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ARTE

L'onda travolgente di Hokusai

È aperta a Milano, a Palazzo Reale, la grande mostra dedicata a Hokusai, Hiroshige e Utamaro, i tre maestri dell'arte giapponese dell'ukiyoe. Un viaggio dello sguardo e del cuore, che indica la realtà e insegna la meraviglia.

Cultura 25_09_2016
Onda.tagliata

Si può forse tentennare sul nome del suo autore, ma è quasi impossibile non averla mai vista. La grande onda di Kanagawa, simbolo dell'arte giapponese di tutti i tempi, è entrata da un pezzo anche nel nostro immaginario collettivo. Se già nel 1905 Claude Debussy la mise in copertina del suo poema sinfonico La Mer, oggi l'Onda è una vera icona pop, sfruttata da campagne pubblicitarie di grandi marchi (Canon, Arena, Levi's) e persino stilizzata in una emoji della Apple.

La sua forza magnetica, la rivoluzione del blu di Prussia, l'equilibrio della composizione: i motivi della sua fortuna sono tanti, ma insomma se continua a catturare l'attenzione del nostro mondo distratto è perché tocca corde universali. Esprime la meraviglia di fronte alla potenza e alla bellezza della natura e allo stesso tempo dice del rapporto drammatico che l'uomo ha con lei e del coraggio che deve trovare per affrontarla: nella scena della Grande onda, due barche di pescatori le vanno incontro in una sorta di Mercoledì da leoni ante litteram.

Non poteva che ruotare dunque attorno a questo capolavoro anche l'attesissima mostra milanese Hokusai, Hiroshige, Utamaro, che resta aperta a Palazzo Reale dal 22 settembre fino al 29 gennaio dell'anno prossimo. Un allestimento sapiente introduce e accompagna i visitatori nell'incanto dell'ukiyoe, il Mondo Fluttuante giapponese.

Questo genere di stampa d'arte, di cui Katsushika Hokusai (1760-1849), Utagawa Hiroshige (1797-1858) e Kitagawa Utamaro (1753-1806) furono i massimi maestri, fiorì nel periodo Edo, tempo di pace e di trasformazione culturale che vide l'ascesa e la presa di potere in Giappone della borghesia produttiva. Distinguendosi dalla bellicosa aristocrazia samuraica, la nuova classe dominante si specchiava nella lievità dell'ukiyoe, che unisce la scelta di soggetti piacevoli - dai paesaggi da sogno alle case da tè, dagli animali ai fiori, alle scene di viaggio - ad una cura tecnica raffinatissima.

Ciò che rende così speciali le 200 silografie e i libri illustrati in mostra, spiega la curatrice Rossella Menegazzo, docente di Arte asiatica alla Statale di Milano, «è l'opera corale di artisti straordinari, editori illuminati, intagliatori e stampatori competenti, in un'epoca in cui la cultura in Giappone si "democratizzava" entrando nelle case di una classe imprenditoriale desiderosa di godere del bello».

Basterebbero i frutti di questa felice congiuntura, di cui la mostra è dispensatrice generosa, a motivare la visita a Palazzo Reale, ma anche la sorpresa di trovare la nostra arte così debitrice a quella giapponese o quantomeno la scoperta di tante assonanze e similitudini sono buoni motivi per vederla e per suggerirne la visita ai ragazzi, che oggi apprezzano tanto il Cool Japan.

Dall'immediata full immersion dell'ingresso, tra quinte velate che riproducono particolari ad effetto, alla rassegna affascinante, per temi, delle cinque sale in cui si articola la mostra, risulta subito chiaro quali tratti dell'arte moderna, a partire dall'Impressionismo, provengono dalla frequentazione del Mondo Fluttuante (l'assenza del chiaroscuro e delle ombre, la stesura omogenea del colore, punti di vista insoliti, alcuni soggetti ricorrenti), ma emerge anche con evidenza l'origine illustre dei manga e degli anime che hanno segnato la storia recente e globale del fumetto e del cinema.

L'occasione dei 150 anni dalla firma del primo Trattato di Amicizia e di Commercio tra Italia e Giappone, che in questi mesi mette in cartellone eventi in varie città italiane, ha senza dubbio agevolato la realizzazione di una mostra particolarmente ricca, che porta a Milano il meglio dell'importante fondo ukiyoe dell'Honolulu Museum of Art. Sarà difficile rivedere insieme nel nostro Paese, dopo questa volta, le Trentasei vedute del Monte Fuji di Hokusai (di cui anche La grande onda fa parte), la serie delle Cinquantré stazioni di posta del Tokaido di Hiroshige, le più belle geishe di Utamaro e le cascate celestiali, i ponti sospesi tra le nuvole, i papaveri, i pesci, le tartarughe del Mondo Fluttuante, oltre ai 15 volumi dei Manga di Hokusai, esposti nella sala più multimediale della mostra, con proiezioni sulle pareti che rendono i loro disegni ancora più vivi e godibili.

Nel 1856, alcune pagine di quei manuali finirono tra le mani di un artista e incisore di Parigi, Félix Bracquemond, come carta che imballava delle ceramiche fatte venire direttamente dal Giappone. Fu lui a comprenderne per primo la preziosità. Mostrandole agli amici Manet, Degas e Whistler, accese in loro e in tanti altri la passione per l'arte nipponica, che fece poi scuola con i suoi colori piatti, la prospettiva essenziale e quelle linee curve capaci di imprimere uno straordinario dinamismo alle forme.

Vincent Van Gogh, che incorporò magistralmente quegli elementi nella sua pittura - si pensi alla Notte stellata o al Ramo di mandorlo in fiore -, ammirava dei maestri giapponesi lo studio lungo e paziente di ogni filo d'erba, che insegna a guardare le cose in profondità, con l'effetto di svelarne il miracolo e di generare nuove idee, nuova arte. «Il filo d'erba porta a disegnare le piante e poi le stagioni, i grandi paesaggi, gli animali e, infine, la figura umana», scrive il 24 settembre 1888 al fratello Theo. «Non potremo studiare l'arte giapponese, mi sembra, senza diventare più felici e più allegri». In effetti dalla mostra di Palazzo Reale si esce sorridenti.

 

Hokusai, Hiroshige, Utamaro

Milano, Palazzo Reale, 22 settembre 2016-29 gennaio 2017.

Chiuso il lunedì. Info: www.hokusaimilano.it

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