Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
IL VERTICE DI PALERMO

Libia, successo o no? Intanto l'asse Italia-Russia funziona

Haftar "istrionico", Turchia in ritirata: l’Italia non poteva compiere il miracolo di risolvere la crisi libica, obiettivo che vede fallire la comunità internazionale da sette anni. Ma l’aspetto più rilevante emerso dal summit di Palermo riguarda l'asse tra Italia e Russia per stabilizzare la Libia. 

Esteri 14_11_2018

E' stato "davvero molto complesso "realizzare la riunione che ha messo allo stesso tavolo, tra gli altri, il maresciallo Khalifa Haftar e il presidente del governo di Accordo nazionale, Fayez al Serraj, sotto l'egida del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a margine della Conferenza di Palermo perla Libia". Lo hanno riferito ieri a summit quasi terminato fonti vicine al governo italiani cercando di sgombrare il campo dalle polemiche sorte in questi giorni circa la reale portata del vertice.

Un vertice che ha sofferto fin da prima di prendere il via le pressioni politiche indirette riguardanti più il confronto italiano tra maggioranza e opposizioni (e in ambito europeo lo scontro tra Commissione Ue e governo italiano) che la crisi libica. Esagerato (e utile solo ad alimentare il già acceso dibattito politico interno all’Italia e all’Unione europea) parlare di fallimento come hanno fatto le opposizioni di sinistra e destra italiana poiché a Palermo sono confluiti tutti i leader libici, incluso Khalifa Haftar.

Il feldmaresciallo della Tripolitania al summit non ha partecipato direttamente, pur incontrando Conte e il premier di Tripoli Fayez al-Sarraj, ma, come ha detto lui stesso, ai lavori ha preso parte attivamente la sua delegazione che ha “partecipato a tutte le discussioni".

Certo, la “toccata e fuga” un po’ istrionica di Haftar non è piaciuta a tutti, specie alla Turchia che sostiene il governo di Tripoli e la cui delegazione ha lasciato anzitempo Palermo. Conte del resto ha sottolineato la necessità di giungere a una unificazione delle forze di sicurezza che riduca il ruolo delle diverse milizie confermando inoltre che in futuro si punterà a dare priorità al rafforzamento economico della Libia come strumento di stabilizzazione, elemento già contenuto nel documento approvato nei giorni scorsi dalle Nazioni Unite.

"Abbiamo voluto dedicare grande attenzione anche alla dimensione economica. Nell'intensa giornata di lavori a livello tecnico di ieri, infatti, sono state sviluppate interessanti discussioni sulla riunificazione delle istituzioni economiche e finanziarie libiche, sulla necessità di una maggiore trasparenza nella gestione delle risorse del Paese e di una allocazione corretta dei fondi pubblici, nonché sulle urgenti riforme strutturali necessarie al Paese e alla sua popolazione, provata dal lungo periodo di instabilità" ha detto Giuseppe Conte

L'accordo raggiunto, benchè solo verbale, è “sopra le aspettative” sottolineano le stesse fonti che parlano di un "passo avanti importantissimo" e mettono in evidenza una "sintonia internazionale". Come per le valutazioni catastrofiche dell’opposizione, anche le celebrazioni di un grande successo diplomatico che nessuno ha visto appaiono francamente esagerate.

Meglio forse evidenziare che l’Italia non poteva compiere il miracolo di risolvere la crisi libica, obiettivo che vede fallire l’intera comunità internazionale da ben sette anni. Roma però ha rimarcato il suo ruolo ponendosi al centro degli sforzi negoziali in un ruolo in cui, pur non mietendo successi, non ha rivali specie ora che la Francia sembra protesa a cooperare con Roma.

Lo si vedrà forse meglio nelle prossime settimane, ma l’aspetto più rilevante emerso dal summit di Palermo riguarda la rinnovata intesa (forse è eccessivo definirlo un “asse”?) tra Italia e Russia per stabilizzare la Libia, evidente pur se sottotraccia da tempo ma consolidatosi nel vertice in Sicilia a cui Mosca ha partecipato con una delegazione ad alto livello, l’unica tra i paesi europei e occidentali ad essere guidata da un capo di governo, il premier Dimitri Medvedev, accompagnato dal vice ministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov.

Mosca ha contribuito in modo decisivo (insieme all’Egitto) nell’indurre Haftar a venire a Palermo e ha una grande influenza militare ed economica (specie nel settore energetico) in Cirenaica: un ruolo simile a quello italiano in Tripolitania.

“La Russia è pronta a prendere parte alla ricostruzione dell'economia della Libia e al miglioramento delle condizioni sociali” ha detto Medvedev aggiungendo che le elezioni in Libia si devono svolgere quando saranno assicurati adeguati livelli di sicurezza e che "per questa ragione uno dei compiti prioritari è la più rapida unione delle forze di sicurezza, con il ripristino delle forze dell’ordine nazionali non su base regionale".

Decisamente influente in Cirenaica quanto l’Italia lo è in Tripolitania, la Russia rappresenta oggi il partner forse meglio posizionato per contribuire con Roma a imprimere una svolta stabilizzatrice alla crisi libica.