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NUOVE RIVELAZIONI

Orlando, niente omofobia, ma una “semplice” vendetta

Niente omofobia, niente religioni, niente terrorismo. Secondo l'Fbi Mateen temeva di essere sieropositivo dopo aver frequentato gay latinos, che adorava. Dalle arrampicate sugli specchi di Repubblica alle pieghe di una storiaccia di torbide passioni e vendette. La “solita", maledetta, banalità del Male. 

Esteri 27_06_2016
Omar Mateen

 

In un gay bar della città di Orlando in Florida un uomo è entrato con un fucile semiautomatico e una pistola uccidendo 49 persone e ferendone altre 53 per essere infine ucciso lui stesso durante l'intervento delle forze speciali. Ricordate? Prima si parlò genericamente di omofobia. Poi venne fuori che l'autore della strage si era radicalizzato e dunque il sillogismo che ne è eseguito è stato: il fondamentalismo islamico ha ucciso i gay, il fondamentalismo cristiano è un fondamentalismo religioso, dunque i cattolici ostili agli LGBTQ, se non i mandanti morali della strage, sono almeno gli autori di quel pabulum di odio (brodo di coltura ndr.) per gli omosessuali che è sfociato nella strage del Pulse.

Su Repubblica Michela Marzano risponde ad una ragazza che le domanda perché le religioni odiano gli omosessuali dicendo che "l'integralismo religioso ha nei confronti dell'omosessualità un tale atteggiamento di chiusura che rischia poi di diventare facilmente una forma di odio. E perché l'integralismo religioso porterebbe ad odiare gli omosessuali? E beh, dobbiamo ricordarci che le componenti dell'integralismo religioso sono da un lato il fondamentalismo e dall'altro il fanatismo".

Repubblica è come sempre impagabile: Omar Mateen è islamico, ma non diciamolo, meglio parlare di integralismo, così si tengono fuori i musulmani - che a farli arrabbiare si corrono rischi -, si tirano dentro e mettiamo nell'angolo i cattolici, ma non tutti, solo quelli che si ostinano ad opporsi all'agenda LGBT, che sono per definizione fondamentalisti, e aiutiamo i cattolici progressisti ad estendere l'egemonia culturale nella Chiesa.

Poi è arrivata la notizia bomba: l'assassino di Orlando era gay. Lo ha detto l'ex moglie, l'hanno riconosciuto tra i frequentatori proprio del Pulse alcuni transessuali che lavoravano nel locale, aveva scaricato un'applicazione dedicata agli incontri tra uomini chattando con omosessuali. Ma se Mateen era lui stesso gay, non si può più affermare che il movente della strage fosse l'omofobia. Così penserebbe ogni persona minimamente equilibrata, ma vi sbagliereste.

L'impagabile Paola Concia c'insegna che "ovviamente ci troviamo dinanzi ad un caso lampante di omofobia interiorizzata". La narrativa LGBTQ improvvisamente sposta la mira dall'omofobia tout court all'omofobia interiorizzata, ovvero l'adesione dell'omosessuale alle categorie eterosessiste. Doppio salto carpiato per arrivare sempre allo stesso punto: i gay soffrono e muoiono sempre e soltanto per colpa dei cattivoni che ostacolano le rivendicazioni arcobaleno che riescono persino a fare proseliti fra i gay stessi.

Giorgio Ponte è una persona con attrazione omosessuale e non di meno sostiene la prospettiva pro-family. Il titolo dato dal mensile omosessualista Pride ad una sua intervista, "l'omofobia dentro", è indicativo di come per gli LGBTQ l'opposizione politica alla loro agenda politica sia soltanto l'espressione di un disturbo mentale, ovvero l'omofobia interiorizzata. Il caso sembrerebbe chiuso qui: Omar Mateen non era di per sé un assassino, ma era anch'egli una vittima, la cinquantesima, dell'unico vero killer, l'omofobia.

E' questo il grande mantello che consente di accomunare come una stessa entità la melma della rete con la citazione di San Paolo da parte di don Massimiliano Pusceddu, a cui va la mia totale solidarietà e ricordo nella preghiera. Preghiera che estendo a quella per quel poveretto del suo vescovo le cui scuse e la decisione di punire il sacerdote a lui affidatogli va ad aggiungere la sua persona al lungo elenco di lapsi di ogni epoca che cedono quando il potere di questo mondo esige di prostrarsi.

Arriviamo così all'ultima svolta. In un'intervista resa all'emittente Univision Noticias un omosessuale, le cui generalità rimangono riservate, ha dichiarato di avere avuto una relazione con l'assassino di Orlando per due mesi e di potere affermare che Omar Mateen era gay "al 100%" e di essere convinto che non il terrorismo, ma la vendetta sia stato il movente della strage. L'uomo, che è stato ascoltato dall'FBI, ha dichiarato all'intervistatrice Maria Elena Salinas di avere conosciuto Mateen attraverso una applicazione internet per appuntamenti gay, di essersi incontrato con lui 15-20 volte fino allo scorso dicembre, trovando il futuro omicida "un tipo molto dolce".

Ha poi aggiunto: "Adorava i Latinos, i Latinos gay, con la pelle scura - ma si sentiva respinto. Si sentiva utilizzato da loro - C'erano stati momenti in discoteca Pulse che lo avevano fatto sentire davvero male. I ragazzi lo utilizzavano. Questo davvero lo aveva colpito. Credo che questa cosa orribile e folle che ha fatto sia stata una vendetta". L'uomo ha raccontato anche i motivi che avrebbero scatenato la furia omicida di Mateen; oltre la frustrazione per la rigida posizione del padre circa l'omosessualità (il padre è un immigrato afghano estimatore dei talebani), Omar Mateen era molto preoccupato.

Si era incontrato con due gay portoricani, uno dei quali, dopo il rapporto gli aveva rivelato di essere sieropositivo. Mateen fece un test risultato negativo, ma ciò non lo aveva tranquillizzato giacché la positività può rivelarsi mesi dopo il contagio. «Quando gli domandai che cosa avrebbe fatto la sua risposta fu: ho intenzione di fargliela pagare per quello che mi hanno fatto». Se confermato si è trattato di vendetta, la vecchia, semplice, non omofobica vendetta, banale così come Annah Arendt ci ha insegnato tante volte può essere banale il male.