo dell’Humanae Vitae. Il giornalista Steve Skojec (Onepeterfive.com) riprendendo in mano il testo della Commissione di esperti che presentò a Paolo VI la relazione di maggioranza, a favore della contraccezione, ha infatti scoperto che già questa commissione aveva proposto la creazione di un istituto pontificio «per le scienze legate alla vita matrimoniale». L’idea era di avere a disposizione un gruppo di esperti di varie materie in grado di portare avanti la rivoluzione della morale propugnata dalla Commissione creata da Paolo VI. Uno dei compiti fondamentali di questo Istituto di Scienze sulla vita matrimoniale, dice la relazione, sarebbe dovuto essere quello di vedere come «la dottrina del matrimonio debba applicarsi a differenti parti del mondo». In pratica si prefigura quella maggiore autonomia delle Conferenze episcopali in materia dottrinale che papa Francesco auspica nella Evangelii Gaudium e che è già nei fatti come esito delle diverse interpretazioni date ad alcuni passaggi di Amoris Laetitia.  

Non può essere allora un caso che la rifondazione dell’Istituto Giovanni Paolo II proceda di pari passo con i lavori di una commissione storica (prima negata da monsignor Paglia, poi minimizzata, in realtà dai grandi poteri) che ha lo scopo di rivedere tutto il dibattito che ha accompagnato i lavori che hanno poi portato alla pubblicazione della Humanae Vitae. Qualcuno ha ancora dubbi su dove si voglia andare a parare?