Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giuseppe Lavoratore a cura di Ermes Dovico

VITTORIA DI MISURA AL PRESIDENTE USCENTE

Montenegro al voto, brogli e censura social

Il Primo Ministro uscente Milo Djukanovic, al potere ininterrottamente dal 1991 ottiene solamente la maggioranza relativa dei seggi. Ora dovrà cercare un accordo con i partiti minori socialdemocratici. Ma incombe la potenziale crisi in vista dello sganciamento da Mosca per l'approdo nella Nato. 

Esteri 18_10_2016
Il presidente riconfermato

Nella giornata di domenica, i montenegrini sono stati chiamati alle urne in occasione delle elezioni parlamentari, un appuntamento che, a causa dello scontro fra Governo uscente e opposizione, ha finito per rappresentare il più importante evento politico dal discusso referendum che nel 2006 sancì la scissione dell’allora Repubblica di Serbia e Montenegro. Il Primo Ministro uscente Milo Djukanovi?, al potere ininterrottamente dal 1991, è stato infatti accusato dai suoi rivali di aver trasformato la piccola repubblica ex-jugoslava in una sorta di regno della corruzione e della criminalità, nonché di aver permesso l’affermazione del nepotismo e del clientelismo. A tal proposito va comunque sottolineato che questa non è un’opinione diffusa solamente all’interno dell’opposizione, ma anche fra i principali quotidiani dell’area, tanto che Radio Free Europe in uno dei suoi servizi dedicati al fenomeno ha definito sistematica la corruzione nel Paese.

Tornando alle elezioni, si può dire che queste si siano svolte in condizioni quantomeno particolari: poco prima dell’inizio del voto, infatti, le Autorità locali avevano arrestato 20 uomini, in gran parte serbi, con l’accusa di aver ordito una sorta di golpe allo scopo di deporre Djukanovi? e favorire l’opposizione, un’eventualità che ha lasciato estremamente perplesse le autorità di Belgrado e numerosi commentatori. Oltre a ciò, i giornali hanno riportato la notizia secondo cui, per evitare che la propaganda continuasse anche nella giornata delle elezioni, le principali applicazioni per comunicare via smartphone (Viber, Whatsapp, etc.) sono state bloccate. Secondo Tanjug, comunque, ciò non ha evitato che si verificassero numerosi brogli e che il partito di Governo riuscisse a convincere parte dei connazionali all’estero a far ritorno in Patria in occasione delle consultazioni, una ricostruzione condivisa anche dalla Deutsche Welle che, anzi, ha rincarato la dose parlando addirittura di pagamenti per favorire questi viaggi.

Per quanto riguarda, invece, il risultato finale, si può dire che questo non abbia soddisfatto pienamente nessuno. Djukanovi? e il suo Partito Democratico dei Socialisti del Montenegro (DPS), infatti, pur arrivando primi hanno ottenuto solamente la maggioranza relativa dei seggi (35 su 81, pari al 41,1% dei consensi), fallendo dunque l’obiettivo di governare da soli e dovendo contare necessariamente sull’appoggio dei partiti delle minoranze nazionali.

L’opposizione, che ad un certo punto dello scrutinio sembrava convinta di poter andare al Governo, si è fermata a 36 seggi complessivi, frutto della somma di quelli ottenuti da Fronte Democratico (18 deputati), Coalizione la Chiave (9) e Democratici (9), ma potendo difficilmente contare sull’aiuto dei partiti minori e dovendo quindi molto probabilmente rimandare l’appuntamento con il successo. A risultare decisivo, infatti, sarà l’orientamento del Partito Socialdemocratico (SDP, 4 seggi), a lungo al governo insieme al DPS, del Partito dei Bosgnacchi (2 eletti), di Iniziativa Popolare Croata (1) e della coalizione albanese (1), tutti potenzialmente più vicini a Djukanovi? che ai suoi avversari. Nei prossimi giorni, pertanto, probabilmente  si terranno serrati negoziati per raggiungere un accordo in grado di far ottenere ad uno dei due schieramenti i 41 seggi necessari a formare il nuovo Esecutivo, ma la situazione resterà comunque particolarmente complessa in quanto quest’ultimo sarà in ogni caso emanazione di una coalizione estremamente eterogenea.

 

Questo esito, comunque, non deve stupire, poiché il Montenegro, oltre che etnicamente, risulta diviso al suo interno fra coloro i quali vedono in Djukanovi? una sorta di salvatore della Patria e chi, invece, lo vorrebbe quanto prima in galera.  Va anche sottolineato che il Premier uscente ha finito per acuire la frattura già esistendo conducendo una politica estremamente personalistica prendendo spesso posizioni invise a buona parte dell’opinione pubblica. Discussa è stata la sua scelta di abbandonare lo storico legame con la Russia in favore della NATO, di cui il Montenegro si appresta a diventare un nuovo membro, mettendosi così contro buona parte della comunità serba, in cui è più viva la memoria dei bombardamenti del 1999. Non è un caso, quindi, che prima ancora di sapere il risultato finale del voto, Djukanovi? abbia dichiarato ai giornalisti accorsi per intervistarlo che una delle sue prime preoccupazioni una volta che avrà formato il Governo sarà quella di compiere rapidamente gli ultimi passi necessari a far divenire Podgorica parte dell’Alleanza Atlantica. Con buona pace di Mosca e del fronte favorevole al non allineamento del Paese.