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dichiarazioni di intenti

Migranti: dopo tre anni arriva il Patto Ue che non risolve

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Approvato il nuovo insieme di regole per gestire l’immigrazione irregolare e istituire un sistema comune di asilo. Tra le valutazioni positive e negative la più equilibrata è: deludente.

Editoriali 12_04_2024

Il 10 aprile il Parlamento Europeo ha approvato il Patto su Migrazione e Asilo, il nuovo insieme di regole per gestire a livello di Unione Europea l’immigrazione, quella irregolare, e per istituire un sistema comune di asilo. «Si basa e modifica le precedenti proposte di riforma nel settore della migrazione – si legge sul sito web della Commissione Europea – offrendo un approccio globale che mira a rafforzare e integrare le principali politiche dell’Ue in materia di migrazione, asilo, gestione delle frontiere e integrazione. Con regole ferme, ma giuste, è progettato per gestire e normalizzare la migrazione a lungo termine, fornendo ai Paesi dell’Ue la flessibilità necessaria per affrontare le sfide specifiche che devono affrontare e le necessarie garanzie per proteggere le persone bisognose».

Otterrà risultati concreti – assicurano i vertici Ue – preservando al tempo stesso i valori europei. In pratica, si fonda, per raggiungere l’obiettivo, su quattro “pilastri”, quattro obiettivi, ciascuno dei quali articolato in quattro punti. La sicurezza delle frontiere esterne è il primo pilastro. Per fondarlo sono previsti un rigoroso screening che consenta di individuare e registrare le persone che non soddisfano le condizioni per entrare nell’Ue; la trasformazione della banca dati Eurodac in un database che renda possibile identificare chiaramente le persone come richiedenti asilo o come immigrati irregolari; e procedure di rimpatrio assistito da applicare ai richiedenti asilo che non hanno in realtà bisogno di protezione internazionale, ingannano le autorità o rappresentano un rischio per la sicurezza.

Il secondo pilastro è l’attuazione di procedure veloci ed efficienti che saranno garantite determinando quali paesi Ue dovranno essere responsabili della gestione delle domande di asilo; stabilendo standard comuni di accoglienza che assicurino sempre ai richiedenti asilo condizioni di vita adeguate e favoriscano i processi di integrazione; armonizzando i criteri per la concessione di protezione internazionale, definendo con precisione i diritti e i doveri di chi ne beneficia e prevenendo gli abusi.

Terzo pilastro è un sistema efficiente di solidarietà e responsabilità permanente che sarà realizzato facendo si che tutti i paesi Ue partecipino alla gestione dell’emigrazione illegale scegliendo tra ricollocazioni, contributi finanziari, supporto operativo, detrazioni sulle richieste e compensazione delle responsabilità; determinando, come già specificato dal secondo pilastro, quale paese è responsabile dell’esame di una domanda di asilo; e, per prevenire i movimenti secondari all’interno dell’Ue, imponendo ai richiedenti asilo di rimanere nel paese Ue di primo ingresso fino a quando non viene individuato il paese responsabile della loro richiesta.

Ultimo pilastro è la creazione di partenariati internazionali con Stati e agenzie delle Nazioni Unite allo scopo di prevenire le partenze irregolari, intensificare la lotta alle organizzazioni criminali che gestiscono i viaggi illegali, rafforzare la collaborazione in materia di rimpatrio e di ammissione/riammissione tramite percorsi legali che consentano a cittadini extracomunitari di lavorare, studiare e formarsi in Ue.

Il Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, ha definito il patto un «traguardo storico». «Abbiamo mantenuto la parola», ha commentato, il Patto è un «equilibrio tra solidarietà e responsabilità». Il Commissario europeo per gli affari interni, Ylva Johansson, si è detta orgogliosa del risultato conseguito: «quando sono entrata i carica quattro anni e mezzo fa, pochi pensavano che ce l’avremmo fatta». Il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che il Patto farà davvero la differenza perché sapere chi varca le frontiere dell’Ue le renderà più sicure e nessun paese europeo sarà lasciato solo grazie al meccanismo di solidarietà obbligatoria.

Tanti europarlamentari hanno espresso orgoglio e soddisfazione per l’esito del voto. Ma molti sono stati anche i giudizi fortemente contrari. Secondo i Verdi «con il Patto, si aggraverà la mancanza di solidarietà nei confronti dei richiedenti asilo». «Oggi è un giorno buio per i diritti umani – ha affermato il Gruppo della Sinistra – ma la lotta per una politica migratoria umana non finisce qui». Jordan Bardella, presidente del Rassemblement Nationale francese ha definito il Patto «terribile».
Per Eve Geddie, direttore dell’Ufficio Istituzioni europee di Amnesty International, i parlamentari europei hanno «vergognosamente» firmato un accordo che porterà a maggiori sofferenze umane. «L’Europa – ha detto – ha perso un’occasione fondamentale per costruire un sistema di migrazione e asilo che avesse al centro i diritti umani e sostenesse incondizionatamente il diritto umano di chiedere asilo, a prescindere da come si arriva e dal luogo di provenienza».

Sono giudizi estremi, in positivo e in negativo, tutto sommato sorprendenti perché non sono giustificati dai contenuti del Patto. «Deludente» sarebbe piuttosto una valutazione più equilibrata, dal momento che ci sono voluti più di tre anni e mezzo – dal settembre del 2020 – per arrivare al voto e tutto per riproporre più che altro delle dichiarazioni di intenti e, in definitiva con poche variazioni, strumenti e soluzioni già più volte formulati e tentati nell’arco di 20 anni, sempre annunciati come risolutivi, come traguardi conseguiti, fin dal Regolamento Dublino II del 2003. «Deludente», appunto, «che non risolve in alcun modo il problema dei flussi illegali e clandestini», è stato definito il Patto dal leader della Lega Matteo Salvini. Il suo partito ha votato contro. Anch’essi insoddisfatti – «pochi passi anche se nella giusta direzione» – gli europarlamentari di Fratelli d’Italia hanno votato a favore solo di alcuni documenti del Patto. Nicola Procaccini, co-Presidente del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei, ha commentato: «bisogna fermare le partenze, questa è l’unica soluzione strutturale possibile».



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