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MEDITERRANEO

Libia, il governo perde l'unità nazionale

Dopo cinque mesi di governo incerto, l'esecutivo di unità nazionale di Al Sarraj, riconosciuto dall'Onu, entra anche ufficialmente in crisi: è stato bocciato sonoramente dal voto di fiducia del Parlamento in esilio a Tobruk. Dietro il voto si cela l'appoggio del presidente egiziano Al Sisi, che sostiene i laici di Haftar.

Esteri 25_08_2016
Al Sarraj

Non che avesse mai brillato per solidità e consensi anche nella stessa Tripolitania, dove le diverse milizie jihadiste lo avevano accettato malvolentieri solo dietro le reiterate pressioni dei loro sponsor turchi e qatarini, ma il governo di Fayez al-Sarraj sembra ora già destinato a dissolversi o comunque a scivolare nell’irrilevanza.

Il colpo di grazia potrebbe averlo inferto ieri il Parlamento di Tobruk che, dopo tanti rinvii, ha ufficialmente bocciato il governo di unità nazionale riconosciuto dall'Onu. Il presidente egiziano Abedel Fattah al-Sisi, sponsor del governo libico di Tobruk guidato da Abdullah al-Thani con un esercito agli ordini del generale Khalifa Haftar, ha ribadito il suo sostegno allo "Stato libico" e al "suo esercito nazionale" che per il Cairo sono appunto le forze di Tobruk. Il siluro dell’Egitto che gode dell’appoggio di Mosca, Riad e Abu Dhabi, dimostra chiaramente che al-Sarraj e il suo raffazzonato governo voluto e sostenuto dall’Onu e sui cui ripongono tante speranze anche gli europei è già a fine corsa.

Al-Sisi, durante un incontro con i giornalisti egiziani, ha precisato che il Cairo contribuisce all'addestramento del personale militare dell'Esercito nazionale libico (Lna) di Haftar, considerato dai i libici “un esempio di esercito unito e nazionale, non legato a logiche tribali o settarie. La Libia potrebbe diventare una piattaforma per i gruppi estremisti che poi potrebbero spostarsi verso l'Egitto o a nord del Mar Mediterraneo" ha detto al Sisi che considera “terroristi” anche i gruppi Salafiti e dei Fratelli Musulmani che controllano gran parte della Tripolitania.

La bocciatura del Parlamento di Tobruk è passata con 61 voti, 39 astenuti e un solo voto a favore, ha spiegato il portavoce della Camera, Abdullah Ablahig, sottolineando che la seduta, presieduta dal 'falco' Aguila Saleh, aveva raggiunto il numero legale con 101 presenze. Non sono però mancate le polemiche. "E’ tutto da rifare" per Sarraj, secondo uno dei deputati di Tobruk, Abdel-Salam Nassiya: "Adesso il governo deve essere cambiato per includere più rappresentanti dell'est della Libia", ha spiegato. "No, il voto è illegale" perché l'ordine del giorno della seduta è stato "cambiato all'improvviso", ha denunciato il vicepresidente della Camera, Ihmid Houmah.  Anche un altro deputato filo-governo, Galah Saleh, ha spiegato che i parlamentari favorevoli a Sarraj sono stati ingannati: la Camera non aveva annunciato nella propria agenda che ci sarebbe stato il voto di fiducia, ma li aveva convocati solo per una "consultazione" con gli oppositori. Molti deputati pro-Sarraj avevano denunciato di aver subito minacce e intimidazioni, anche fisiche ma il no del Parlamento difficilmente potrà venire rovesciato specie dopo l’appoggio espresso dal Cairo alla decisione.

In realtà al-Sisi sembra voler condizionare la sopravvivenza dell’esecutivo di al-Sarraj ponendolo sotto il suo controllo, come potrebbe indicare l’incontro di ieri al Cairo tra lo stesso al-Sarraj e il presidente della Camera del parlamento di Tobruk, Aguila Saleh. Una “dipendenza” che certo non sarebbe gradita alle milizie islamiste di Tripoli né ai loro “protettori” in Turchia e Qatar. Del resto la vittoria quasi del tutto conseguita a Sirte dalle milizie di Misurata, con il consistente aiuto di un’ottantina di raid aerei statunitensi, non sembra aiutare al-Sarraj a cementare il consenso intono al suo governo. Anzi, la richiesta di raid aerei statunitensi e il ruolo avuto dalle forze speciali anglo-americane nella quasi ultimata battagli contro la roccaforte dello Stato Islamico sembra aver indebolito ulteriormente la posizione del premier a causa del malcontento di molte milizie islamiste. 

