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SPOT PER L'UTERO IN AFFITTO

Le Iene e il tifo per l'eugenetica

Le Iene benedicono la maternità surrogata perché non è contro natura, spacciandola per un intervento qualunque come fosse un trapianto al cuore. E tra attacchi alla Chiesa e verità non dette, ammettono che il profilo più richiesto di madre è occhi azzurri o verdi, alta, capelli biondi e con la stessa condizione sociale dei richiedenti: evviva l'eugenetica, senza ammetterlo. 

Editoriali 28_03_2017
Nadia Toffa (Le Iene)

Domenica sera è andata in onda su Italia 1 una puntata de Le Iene in cui è stato lanciato un servizio dal titoloMadri surrogate: contronatura o progresso?. L’inviata Nadia Toffa si è recata negli States per intervistare tre madri surrogate, due responsabili di cliniche per la surrogazione e una coppia che ha avuto una bambina con questa pratica. Il tutto è stato contrappuntato dai commenti della psicologa e psicoterapeuta Giuliana Barbieri che, ripetendo a più riprese uno slogan vecchio, ha invitato i telespettatori ad aprirsi al nuovo. Quale contraddizione.

L’inchiesta, a detta dell’inviata, avrebbe voluto semplicemente fotografare senza prese di posizioni a priori e in modo oggettivo il fenomeno, ma così non è stato. Infatti tutti i soggetti intervistati si sono mostrati a favore della surrogazione. E non poteva essere altrimenti: perché infatti chiederla, perché mettere in piedi cliniche multimilionarie e perché mettere a nolo il proprio utero? Non è stato previsto poi il contraddittorio, anzi: non è mancata la solita stoccata alla Chiesa bigotta e retriva. Infine i toni usati – sottofondo musicale compreso – sono risultati assolutamente ossequiosi di questa pratica. Dulcis in fundo la Toffa chiude il pezzo invitando a “pensare in modo un po’ più aperto […] e accettare che la società sta semplicemente cambiando”.

L’inviata, ad abbrivio del servizio, tiene a sconfessare un pregiudizio “omofobo”: sarebbero solo le coppie gay a cercare un figlio con la maternità surrogata. Poi si dà la zappa sui piedi perché uno dei responsabili di una delle due cliniche rivela che metà delle pratiche (in totale 500 all’anno) sono richieste da coppie etero e l’altra metà comprende coppie gay e single. Ora dato che le persone omosessuali sono circa l’1-2% della popolazione ciò significa che questa percentuale minuscola pesa percentualmente in modo enorme nell’accesso all’utero in affitto.

Un altro dato interessante fornito dai medici intervistati: esiste un vero e proprio catalogo delle fornitrici di utero e ovocita comprensivo di caratteristiche somatiche e psicologiche. Come prendere a noleggio un’auto in aeroporto. Si scopre così che il profilo più richiesto è occhi azzurri o verdi, alta, capelli biondi e con  la stessa condizione sociale dei richiedenti. Per la serie: W l’eugenetica e abbasso la multietnicità. Pensando poi che buona parte sono richieste che vengono da coppie gay che nell’immaginario collettivo sono le più pluraliste e meno afflitte da stereotipi culturali…

Le Iene benedicono la maternità surrogata perché non è contro natura. Interviene la psicologa Barbieri:  “Dovremmo considerare non naturali anche gli interventi che si fanno al cuore”. Cioè a dire che secondo natura molti dovrebbero morire senza trapianti di cuore. La Toffa le fa eco: “Mai nessuno dirà che un trapianto di cuore è innaturale”. Come trapiantiamo un cuore da un uomo ad un altro uomo, così trapiantiamo un bambino nel corpo di un’altra donna.

Avery, una delle madri surrogate intervistate, commenta in modo analogo: “Tutte le cose tecnologiche non sono naturali”. Qui si fa confusione tra eventi naturali, che accadono nel mondo fisico come la morte, e atti contro o secondo natura. Quest’ultimo termine ha un’accezione metafisica e non fisica. Natura umana significa un fascio di inclinazioni che tendono ad alcuni beni. Tra questi beni ci sono la vita e la salute. Ergo tutte quelle azioni – e tutte le azioni compiute dall’uomo sono artificiali - che assecondano queste inclinazioni sono buone e quelle che le contrastano sono malvagie. Ecco perché il trapianto di cuore è azione buona perché asseconda, tutela l’inclinazione alla vita, ed ecco perché sparare al cuore di una persona innocente è atto malvagio. In breve le azioni contro natura sono quelle che contrastano l’orientamento naturale della persona umana  e quindi non trattano la persona conformemente alla sua dignità.

