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il caso musk

Natalità, Governo sterile tra promesse e testimonial sbagliati

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Mentre l'Istat certifica l'ennesimo de profundis demografico italiano, il governo sbandiera l'appello pro natalità di Elon Musk, testimonial di figli in provetta. Invece servono risorse e coraggio. Mancano entrambi e così i proclami pro Famiglia rimangono sterili. 

Editoriali 19_12_2023

Elon Musk non può essere un buon testimonial per la natalità. E non solo perché ha fatto ricorso in alcuni casi all’inseminazione artificiale, ma perché il Governo, di cui Fratelli d’Italia è il principale azionista, non ha bisogno di testimonial. Ha bisogno invece di investire enormi risorse in un vero piano Marshall per la natalità che inverta la drammatica curva discendente che proprio ieri, con la fotografia dell’Istat, ha toccato l’ennesimo, macabro record negativo. In assenza di questo, ogni parola pronunciata sul tema natalità non è credibile, non è utile al Paese, così come non poteva esserla quella pronunciata dal palco di Atreju da mister Tesla. In questa drammatica fase, i testimonial servono soltanto a illuderci che l’agonia di culle sia qualcosa che si possa affrontare con qualche mancetta data alle famiglie esistenti e qualche contentino a quelle in formazione.

Certo, il patron di X ha avuto il merito di aver parlato di denatalità in termini molto concreti e puramente economici, mostrando che si può sganciare il tema della mancanza cronica di figli dalle secche di chi vuole il tema relegato a un problema solo cattolico.

«Sulla natalità sono necessarie mosse intelligenti e fondamentali», ha detto. Giusto, per poi aggiungere: «Se un’azienda investe in Italia si chiede: “Se la forza lavoro diminuisce chi lavorerà nella mia azienda?”». Anche questo giustissimo, effettivamente è un ragionamento che dovrebbe fare un Paese che vuole affrontare la questione in maniera, appunto, intelligente e fondamentale.

Il problema è che per fare questo bisogna puntare sulla natalità mettendola al centro e investendoci risorse dolorosamente giuste, dolorosamente necessarie, dolorosamente ingenti, non continuare a sbandierare la Famiglia come priorità, salvo poi trattarla da Cenerentola quando è il momento di decidere come spendere e i soldi.

La manovra che verrà licenziata dal Parlamento, la seconda del governo targato Meloni, non sposta sulla natalità cifre esorbitanti, così come non si preannuncia particolarmente significativa per le politiche famigliari. Il governo ha però coniato un sistema molto furbo di consenso sociale: valorizzare al massimo il pochissimo che è stato fatto, ad esempio gli sgravi per il secondo figlio che frequenta il nido e continuare a parlare di aver messo al centro la famiglia. Ma come è chiaro ormai anche a un bambino, tutto questo è solo uno specchietto per le allodole.

Per tutto il resto c’è sempre un colpevole: lo scorso anno c’era la crisi energetica ereditata dalla congiuntura sfavorevole in corso, che frenava le ambizioni del Governo per un vero piano per la Natalità; quest’anno, a giustificare l’impossibilità a muoversi significativamente, c’è la dichiarata voragine provocata dal Superbonus edilizio ereditata dal precedente governo, ma senza chiarire che la voragine è frutto di una mutata rendicontazione del superbonus obbligata dai vertici europei. L’anno prossimo quale sarà la scusa?

Insomma, anche per quest’anno di natalità se ne parlerà il prossimo anno. Con qualche testimonial nuovo, magari.

Nel frattempo, l’Istat canta senza pietà il de profundis per il nostro Paese. Ieri è uscito l’ultimo report. Parla di un Paese stabilmente al di sotto dei 59 milioni di abitanti (siamo a 58.997.201), meno 31% rispetto al 2008, che sembra un’era geologica fa. I numeri da estinzione evidentemente non sono sufficienti per far scattare il campanello d’allarme a questo governo come agli altri che lo hanno preceduto.

Inutile, dunque, sbandierare la vicinanza di Musk al tema natalità come se si trattasse di un alleato politico. Sono le parole dell’uomo più ricco del mondo, condivisibili quanto si vuole, ma che non produrranno la benché minima reazione nel sistema Italia. Anzi, se possibile aggraveranno l’ambiguità e l’incertezza su certe battaglie che meritoriamente si dice di voler combattere. Essere contro l’utero in affitto è sicuramente una contraddizione se poi si invita sul palco della festa politica di Fratelli d’Italia chi ne ha fatto ricorso. Tanto più che, ricorrendo alla Fivet, la pratica dell’inseminazione artificiale, non si ottiene nessun tipo di sussulto di critica. Del resto, la fecondazione artificiale è pratica che il Governo non ostacola né stigmatizza, anzi, è parte integrante delle strategie di ripopolamento se la si promuove come rimedio all’infertilità crescente delle donne.

Dal prossimo anno, infatti, il Ministero della Salute ha deciso che il ciclo per accedere alla Fivet attraverso l’inseminazione omologa sarà pagato dai contribuenti e pertanto sarà interamente gratuita; si pagherà invece un ticket di 1500 per quella eterologa. La motivazione è sempre quella di andare incontro alle donne per esaudire il loro desiderio di maternità. Quindi, sotto questo aspetto, non c’è alcuna contradditorietà tra la presenza di Musk e le decisioni del governo.

C’è soltanto un grosso divario tra le parole che vengono spese e la reale volontà di cambiare rotta nel concreto che fa risultare qualunque intervento sterile e senza frutto.



CONVEGNO

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IL COMMENTO

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