La Brigata dei Rivoluzionari di Tripoli ha infatti approfittato della battaglia di Sirte per occupare parte del centro di Tripoli assumendo il controllo della sede dei servizi d'informazione nel quartiere al-Fernaj.  La Brigata guidata da Haitham Al-Tajouri (che si oppose all’insediamento di al-Sarraj) è uno dei gruppi armati più numerosi e potenti nella capitale libica. In precedenza aveva preso il controllo delle sedi dei ministeri di istruzione, sanità e telecomunicazioni. La capitale libica continua a essere contesa da diverse milizie e nel suo reportage sul Corriere della Sera, Lorenzo Cremonesi ha registrato i malumori delle milizie di Misurata che hanno inviato il meglio delle loro forze a combattere a Sirte mentre le altre quattro milizie della capitale ne approfittano per guadagnare terreno. “Hanno cercato di pugnalarci alla schiena. Ma non potranno scacciarci dal controllo della capitale. Appena avremo terminato la nostra missione a Sirte, torneremo a Tripoli più forti di prima, quei vigliacchi la pagheranno cara” ha detto al Corriere il colonnello Mohammad al Ghasri, portavoce militare di Misurata.

Invece di riscuotere consensi e fiducia e persino di garantire una parvenza di sicurezza nella capitale, al-Sarraj sembra essersi bruciato tutte le carte in meno di cinque mesi a Tripoli. Persino il suo “padrino”, l’inviato dell’Onu Martin Kobler, ha rilevato che il governo di Tripoli perde consensi anche per la difficile situazione economica, tra blackout continui e la svalutazione della moneta locale che penalizza le importazioni delle materie prime. In questo contesto potrebbe avere poco senso anche l’intesa firmata ieri a Roma dall'ammiraglio Enrico Credendino, comandante dell'Operazione Sophia (Eunavfor Med) e il comandante della Guardia Costiera e della sicurezza portuale di Tripoli, commodoro Abdalh Toumia per addestrare le forze navali libiche.

Il programma dell'addestramento, gestito dal personale della flotta Ue, vedrà coinvolti diversi altri organismi, come la missione Eubam Libia, Frontex e Nazioni Unite e sarà suddiviso in tre pacchetti. Il primo, della durata di 14 settimane, verrà svolto in acque internazionali a bordo di una nave della Marina Militare, probabilmente una nave da assalto anfibio (LPD) classe San Giorgio, in grado di ospitare a bordo fino a ottanta militari libici selezionati secondo specifici criteri definiti nell’accordo. Il secondo pacchetto prevede il training dei militari libici in centri di addestramento di uno Stato membro dell'Unione Europea, oppure in Libia. "Questo secondo pacchetto, della durata di 14 settimane - spiegano al quartier generale di EunavforMed - si propone di addestrare fino a cinquecento militari libici alle operazioni di sicurezza marittima.  Infine, il terzo pacchetto, della durata di otto settimane, verrà svolto a bordo dei pattugliatori libici con l'assistenza di un'unità dell'Unione Europea in acque territoriali libiche e nel porto di Tripoli. "L'obiettivo del programma - si sottolinea al comando dell'operazione 'Sophia' - è di far conseguire alla Guardia Costiera ed alla Marina libica le capacità per poter operare in autonomia nelle attività di 'law enforcement' e di 'search and rescue', volte a contrastare il traffico di esseri umani".

Insomma, l’obiettivo è che i libici imparino in sei mesi di addestramento targato Ue a fermare gli immigrati clandestini, soccorrerli e riportali a terra. Un obiettivo che molto difficilmente verrà raggiunto anche se al-Sarraj dovesse restare in sella al suo governo poiché il premier ha più volte respinto ogni ipotesi di accogliere nuovamente i clandestini salpati dalle sue coste.