La maternità surrogata è contro natura perché non trapianta un organo, bensì una persona. Le motivazioni di illiceità morale sono le seguenti. Innanzitutto non si ha maternità surrogata senza fecondazione artificiale eterologa. Questa comporta le seguenti riserve morali. Primo: la scissione tra momento unitivo e momento procreativo. Solo il rapporto sessuale tra coniugi che esprime amore è l’atto consono alla dignità del figlio. La preziosità intrinseca del bambino esige di venire al mondo con un atto adeguato alla propria dignità. Il concepimento tramite provetta non è mezzo adeguato. E’ un po’ come venire al mondo tramite stupro: è un insulto alla madre ed anche verso il bambino.

In secondo luogo moltissimi fratellini periscono al fine di vedere nascere un solo bambino. In terzo luogo, nell’eterologa si lede il diritto nativo del bambino di crescere con i propri genitori biologici. Nell’adozione si pone rimedio ad un danno (abbandono, incapacità dei genitori biologici di educare il minore, etc.), nell’eterologa – e l’utero in affitto è una sottospecie dell’eterologa – in modo preordinato si crea il danno, cioè si mettono al mondo degli orfani. Di tutto questo manco l’ombra nel servizio delle Iene.

Per incensare questa pratica poi l’inchiesta insiste sul fatto che le donne che prestano l’utero non lo fanno per scopo di lucro. Avery spiega: “I soldi non sono abbastanza per viverci” e servono per le cure mediche e per fare le cose che non puoi più fare quando sei incinta. Ma le prime sono coperte dai richiedenti con un altro esborso di denaro (tra i 100 e i 140mila dollari in toto spiega uno dei dottori) e al lavoro si può chiedere di rimanere a casa anche per maternità surrogata. Ma poi si scopre, altro boomerang, che le donne si prendono tra i 25 e i 35mila dollari per l’incomodo della gravidanza. Sufficienti per viverci, anzi – ed è una delle mamme surrogate a rivelarlo – molte madri surrogate sono già professioniste in carriera, adombrando quindi il sospetto fondato che l’utero in affitto permetta una seconda entrata di notevole spessore.

Ma facciamo finta che davvero ci sia qualche donna che lo faccia per puro spirito di liberalità. Questa pratica cesserebbe di essere illecita? No, per i motivi plurimi prima indicati e poi per un altro motivo. Il bimbo sarebbe sempre alienato seppur in forma gratuita e dunque sarebbe sempre ridotto a cosa. Sarebbe trattato da pacco dono, ma pur sempre pacco. Non affitto ma comodato d’uso, non compravendita ma gesto di liberalità, ma pur sempre di trasferimento di un bene mobile da un soggetto ad un altro si tratterebbe.

Uno può donare la propria vita, ma in senso metaforico, come gesto oblativo, e ciò deve riguardare i propri atti, non la propria persona nella sua totalità né solo in senso materiale, perché questo comporterebbe un diritto di proprietà su se stessi. Ma il diritto di proprietà è predicabile solo sulle cose, non sulle persone. A maggior ragione nella pratica dell’utero in affitto, quando la vita e il corpo è di un terzo. Ciò è tanto vero che  per la totalità degli ordinamenti giuridici uno non può volontariamente farsi schiavo di un altro nemmeno a titolo gratuito. Può donare il proprio tempo, i propri servizi h24 senza retribuzione, ma la propria persona in quanto tale è inalienabile. C’è un’eccezione significativa: possiamo donare la totalità della nostra persona solo a Dio perché noi apparteniamo totalmente a Lui dato che Egli è il nostro creatore.

E dunque la maternità surrogata anche in forma samaritana reifica il bambino e così facendo reifica pure la gestante ridotta ad incubatrice di carne che sforna bebè – infatti Megan, una delle donne surrogate, si è definita un “forno” –  e la coppia richiedente che si degrada a mero utente di un servizio di produzione umana.

Concludendo, l’utero in affitto rimane un male anche quando non si sfrutta economicamente il corpo delle donne.