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ITINERARI DI FEDE

La Nuova Gerusalemme è sul Sacro Monte di Varallo

Tutto ebbe inizio sul finire del XV secolo. Fu allora che cominciarono a snodarsi sulle alture i primi complessi devozionali. Scopo iniziale fu quello di riprodurre una Nuova Gerusalemme ma anche per combattere il diffondersi dell’eresia protestante. Uno dei più antichi è il Sacro Monte di Varallo, in Valsesia.

Cultura 11_10_2014
Il complesso del Sacro Monte di Varallo

É duplice la motivazione in base alla quale i Sacri Monti Prealpini nel 2003 vennero inseriti dall’Unesco nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità. Da una parte con essi si raggiunse la più alta espressione di realizzazione di un’opera architettonica in un paesaggio naturale con scopi didattici e spirituali, dall’altra essi rappresentarono, con e attraverso la loro bellezza, un tentativo di recupero di valori cristiani in un periodo critico della storia della chiesa. 

Tutto ebbe inizio sul finire del XV secolo. Fu allora che cominciarono a snodarsi sulle alture i primi complessi devozionali, immersi in paesaggi particolarmente suggestivi. Scopo iniziale fu quello di riprodurre una Nuova Gerusalemme ma questo modello fu da subito replicato, dopo il Concilio di Trento, anche per combattere il diffondersi dell’eresia protestante. Uno dei più antichi è il Sacro Monte di Varallo, in Valsesia, dove un’imponente parete rocciosa fu ritenuta da padre Bernardino Caimi l’ambiente più adatto per riprodurre i luoghi più significativi della Terra Santa.

Correva l’anno 1486 quando il francescano ottenne dal Pontefice l’autorizzazione. Nel 1491 era già terminata la cappella del S. Sepolcro, perfettamente identica a quella di Gerusalemme, dopo più tardi soleva sostare in preghiera San Carlo Borromeo. Nell’arco di due secoli il complesso si arricchì di costruzioni arrivando a comprendere una basilica, intitolata all’Assunta, e quarantacinque cappelle dove le pareti affrescate, gli scorci prospettici, le statue in terracotta policroma raccontano, drammaticamente e scenograficamente, la Vita di Cristo e la Sua Passione. 

C’è Nazareth, Betlemme, Gerusalemme. C’è la cappella dei Re Magi, dell’Adorazione dei Pastori, della Resurrezione di Lazzaro, della Guarigione del paralitico. E c’è il Palazzo di Pilato, il loggiato della Salita al Calvario e il Calvario stesso. 

L’artista che più di ogni altro diede impulso all’impresa fu Gaudenzio Ferrari, pittore, scultore, architetto Valsesiano. A lui si deve la grandiosa cappella della Crocefissione, definita dagli studiosi la Cappella Sistina del Piemonte, che da sola conta ottantasette statue, tutte opera di Gaudenzio che progettò pure lo spazio. 

Negli Anni ’60 del Cinquecento la direzione dei lavori passò a Galeazzo Alessi, che iniziò a disporre le cappelle secondo un criterio cronologico e non più topologico, per meglio consentire ai fedeli di rivivere quegli eventi. Ma anche il Morazzone o Tanzio da Varallo nel Seicento profusero grande impegno negli affreschi degli ambienti, distinguendosi, quest’ultimo, per la spiccata capacità di dare forma e colore a una vasta gamma di tipologia umana. Fu dunque una sinfonia di talenti e maestri che contribuì, ciascuno a suo modo, a creare quel “gran teatro montano” di testoriana memoria che è oggi il complesso di Varallo.